Il `boom` dei conti deposito, ecco le valutazioni di Ascosim
Dall’inizio del 2012, in seguito all’entrata in vigore del nuovo regime di tassazione delle rendite finanziarie, le banche italiane hanno assistito ad una crescita sostenuta dei conti di deposito.
Dai dati presentati in Appendice della relazione del Governatore della Banca d’Italia il 31 maggio scorso, si evidenzia che i depositi con durata prestabilita, fino a due anni, sono cresciuti da 84,2 miliardi alla fine del 2011 al 164,8 miliardi a marzo del 2013.
L’aumento dell’aggregato dei conti deposito di circa 80 miliardi è stato in parte compensato dalla diminuzione della raccolta tramite obbligazioni bancarie che, nel medesimo periodo, nella componente oltre i due anni, sono passate da 546,1 miliardi a 495,9, con una flessione quindi di circa 50 miliardi.
Il cambiamento degli investimenti della clientela è stato favorito dalla variazione del regime fiscale dei due strumenti: prima del 2012 gli investimenti obbligazionari erano avvantaggiati poiché erano soggetti ad un’aliquota fiscale del 12,5%, mentre sui depositi gravava un’imposta del 27%. La riforma del trattamento fiscale delle rendite finanziaria ha livellato l’aliquota fiscale al 20%, favorendo quindi la crescita dei conti di deposito in una fase nella quale le famiglie esprimevano una netta preferenza per gli investimenti a breve termine.
Il conto di deposito come strumento di gestione del risparmio delle famiglie rappresenta una soluzione per il parcheggio della liquidità, in attesa di impegni di spesa futuri oppure di investimenti finanziari rinviati a causa del clima di eccessiva incertezza.
L’attrattività di questo strumento deriva sia dalla semplicità sia dalla remunerazione offerta da numerose banche che è di frequente competitiva rispetto agli impeghi alternativi in strumenti di mercato monetario o dei Buoni del Tesoro.
Si aggiunga inoltre che la copertura assicurativa offerta dal Fondo di Tutela dei Depositi, per importi fino a 100 mila euro, riducendo il rischio di controparte incrementa ulteriormente l’attrattività dello strumento come forma di impego della liquidità.
Il giudizio sulla qualità dei prodotti di risparmio e di investimento deve comunque essere inquadrato all’interno della gestione complessiva del patrimonio del risparmiatore: le scelte di investimento devono infatti essere ispirate a criteri di diversificazione e di equilibrio tra rendimento e rischio finanziario. In tal senso la convenienza ad investire il risparmio in conti di deposito deve essere valutata caso per caso, alla luce dell’adeguatezza dell’intero portafoglio rispetto alle caratteristiche e alle esigenze di pianificazione finanziarie del risparmiatore.
Scritto per Ifanews da Massimo Scolari, segretario generale di Ascosim