Il Trust e i rimborsi elettorali: una soluzione per ritrovare la fiducia

Di Trust se ne parla continuamente. Sfogliando le pagine dei quotidiani scopriamo come società, holding, immensi patrimoni, siano “vestiti” con trust, spesso e volentieri di diritto straniero.

E poiché a questi trust, che trovano spazio nelle pagine di cronaca giudiziaria o nelle news di sapore economico-finanziario, vengono abbinati reati, sequestri e revocatorie, nell’immaginario collettivo, nei pensieri dei più, allora, il trust assume tinte fosche, riflessi nebulosi.
Come un quadro perturbato da chissà quali intrecci nascosti, come ispirato da criptiche finalità truffaldine.
Continuando a sfogliare le pagine del quotidiano scopriamo che senza necessità di indossare abiti particolari, senza perdere tempo nei meandri degli atti istitutivi, c’è chi invece fa il “guardiano” dei soldi pubblici, vigilando poco ma attingendo molto, violando così ogni rapporto fiduciario sotteso: soprattutto il nostro.

E se provassimo ad utilizzare il Trust come lo strumento, se non il migliore strumento, per restituire smalto e dignità alla parola “fiducia” riportandola al suo più elevato significato?
Tentiamo un giochino.
Lo Stato è il disponente che conferirà i rimborsi elettorali ai partiti.
I partiti saranno i primi beneficiari.
Lo Stato- disponente  nominerà il trustee: soggetto imparziale, super partes, che dovrà godere della fiducia di conferente e beneficiari e che sarà investito del potere e onerato dell`obbligo, di cui dovrà rendere conto, di amministrare, gestire o disporre beni secondo i termini del Trust e le norme particolari impostegli dalla legge.

L’incarico di Guardiano sarà assegnato ad un professionista scelto di comune accordo tra disponente, beneficiari e trustee.
Qualcuno obietterà: ma un Trust di tale natura rischierebbe di rimanere ingessato, burocraticamente lento e imballato.
Non è detto, crediamo noi.
Posto che il denaro “elettorale”non deve necessariamente girovagare per le banche di mezzo mondo e non dovrebbe essere utilizzato per vacanze, giochi e divertimenti, un semplice ma serio rapporto di collaborazione tra i soggetti in questione, potrebbe essere più che sufficiente per garantire dinamicità, flessione  e soprattutto trasparenza.
Senza dubbio, l’atto istitutivo dovrebbe essere costruito con particolare attenzione e cura sia per quanto concerne la sua durata, sia per quanto concerne le modalità di impiego del trust fund sia per quanto attiene alla sua assegnazione.
Una volta perfezionato, il Trust consentirebbe una gestione dei fondi pubblici  davvero più trasparente.
Il nominato Trustee, soggetto imparziale e apolitico, e magari anche ben retribuito, rischierebbe la carriera per una carta di credito, per un alloggio, per un viaggio alle Maldive? E soprattutto come potrebbe giustificarsi agli occhi del Guardiano (che in questo caso, sì, sarebbe un vero guardiano) e agli occhi dei beneficiari (soprattutto dei beneficiari- partiti)?
E’evidente che adottando un sistema di questo genere, si dovrebbero istituire tanti Trust quanti sono i partiti che beneficiano dei rimborsi elettorali.
Il piacere di intendere il Trust come un istituto positivo e davvero insuperabile per la sua stessa particolare essenza, ci ha portato a ipotizzare una situazione che aihmè, non troverà mai applicazione: volete mettere la semplicità di prendere un aereo e partire per Parigi per il fine settimana senza neppure perdere tempo nell’annotare il viaggio nel libro degli eventi?

Articolo a firma di Fabrizio Vincenzi

``