Il Presidente della Consob deve dimettersi?
Il pezzo in calce è un appello privato che Ifanews riporta nella suo opera quotidiana di cronaca. Non corrisponde necessariamente al pensiero del giornale.
La premessa.
L’art. 3, comma 2, del Codice Etico per il personale della Consob – anche il Presidente è un dipendente come tutti gli altri - (approvato dalla Consob con delibera n. 17832 del 22 giugno 2011, resa esecutiva con d.P.C.M. del 15 luglio 2011) recita in questo modo:
“2. Il dipendente opera con imparzialità ed evita trattamenti di favore. A tal fine non intrattiene con soggetti coinvolti o interessati dall`attività della Consob rapporti tali da poter compromettere la sua indipendenza o comunque tali da vulnerare la sua imparzialità. “
L’art. 6 , comma 2, del suddetto codice etico, recita:
“2. Il dipendente non rilascia informazioni in merito a decisioni da assumere e a provvedimenti relativi ai procedimenti in corso prima che siano stati ufficialmente deliberati dalla Consob e comunicati formalmente alle parti.”
L’art. 185 (manipolazione del mercato) del TUF, al primo comma, dispone che:
1. Chiunque diffonde notizie false o pone in essere operazioni simulate o altri artifizi concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a euro cinque milioni.
L’accaduto – parte prima
Venerdì 27 gennaio u.s., come da ricostruzione giornalistica di Giorgio Meletti per il `Fatto quotidiano`, << il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, va in visita alla sede milanese della Consob, dove il presidente Giuseppe Vegas gli fornisce istruzioni su come confezionare l`intricata operazione Fonsai-Unipol in modo da farla approvare dall`organismo di vigilanza sui mercati finanziari….La partita è finanziariamente e giuridicamente complicata. La Fonsai è la seconda compagnia assicurativa italiana dopo le Generali, ma la famiglia Ligresti l`ha mandata in rovina: chiuderà il bilancio 2011 con oltre un miliardo di perdite, e ha bisogno di oltre un miliardo di nuovi capitali per non essere commissariata dall`Isvap, l`authority di vigilanza sul settore delle polizze. Mediobanca, da sempre angelo custode di Salvatore Ligresti, deve impedire che la principale concorrente delle Generali finisca in mani nemiche. C`è lì pronta l`Unipol, pesantemente indebitata con Mediobanca. L`operazione inizialmente prevedeva che Unipol comprasse dai Ligresti la maggioranza delle azioni di Premafin, la scatola indebitata che contiene a sua volta il pacchetto di controllo di Fonsai. La legge prevede per casi del genere l`obbligo di Opa (offerta pubblica di acquisto) a cascata. Significa che Unipol dovrebbe offrire agli azionisti di minoranza di Premafin lo stesso prezzo pagato ai Ligresti, e poi acquistare anche tutte le azioni di minoranza Fonsai. Unipol non ha le forze per comprare tutto, può prendere solo il pacchetto di controllo lasciando gli azionisti di minoranza col cerino in mano, secondo le migliori tradizioni del capitalismo all`italiana. Un modo c`è: l`obbligo di Opa decade se siamo di fronte a un salvataggio. Solo che l`operazione è partita in modo quantomeno sospetto. L`Unipol aveva promesso a Ligresti di comprare le sue azioni Premafin al doppio del valore di mercato: che salvataggio è se colui che ha mandato in malora tutto se ne esce vendendo le sue azioni al doppio della quotazione di Borsa?
Ed ecco il prezioso consiglio di Vegas. Ligresti non vende più le sue azioni, ma la Premafin lancia un aumento di capitale da 400 milioni riservato all`Unipol, che sottoscrivendolo acquisirà il controllo della finanziaria e della sottostante Fonsai. Qui la Consob potrà dire che di salvataggio effettivamente si tratta: basta avere la memoria corta e fingere di non ricordare che Unipol aveva annunciato pubblicamente che era disposta a pagare la Premafin (quantunque da salvare) il doppio del valore di mercato.>>
L’accaduto – parte seconda
In data 30 gennaio u.s. il quotidiano La Repubblica, pubblica un articolo a firma del giornalista Giovanni Pons, dove viene riportato il commento sulla vicenda da parte del Commissario Consob, Michele Pezzinga, `Se c`è stato un intervento, come riferiscono i giornali, è stato per iniziativa esclusiva del presidente e mi pare un`iniziativa del tutto irrituale e non so quanto legittima in una fase in cui eravamo in attesa del quesito. Non mi pare opportuno, e non so quanto giovi all`immagine della Consob, indossare i panni che normalmente vestono i consulenti di gruppi privati suggerendo una riformulazione dell`operazione che al momento nessuno sa se possa incontrare il via libera del collegio`.
Bè, nulla da eccepire, ma si tratta della prima volta da quando è stata istituita la Consob, che un componente della Commissione, critichi apertamente il comportamento del suo Presidente. Ma il dott. Vegas non sembra minimamente preoccuparsi degli eventi, anche quando qualcuno del suo entourage cerca di ricordargli che non è più al Ministero dell’Economia, e che la Consob è un`autorità amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori, all`efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano, non deve preoccuparsi dell`equilibrio del sistema o preservare l`italianità o la solvibilità delle aziende. Evidentemente gli arresti, i processi ed il clamore suscitato alcuni anni or sono dalle note vicende della scalata alla Banca Antonveneta, grazie al trio Fiorani-Consorte-Fazio, ed a quella della BNL ad opera dei “palazzinari” o “furbetti del quartierino” ha insegnato poco o nulla ai nostri grand commis di Stato.
L’ultima parola, ai nostri lettori.
A quasi un mese dalla pubblicazione dell’accaduto sulla base di alcune ricostruzioni giornalistiche, non sono pervenute smentite da parte dei diretti interessati. Pertanto, io mi sento in diritto di censurare il dott. Vegas perché l’atteggiamento che avrebbe tenuto, arrivando a concertare con gli attori del mercato le migliori strategie per aggirare le regole e le norme vigenti in evidente spregio della legalità, come sostiene anche il sen. Lannuti (vd. Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00415 Atto n. 2-00415 del 31 gennaio 2012), è di inaudita gravità per il futuro stesso della Commissione. E’ corretto pretendere, allora, che il presidente della Consob Giuseppe Vegas rassegni le proprie dimissioni al fine di evitare un gravissimo discredito prodotto alla Commissione, al mercato ed ai diritti degli azionisti di minoranza letteralmente taglieggiati dall’operazione?
Autore: Antonio Mazzone