Imprese chiuse = paese morto

Se le imprese chiudono, muore il Paese. Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, lo ha sottolineato sabato con profonda amarezza concludendo, dal palco dell`Oval a Torino, il convegno biennale della piccola impresa.

``Cosa deve accadere di piu` perche` si comprenda la gravita` dell`emergenza economica del paese?``, domanda Squinzi. Il grido di dolore che plasticamente ieri e` stato rappresentato dal minuto di silenzio degli oltre mille imprenditori in platea per le aziende che chiudono a causa della crisi, oltre 4.000 dall`inizio dell`anno, oggi prende contorni piu` politici. Piu` che un convegno, una manifestazione, come e` stato sottolineato anche oggi, nella quale si avverte che ``la pazienza e` finita``.

E ``l`inerzia totale`` di 50 giorni, a causa dell`impasse nella formazione del governo, rimarca Squinzi, e` costata gia` un punto di Pil. ``Basta con questo gioco dell`oca``, dice Squinzi, serve un governo. Lo dicono gli imprenditori, lo reclamano anche i sindacati che sono venuti qui a Torino anche per provare a dire si` al patto dei produttori per salvare il Paese. ``Una santa alleanza``, come l`ha definita Raffaele Bonanni, leader della Cisl. Non serve un governo purche` sia, precisa Squinzi, ``tanto per assolversi la coscienza``, ma un governo di qualita` di alto profilo, di capacita` politica elevata``, capace di adottare gli opportuni provvedimenti con al primo posto dell`agenda il lavoro e le imprese. Accanto a questo, come ha ricordato ieri il leader dei `piccoli` Vincenzo Boccia, serve un patto dei produttori che punti innanzitutto a salvare la fabbrica. Perche` senza manifatturiero il paese non riparte. E Squinzi, dopo i dati da economia di guerra, evidenziati ieri dall`ufficio studi di Confindustria, reclama la priorita` di una crescita fondata sull`industria. Il patto, spiega Squinzi, e` `irrituale`, ma gli imprenditori si prendono da subito in carico la loro parte: ``Ci impegniamo su quello che dobbiamo fare noi adesso per il nostro paese``. Tutta Confindustria, spiega, ``sta operando per mettere in circolazione credito e linfa vitale adesso``. ``Vogliamo interventi mirati e realizzabili, con risorse vere``, aggiunge Squinzi, che definisce un primo passo lo sblocco dei crediti delle imprese verso la P.A. per 40 miliardi, ma ``non molleremo la presa``, dice, fino a quando tutto, ovvero 100 miliardi, sara` saldato. Contemporaneamente Squinzi chiede un intervento anticongiunturale utilizzando le risorse europee non spese, una moderna legge Sabatini per i beni strumentali, l`information technology, il sostegno dei mercati esteri, l`apertura dei cantieri per la protezione del territorio, il risparmio energetico, la ristrutturazione del patrimonio pubblico, credito di imposta per l`innovazione, occupazione giovanile e ricerca. La porta dei sindacati al patto non sembra chiusa. E` piu` convinto Raffaele Bonanni, che pero` sulla manifestazione di protesta congiunta, imprenditori e sindacati, proposta dal leader Uil Luigi Angeletti, appare prudente (``vedremo, decideremo insieme``). Apre anche Susanna Camusso, che ricorda come il patto sia patrimonio della Cgil gia` dai tempi di Bruno Trentin: ``Una fabbrica che chiude - dice, accostando in modo inedito due situazioni sempre considerate lontane nella storia della Cgil - e` come una famiglia che entra` in poverta```. Per entrambe il recupero e` spesso impossibile. Si evidenzia una convergenza sulle emergenze: ``Il carico fiscale su lavoro e imprese e` insopportabile``, dice Camusso. E per fermare la ``valanga``, che si e` abbattuta sul paese bisogna intervenire su fisco e lavoro, esorta la leader Cgil, si deve spostare il carico fiscale dal lavoro e dall`impresa, alle rendite e alle grandi proprieta` (poco prima il rosario di tasse, elencato in video da un imprenditore esasperato, lungamente applaudito). Serve piu` redistribuzione, aggiunge Camusso, che sul lavoro significa applicare su larga scala i contratti di solidarieta`. Premessa e` una nuova stagione di relazione industriali che archivi quella degli ``strappi``. Sono pronto, replica Bonanni: ``L`accordo sula rappresentanza lo faremo. E daremo una scossa alle relazioni industriali``.

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