Il Paradosso del Natale tra austerity e carte di credito
Gli ultimi rapporti di ricerca di Istat e Censis-Confcommercio evidenziano un peggioramento della situazione economica dell’Italia, il 56% delle famiglie è in difficoltà . Più precisamente al 18% delle famiglie non è più sufficiente il proprio reddito per le spese quotidiane mentre il 65% lo utilizza completamente non riuscendo quindi più a risparmiare nulla.
Considerando la crisi, il saldo dell’Imu e i conguagli di fine anno di gas e luce, il Natale 2012 dovrebbe essere all’insegna del risparmio. I dati di Coldiretti emergenti dall’analisi annuale Deloitte Xmas Survey 2012 evidenziano una contrazione media dei consumi del 3,7% rispetto a Natale 2011. Ma dall’ultima analisi dell’Osservatorio Super Money, che evidenzia un dato interessante, si registra una crescita molto elevata nella richiesta di carte di credito, +20% a novembre rispetto allo stesso periodo nel 2011. Pare infatti che per non rinunciare ai regali, nonostante la crisi, gli italiani abbiano deciso di utilizzare il “denaro di plastica” rinviando così le preoccupazioni al 2013. Le carte a pagamento rateale (+35.8% di richieste) o a saldo unico (34%) permettono infatti alle persone senza immediata disponibilità economica di non rinunciare alle proprie spese posticipandone l’addebito.
Dai dati pare emergere che nonostante il clima di austerity la maggior parte delle famiglie non intenda rinunciare ai festeggiamenti, ai doni e quindi al piacere dell’acquisto.
A livello sociologico questo comportamento non stupisce. Molti autori hanno infatti individuato nelle pratiche di consumo anche spiegazioni diverse da quelle strettamente connesse al calcolo razionale. Il consumo può infatti essere indipendente dal reddito e dal risparmio perché maggiormente legato a fattori identitari che condizionano l’individuo. Il consumatore pur seguendo le proprie preferenze, subisce l’influenza del contesto di appartenenza, intendendo con questo la cultura, l’ambiente sociale e il gruppo nel quale egli è inserito. Per fare emergere la natura sociale del consumo, è necessario superare l’idea di homo economicus spinto dai propri bisogni verso beni in grado di soddisfarli. I consumi nella società contemporanea, infatti, sono stati interpretati come una risposta all’incertezza e alla crisi che identifica gli individui nell’epoca “fluida” moderna (Bauman, 2000), si è parlato di consumatore “frattale” ossia, un individuo che in momenti diversi può scegliere comportamenti di acquisto differenti (Lipovetsky,2006).
Il consumo odierno non risponde a logiche lineari, ma segue piuttosto le esigenze ed i contesti dei consumatori, quello che viene creato è il bisogno di avere bisogno. Il mercato contemporaneo propone in continuazione oggetti del desiderio, producendo così negli individui uno stato di mancanza perenne, chi non riesce a consumare purtroppo rischia di sentirsi emarginato, perché non può partecipare alla “grande festa del consumo” (Minestroni, 2006).
Bauman intervistato sulla crisi economica risponde che “quel che è allegramente dimenticato è che le modalità dell`umana sofferenza parlando della vita a credito sono determinate da come gli uomini vivono. Le radici della sofferenza lamentata oggi, come le radici di ogni male sociale, affondano in profondità nel nostro modo di vivere”. Così la risposta all’apparente “sofferenza interiore” potrebbe giungere da una celebre frase di Einstein “la mente è come un paracadute, funziona solo se si apre”, forse è giunta l’ora di pensare prima di “lanciarsi” in spese folli senza farsi influenzare eccessivamente dal contesto.
Erica Venditti,
Dottore di ricerca in Ricerca
Sociale e Comparata