Il weekly focus di Corrado Caironi - Di necessità virtù

In allegato il Weekly Focus di Corrado Caironi, Investment Strategist di R&CA Ricercaefinanza.it, primo social network italiano riservato ai professionisti della finanza. Stocks: Worst Thanksgiving Drop Since 1932` così Rita Nazareth di Bloomberg ha definito l’andamento settimanale del mercato azionario, il peggiore dal `32, con indici ormai in caduta da sette sedute consecutive. I fatti: Grecia sempre più in difficoltà, taglio del rating per Belgio e banche italiane, e odore di taglio anche per la Francia, un vertice Italia, Francia, Germania dove Monti ha sorpreso positivamente la Merkel, ma la Merkel ha ribadito la contrarietà tedesca agli Euro Bond. Un avviso per la Germania è comunque giunto dal mancato collocamento di tutti i Bund in emissione: i tassi sul decennale tedesco sono saliti di 50 bps, sopra il 2,25%, anche a fronte di una tenuta dell`IFO a 106,6 da 106,40 di ottobre. Per l`Italia la situazione si è aggravata dopo che il tasso a due anni ha raggiunto l`8%, francamente un tasso che ci riporta indietro di almeno 15 anni. Venerdì sono attesi i dati americani sul lavoro.

Deleveraging
Di necessità virtù: le banche stanno condizionando le strategie di liquidità aziendali. Il sistema bancario, costrette ad una diminuzione progressiva della leva, ha spinto negli ultimi anni ad una diminuzione generale delle leva aziendale. Le società, nel timore che la stretta creditizia possa continuare ancora per molto tempo, continuano a tagliare i costi, a razionalizzare l’offerta e posticipare i nuovi investimenti mentre ancora di più spaventa l’innalzamento degli spread di finanziamento. La strategia aziendale non ha potuto che concentrarsi sui flussi di risorse finanziarie interni che hanno iniziato ad accumularsi. La strategia conservativa preoccupa gli azionisti che non solo vedono limitarsi il campo
d’azione della propria società a fronte di una restrizione del business e degli investimenti, ma temono un calo dei profitti e dei payout. Lo stock picking torna ad essere essenziale per la rotazione dei portafogli di investimento: studiare attentamente i bilanci e conoscere le strategie manageriali farà la differenza sulle performance.

CARBS
Canada, Australia, Russia, Brasile e Sud Africa (CARBS) sono rappresentativi di una realtà che negli ultimi dieci anni ha visto una trasformazione impressionante: consumi interni triplicati, rivalutazione della valuta dell’83% contro US$, indici azionari quadruplicati che hanno portato il loro peso complessivo nell’indice globale dell’MSCI al 12%. Da dove arriva questa spinta? Semplicemente dalle esportazioni di materie prime! I CARBS rappresentano il 29% della superficie del globo con solo il 6% dell’intera popolazione, ma esportano tra il 25 e il 50% delle materie prime più importanti e richieste dal mercato. Ma cosa si prospetta per i prossimi dieci anni? Inutile nascondere che alla luce dell’attuale rallentamento economico delle aree sviluppate, a cui si sta aggiungendo in parte la Cina, l’evoluzione potrebbe risultare meno brillante e l`attesa di un calo dei prezzi delle commodities non può essere esclusa. Possiamo comunque mettere in luce alcune considerazioni: questi paesi hanno beneficiato del super-ciclo delle
commodities capitalizzando ed investendo in infrastrutture, riducendo il debito pubblico e acquisendo nuova tecnologia per migliorare l’efficienza di estrazione, produzione e lavorazione delle risorse naturali; ma il dato chiave rimane la ricchezza delle riserve stimate oltre 60.000 mld di dollari.

Corporate Bonds
In attesa di un segnale dalle autorità europee, il mercato obbligazionario cerca una sua reazione a quanto sta succedendo in ordine ad un “credit crunch” sempre più evidente.
Per la prima volta da mesi nella scorsa settimana nei cosiddetti paesi periferici, PIIGS, le obbligazioni Corporate (non del settore finanziario) hanno rialzato la testa evidenziando una minore correlazione con le difficoltà dei debiti sovrani dei rispettivi paesi di appartenenza. Il mercato dei Corporate Bonds si è come fermato in attesa di capire come finirà la battaglia degli spread governativi e come ne verranno fuori le banche. I tassi di finanziamento sono volati alle stelle ed i pagamenti nel sistema produttivo e commerciale hanno subìto una drastica dilazione mettendo in difficoltà le aziende più indebitate. Le Borse azionarie rimangono in attesa di un rimbalzo che non arriva, i volumi si sono
ridimensionati e la volatilità permane stabile sopra quota 30.

Debt Made in Italy
Ci si chiede se l’Italia può fallire? I numeri suggeriscono semplicemente di no! Non si è ancora visto una società, un ente o un paese, che possa fallire avendo proprietà nettamente superiori ai debiti. Secondo la statistica della Banca d’Italia, la famiglia italiana può contare su una ricchezza media aggregata di 340.000 Euro, una media che ovviamente vede due opposti: un 10% che possiede il 44,5% dell’intera ricchezza e un 3,2% totalmente indebitata; il patrimonio complessivo del paese Italia ammonta a 8.700 mld di Euro, composto dal 50% da ricchezza immobiliare e per oltre 3.500 mld da assets finanziari. A fronte, dobbiamo registrare, un debito pubblico di circa 1.900 mld di Euro e
un debito privato di 840 mld. E’ evidente che il mercato vuole forzare il sistema Italia per capire quale sarà la reazione. Il governo del prof. Monti, che conosce i numeri, non potrà quindi muoversi solo sulla parte fiscale per la riduzione del debito pubblico, ma dovrà dare un segnale forte sul fronte dello sviluppo; una partita fondamentale per il paese che a livello globale è riconosciuto sia per il suo ottimo “Made in Italy” che per il suo grande debito.

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