IMPALCATURA GIURIDICA PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA. PUNTARE SUL POSTULATO A MONTE....
Giannina Puddu, 3 maggio 2024.
La feroce speculazione delle società che si dipingono come portatrici di soluzioni "green", in verità, è solo l'espressione di una forza arrogante e prepotente che mira, esclusivamente, ad accaparrarsi i fondi pubblici destinati alla "transizione energetica", sia alla fase di partenza che nella successiva fase di produzione.
E' stato tracciato un percorso che conduce verso danni ambientali ben più gravi di quelli prodotti dalle fonti energetiche di origine fossile dalle quali ci vorrebbero emancipare, con la loro narrazione che è un concentrato di mistificazione.
Le parti in causa, quelle che spingono per la proliferazione caotica degli impianti eolici e fotovoltaici da un lato e coloro che vi si oppongono, hanno concentrato la loro attenzione sugli aspetti giuridici che governano i procedimenti autorizzativi.
Ai primi, conviene che sia questo il "campo di battaglia" sul quale misurare le forze, giacchè, prima di entrare in campo, si sono organizzati con largo anticipo per adeguarlo al loro passo e renderlo irreversibile, i secondi, caduti nel tranello, insistono a misurarsi in questo sbagliando la scelta del terreno dello scontro ed esponendosi al rischio del fallimento, almeno in larga parte, proprio perchè gli è stata tesa una vera e vile imboscata.
Sappiamo che la "transizione green" è un'operazione calata dall'alto, dagli Accordi di Parigi, dalle imposizioni della Commissione Europea, dal governo Renzi che spalancò i cancelli italiani alla riconversione energetica, dalle misure imposte dal governo Draghi, dalle successive e attuali, tutte previste in scia, per snellire le procedure di approvazione e renderle rapide, privando le Istituzioni locali coinvolte dall'assalto speculativo energetico, dei poteri necessari per fermarlo.
E, dunque, ammesso eppur non vero il fenomeno del Cambiamento Climatico di origine antropica, ammessa e, comunque vera, la necessità di fermare le cause di inquinamento ambientale, la vera questione nodale è relativa alle soluzioni che si propongono e si impongono per raggiungere lo scopo.
Il fine è corretto, ma i mezzi imposti per raggiungerlo sono totalmente sbagliati e contrari.
I cosiddetti "Parchi Eolici" e le grandi distese di tappeti di pannelli fotovoltaici sono le vere soluzioni per il benessere ambientale e, dunque, saremmo costretti a subire anche il ricatto morale che ci obbligherebbe ad essere accoglienti?
Se la risposta alla domanda fosse negativa come pare, tenuto conto della motivazione offerta per giustificare l'arroganza del potere che sta cercando di imporre l'indiscriminata messa a dimora di tali strutture, tutto l'impianto giuridico, comunitario e nazionale, costruito ad arte, crollerebbe per mancanza di causa legittima.
Ovvero, se da un'accorta e scientifica analisi degli effetti di questa produzione industriale in tutta la sua filiera, emergessero danni all'ambiente e alla salute umana quali dovrebbero essere le logiche conseguenze?
Se, la stessa analisi facesse emergere anche condizioni palesemente contrastanti con i dettati della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (ONU) e della stessa Carta dei diritti fondamentali dell’UE, su quali basi si potrebbe giustificare la cinica e frenetica produzione di norme che stanno favorendo la speculazione energetica armata di Parchi Eolici e Pannelli Fotovoltaici?
Circa i danni alla salute delle persone che vivono nei territori coinvolti dall'assalto di pale e pannelli e circa i danni all'intero ecosistema interessato, si possono trovare abbondanti dati frutto di analisi e ricerche condotte con approccio scientifico da decenni e, per trovarli, basta solo un pò di applicazione.
La produzione di impianti eolici e di impianti solari ha bisogno del silicio come materia prima indispensabile e largamente impiegata.
Gli adesivi siliconici si utilizzano per legare più facilmente le enormi pale del rotore delle turbine eoliche, mentre lubrificanti a base siliconica riducono l'attrito tra i componenti della turbina aumentandone l'efficienza, riducendo l'onere finanziario per il loro assemblaggio e per la successiva manutenzione meccanica.
Il silicio è anche il metallo fondamentale per la produzione delle "celle solari" grazie alla sua proprietà semiconduttiva che attiva il processo di conversione della luce in elettricità.
Il 35% del polisilicio mondiale e il 32% del polisilicio metallurgico globale sono prodotti nella dello Xinjiang (XUAR), in Cina e sotto il diretto controllo della Repubblica Popolare cinese.
In quest'area, sia funzionari dell'ONU (nel suo rapporto del luglio 2022 all'Assemblea generale delle Nazioni Unite), che accademici e giornalisti, hanno documentato condizioni di "lavoro forzato", una serie di violazioni dei diritti umani e forme di schiavitù.
La terza edizione del Renewable Energy & Human Rights Benchmark ha acceso i fari sulle politiche e sulle pratiche in materia di diritti umani di 28 aziende nella catena del valore delle energie rinnovabili, dai produttori di apparecchiature agli sviluppatori.
Interpellate sulle loro pratiche, molte di queste aziende hanno scelto di non rispondere e questo silenzio è già, di per sè, eloquente.
E' del gennaio di quest'anno la notizia della vittoria della tribù Osage dell’Oklahoma contro il gigante italiano dell’energia Enel.
L'accusa da cui era partita la causa era stata quella di aver sfruttato la terra senza il permesso degli abitanti indigeni della tribù degli Osage.
Enel, che intende opporsi alla sentenza, dovrà pagare quasi 300 milioni di dollari per rimuovere 84 turbine eoliche dalle terre della Nazione Osage.
Rimosse le turbine, la tribù Osage farà calcolare il risarcimento per i danni alla terra, le parcelle degli avvocati e tutti i profitti e gli incentivi fiscali ottenuti da Enel North America perchè pareggi il conto.
Al pari della Tribù degli Osage, ognuno nella sua terra, siamo tutti "indigeni" in casa nostra.
Per difendere la nostra storica casa, da "indigeni", scelto con accuratezza il campo di battaglia, dobbiamo smontare il postulato sul quale è stata costruita questa immonda sovrastruttura giuridica e politica che sta facendo più danni di quelli che dichiara di voler eliminare in un falso storico destinato a futura memoria.
Il postulato a monte è nell'indiscussa utilità delle pale eoliche e dei pannelli fotovoltaici, che, invece, è assolutamente e, perfino facilmente discutibile data l'abbondanza delle argomentazioni accessibili e producibili.
Se il principale obiettivo dichiarato per convincerci con l' "accordo verde", il "Green Deal", è quello di investire in tecnologie rispettose dell’ambiente, decarbonizzando il settore energetico e trasferendo gli investimenti sulla produzione di energia elettrica, la soluzione imposta come postulato a monte è totalmente sbagliata, perchè sia le pale eoliche che i pannelli fotovoltaici non sono gli strumenti adatti, come evidente.
L'errore è particolarmente grave nel nostro contesto europeo che, mostrando la sua determinazione a combattere il cambiamento climatico a causa antropica, ha inteso destinare a questo scopo il 30% del bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027.
Uno spreco di danaro senza precedenti, che soddisfa gli appettiti insaziabili della Finanza Globale, contribuendo alla violazione dei Diritti Umani Fondamentali e alla devastazione dell'ambiente sin dall'estrazione delle materie prime indispensabili, anzichè tutelarlo come vorremo.
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