Milano, 7 agosto 2022. Di Fabrizio Brasili, esperto di Scenari e Mercati Finanziari.
I 2000 punti ripresi nell' ultimo mese, dai minimi poco sopra i livelli, fra l' altro, poco significativo di 20000, devono essere confrontati con le perdite subite da poco sopra i 28000, raggiunti due volte fra la fine autunno 2021 ed inizio inverno 2022, formando così una figura di classica inversione da doppio massimo decrescente, decisamente negativa.
Il trend rimane sempre quindi, statisticamente ribassista e potremo attenderci da qui alla prossima primavera, tre fasi distinte ma evidentemente collegate, che potrebbero portare, a recuperare, prima il gap, lasciato aperto in area poco sopra i 20000, poi finalmente la tanto attesa rottura di tali livelli e pervenire ad area 18500/600, con pure l' incognita delle nostre Elezioni.
Ed infine, nella peggiore delle ipotesi, con il possibile aggravamento della Pandemia nel prossimo autunno, il deterioramento del conflitto Russia Ucraina, anche con aggiunta di nuove aree e focolai , come Taiwan ed Israele e conseguente ed ulteriore riflesso sulla produzione e sull' Economia, il raggiungimento di area terminale di questo lungo trend negativo, posta sempre sui 16000/16500.
Ci dovremo comunque attendere un 2023 più negativo dell' anno in corso, con un brusco risveglio che ci riporti con i piedi ben per terra, ora che non vogliamo vedere la realtà attuale.
I modesti recuperi del governo Draghi, tanto sbandierati, non son altro che cifre sovrapposte a dati troppo pessimisti anche riferiti al precedenti.
Un gioco di prestigio che gli stessi americani ci hanno insegnato, con i dati trimestrali delle società (più lì butto giù e più i dati successivi sono migliori).
Ma nessuno, almeno in Italia, ci ha mai creduto, ma pare funzionare ancora, con gli investitori americani!
ENI& TENARIS.
Il petrolio in continuo ribasso e giunto anche sotto i 90 dollari il barile (87 il WTI), e che quindi sta scaricando l' ipercomprato ed anche la speculazione di medio lungo termine, provenendo, allo scoppio del conflitto Russia Ucraina, a 130 dollari, sta incidendo più su Tenaris, molto speculativa, che su ENI.
Inizieremmo a comprare allora solo ENI, fra 10,80/90 e 11,20/30, inizialmente in modeste quantita', tenendo presente, che ci potrebbero essere altre aree di tensione, come quelle gia' segnalate a far rimbalzare anche violentemente il petrolio, spostando anche se modestamente il prezzo.
L' acconto dividendo del prossimo autunno ed il saldo per l' esercizio 2022 in primavera fanno il resto e la differenza.
Tenaris invece deve sopportare più fattori speculativi ed in assenza dello stesso generoso dividendo di ENI, ci sembra ancora titolo rischioso per il beneficio derivante.
Teniamo sempre presente, che la forza del dollaro contro euro penalizza in maniera più vistosa Tenaris.
Stellantis&Ferrari
Anche qui preferiamo di gran lunga Stellantis a Ferrari anche se non disdegneremmo a certe condizioni di mercato (ritorno sotto 175 euro) ed in modesta quantita', accumulare ma solo per trading quest' ultima, meglio coperta con vendita di call 240/250 scadenza 2023 e Put 140/150 stessa scadenza.
Non certo per il dividendo e per gli alterni risultati sportivi, ma come puro lusso made in Italy.
Stellantis, per il generoso dividendo e per un piano di accumulo a piramide rovesciata, andremo a vedere dove si collochera' come secondo minimo.
Se superiore od inferiore a quelli testati negli ultimi 12 mesi posti a poco sopra gli 11 euro.
Anche in caso di storno dagli attuali poco sopra 14, iniziare ad accumulare fra area 12 e 12,50 ed aumentare anche notevolmente fra 11,50 e 11,80.
Scommessa su secondi minimi più alti dei primi.
PetrolioWti& Brent
Ancora ribasso?
Pensiamo proprio di no....non tanto per l' importante storno dai massimi 2022, posti, allo scoppio del succitato conflitto, in area 130 di WTI( 139 di Brent).
Quanto per aver raggiunto ed in modesta parte già superato i target price da noi segnalati nelle precedenti interviste, che sono un buon compromesso fra i produttori, ed in modo particolare per gli USA, che con il loro Shale oil, estratto con un costo di metà del petrolio, raggiungono lo scopo di forti utili ed in più esportazione del petrolio WTI.
Poi, come gia' anticipato c' e' anche lo scoppio di aree di tensione in medio ed estremo oriente (Taiwan ed Israele) che hanno gia' nell' ultima parte della settimana sostenuto i corsi e frazionalmente fatti gia' salire.
Suggeriamo sempre ai nostri lettori ed abbonati di restare completamente fuori da questo mercato, anche per troppe variabili, al di sopra delle teste più influenti ed importanti addirittura degli stessi stati sovrani anche produttori.