Il profilo (pepato e non) del nuovo uomo Abi
Forti dell`uscita di un pezzo da 90 (l`inclinazione che ha regalato ai risparmiatori che hanno incrociato il suo istituto) come Mussari, ecco che Abi è pronta a trovare il sostituto. La biografia ce la presenta Asca.
Il comitato di presidenza dell’Abi “all’unanimità ha ritenuto di proporre al comitato esecutivo l’elezione a presidente dell’Abi di Antonio Patuelli, presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna” (Il vicepresidente vicario, Camillo Venesio, ha convocato una riunione del comitato esecutivo per giovedì 31 gennaio alle 12 per la nomina del nuovo presidente) .
E` un banchiere che viene dalla politica. E` stato infatti deputato per due legislature, ed ha una lunga carriera nel partito liberale.
Nato a Bologna il 10 febbraio 1951, Patuelli e` un uomo rigoroso, appassionato di storia e arte in particolare. Il suo compito sara` quello di far dimenticare presto al mondo creditizio questa complicata pagina che ha visto protagonista il Monte dei Paschi di Siena e i suoi vertici.
Patuelli e` stato anche sottosegretario alla Difesa nel governo Ciampi, e ha fatto parte della commissione Tesoro e Bilancio e di quella dell`Agricoltura, inoltre e` stato componente della Bicamerale per la Riforma istituzionale.
Patuelli e` anche editorialista del Resto del Carlino, Nazione e Il Giorno, e` Cavaliere del lavoro e vicepresidente Acri.
Con l`attuale presidente dell`associazione che riunisce le Fondazioni e le Casse di Risparmio, Giuseppe Guzzetti, ha sempre avuto un rapporto privilegiato. Laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti, dal 1998 ha fatto parte del consiglio e del comitato esecutivo dell`Abi, di cui e` stato anche vicepresidente nei bienni 2002-2004, e nel 2006-2008. Poi nel biennio 2010-2012 e` stato vicepresidente vicario. Dal 2001 inoltre Patuelli fa parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi.
Una valutazione biografica un pochino più `pepata` ce la fornisce IL Fatto Quotidiano
Ex Pli negli anni del pentapartito, vicino all`ex ministro De Lorenzo, nome e cognome nelle liste delle massoneria, è il candidato designato per succedere a Giuseppe Mussari.
La classe è quella di ferro, 1951, come Pier Luigi Bersani e Denis Verdini, due cavalli di razza. Lui, Antonio Patuelli, e dopo aver fatto il sottosegretario nel governo Ciampi, torna sulle prime pagine dei giornali. “In realtà sono in vacanza, non ne so niente”, aveva detto due giorni fa al Fatto Quotidiano.
Editorialista del Resto del Carlino, Patuelli nel 2009 è diventato cavaliere della Repubblica. “Fu allora che il mio nome venne passato ai raggi X e posso dirle che nella mia esistenza non esiste una richiesta di rinvio a giudizio”.
Nato nel Partito liberale, “ma con posizione autonome rispetto alla linea del partito”, tiene a specificare, è stato vicino a Francesco De Lorenzo e Valerio Zanone. Il suo nome e cognome e la sua città di provenienza, Ravenna, dove regna incontrastato alla guida della Cassa di risparmio, compaiono anche nelle liste della massoneria che il procuratore di Palmi, Agostino Cordova, fece sequestrare nel 1993: “Potrebbe essere un mio omonimo”, dice oggi Patuelli. “Provate a fare una ricerca su Google e capirete quanti Antonio Patuelli ci sono nella provincia. C’è addirittura un altro mio omonimo che presiedeva la fondazione di una banca, più o meno il mio mestiere. Le ripeto, non ho pendenze con la giustizia né con il fisco, sono una persona trasparente e più di una volta ci hanno provato. Non ambisco a niente, di questa lista non ne so nulla ed è la prima volta che lo sento dire. Mi ricordo dell’inchiesta Cordova, non mi ricordo del mio nome”.
Parlare di Ravenna e massoneria insieme non è casuale. Il gran maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, è lì che vive e lì ebbe la sua iniziazione: “La loggia – ricorda Raffi -era la Dante Alighieri, che oggi esiste ancora. Poi io fondai ‘La Pigneta’, che prendeva il nome glorioso della loggia napoleonica. Ricordo prima le voci, poi i volti di persone che conoscevo da sempre, ad esempio Nevio Baldisseri, un personaggio della vita politica ravennate, amico di mio padre, o Celso Cicognani che è stato sindaco di Ravenna e che piacevolmente trovai lì”. Tutti particolari che Patuelli non conosce: “Conosco Raffi, fa l’avvocato nella mia città, ci incontriamo per strada, ma nessun rapporto diretto. Una cosa mi preme ricordare, visto che parliamo di banche: la Cassa di risparmio che presiedo vieta per statuto ogni tipo di stock option. Ma non solo: è vietata anche qualsiasi buonuscita per i manager. Credo che questo possa servire a inquadrare chi sono e come lavoro. Oltre a questo sono lontano dalla politica da 20 anni. Ho fatto il sottosegretario del governo Ciampi e mi sono dimesso per scelta, nonostante avessi la fiducia del premier, del ministro e del mio partito. Sono uscito dalla politica molti anni fa. Eravamo nel lontano 1993. Da allora ho stracciato tutte le tessere e non ne ho più prese. L’ultimo partito al quale sono stato iscritto era quello Liberale”.
Niente massoneria, dice lui. Nonostante il legame di una certa parte di istituti di credito con le logge sia quasi letteratura. “Con me – dice Patuelli – non si è mai palesato nessuno. Non saprei cosa dire”. Niente massoneria, niente politica. E neppure la presidenza dell’Abi: “Sono in vacanza, non ho nessuna ambizione di questo tipo”, diceva sornione due giorni fa. Sapendo benissimo che lui e soltanto lui sarebbe stato il nome proposto all’unanimità.