Il redditometro possibile flop per le Casse dello Stato
Il Redditometro, lo strumento delle Agenzie delle Entrate che entrerà in vigore a marzo, si basa su un sistema di calcolo matematico-statistico che verrà applicato dall’anno fiscale 2009 e che convertirà le spese sostenute da ogni famiglia/individuo in reddito sulla base di coefficienti che tengono conto della residenza dei cittadini, del tipo di nucleo famigliare, 11 tipi di famiglie, e di un centinaio di voci di spesa.
L’elaborazione automatica e l’incrocio degli elementi tenuti in considerazione dovrebbero servire ad individuare gli evasori fiscali. Il tutto avverrà attraverso un sofware di nome Serpico, acronimo di Servizi per il contribuente, che attraverso il codice fiscale è in grado di combinare tutte le informazioni disponibili di una persona contenute in circa 130 banche dati. Banche dati che registrano le voci di spesa più comuni e che verranno confrontate con le spese presunte di una famiglia media rilevata dall’Istat. Dai calcoli così effettuati emergeranno due possibili esiti: la compatibilità reddituale nel caso in cui vengano dichiarate spese in linea con il proprio reddito oppure l’incompatibilità e l’effettivo margine di discostamento, tra reddito dichiarato e reddito presunto. Vi sarà l’accertamento quando il reddito complessivamente accertabile risulterà essere almeno il 20% in più di quello che è stato dichiarato dal contribuente in sede di dichiarazione.
Nel prossimo futuro il redditometro diverrà anche uno strumento preventivo, molti cittadini potranno, grazie ad un software, verificare quale sia il reddito corretto da dichiarare al fine di evitare accertamenti aggiuntivi. Il segretario della Cgia di Mestre Bortolussi dichiara a seguito di studi condotti dall’Associazione che le entrate derivanti dal Redditometro deluderanno le aspettative. Infatti gli esperti hanno calcolato, nonostante si tratti ancora di cifre approssimative dettate dalla difficoltà di individuare con esattezza l’entità del gettito, che solo 815 milioni di euro entreranno nelle Casse dello Stato grazie all’apporto del tanto discusso Redditometro. I dati riferiti al 2013 emergono da una scrupolosa lettura della Relazione Tecnica allegata al provvedimento, dl 78/2010 del 31 maggio 2010, che ha originato il nuovo Redditometro. Nella Relazione si legge che lo strumento ha intrinseca una forte valenza dissuasiva che dovrebbe promuovere un aumento dei redditi dichiarati e di conseguenza delle imposte pagate. Questo permetterà allo Stato di incassare circa 715 milioni di euro, i restanti 100 milioni dovrebbero essere effettivamente il frutto dell’attività accertativa svolta dal discusso Redditometro. Un risultato, a detta di Bortolussi, troppo limitato considerando gli effetti economici sulle entrate poco più che marginali. Il rischio è quindi di avere creato intorno al temuto redditometro “tanto rumore per nulla”.
Erica Venditti,
Dottore di ricerca in Ricerca
Sociale e Comparata.