IL MOVIMENTO FEMMINISTA E L'EVOLUZIONE GIURIDICA DELLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE DONNE
Torino, 13 settembre 2023. Di Chiara Zarcone, avvocato del Foro di Torino, Giurista e cultore della materia Diritto Penale presso l'Università degli Studi di Torino.
Protagoniste straordinarie di una storia work in progress
La Convenzione di Seneca Falls del 1848 può considerarsi l’atto ufficiale di nascita dei movimenti femministi.
Proprio in quella sede si parlò ufficialmente, per la prima volta, della inalienabilità dei diritti delle donne, sottolineando il rifiuto all'obbedienza e incitando tutte le donne alla ribellione finalizzata alla conquista dell’eguaglianza di fronte alla legge, quell’eguaglianza tra gli individui già proclamata dalla Rivoluzione Francese ma valevole esclusivamente per il genere maschile.
Proprio quella Rivoluzione francese che aveva dato vita alla "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" e - pochi sanno - alla "Dichiarazione della donna e della cittadina" di Olymp de Gouges nella quale Ella affermava come "La donna nasce libera e ha uguali diritti all'uomo".
Paradossalmente proprio a seguito di questo scritto Olymp de Gouges fu ghigliottinata su ordine di Robespierre (che aveva tra le altre cose proibito le associazioni femminili) "per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della repubblica".
Tralasciando le vicende che videro la donna votare in Italia solamente nel 1946, il movimento femminista si accese assai dopo, tra gli anni '60 e '70.
Esattamente nel 1970 vide la luce la travagliata legge sul divorzio e, il 29 dicembre del 1970, il Tribunale di Modena applicò per primo la legge sul divorzio, permettendo a Luisa Benassi di divorziare.
Luisa dovette confrontarsi con una società ancora e purtroppo non matura per la sua scelta e venne additata da molti come una “donnaccia” per essersi svincolata dai doveri coniugali.
In seguito le donne dovettero intraprendere la battaglia per la legalizzazione dell'aborto e quella per l'introduzione di nuove norme contro la violenza sessuale - solo nel 1996 la violenza sessuale diventa un delitto contro la persona e non “contro la moralità pubblica”- , traendo in tal senso spunto dai fatti di violenza occorsi a Donatella Colasanti e Rosaria Lopez.
A tal proposito tutti dovrebbero ricordare l'avvocato Tina Lagostena Bassi che nel 1979, prima di tutte e quando essere una avvocato donna era un atto di coraggio, nella sua arringa nel corso del processo relativo ai fatti del Circeo tuonava "Presidente, Giudici, credo che innanzitutto io debba spiegare una cosa: perché noi donne siamo presenti a questo processo.
Intendo prima di tutto Fiorella, poi le compagne presenti in aula, ed io, che sono qui prima di tutto come donna e poi come avvocato?
Ecco, noi chiediamo giustizia.
Non vi chiediamo una condanna severa, pesante, esemplare, non c'interessa la condanna. Noi vogliamo che in questa aula ci sia resa giustizia, ed è una cosa diversa.
Che cosa intendiamo quando chiediamo giustizia, come donne? Noi chiediamo che anche nelle aule dei tribunali, ed attraverso ciò che avviene nelle aule dei tribunali, si modifichi quella che è la concezione socio-culturale del nostro Paese.".
Chi ricorda il nome di queste donne, che pure hanno posto pietre miliari sulla strada dell'evoluzione dei diritti delle donne?!
Perché ripercorrere le tappe che hanno portato all'evoluzione dei diritti delle donne in Italia?
Perché, come la vita di ogni giorno ci dimostra, la strada per un'eguaglianza concreta è lontana ed è necessario ricordare le donne straordinarie che ci hanno preceduto e che con il coraggio giornaliero - che non ha bisogno di gesti plateali ma della costanza e della fermezza delle proprie convinzioni e delle proprie idee - hanno concretamente cambiato la vita delle donne in Italia.
L' art. 3. Della Costituzione recita "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
Ma ancora più di rilievo è il secondo comma: "E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Meravigliosa idea cristallizzata dai nostri Padri Costituenti ma che ad oggi, in concreto, non trova pienamente attuazione.
Esiste per le donne una difficoltà strutturale che impedisce loro di realizzarsi pienamente e di godere di pari opportunità in ambito occupazionale.
Una debole rete di servizi di cura dell’infanzia e assistenza agli anziani, nonché di formule sostenibili di lavoro.
Persiste un' odiosissima matassa di stereotipi di genere che continuano ad ostacolare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a creare effetti perversi come la segregazione delle donne in settori scarsamente retribuiti o in posizioni più basse rispetto agli uomini.
A coloro i quali considerano tali tematiche come "questioni di lana caprina" mi sento di evidenziare come perfino la Commissione europea nella comunicazione relativa alla strategia per la parità di genere 2020-2025 abbia evidenziato come ad oggi nessuno Stato membro ha realizzato la parità tra uomini e donne sottolineando inoltre come i progressi in merito siano lenti e i divari di genere persistano nel mondo del lavoro e a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni; nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale.
Bisogna parallelamente evidenziare come in Italia, l'azione legislativa negli ultimi anni si sia focalizzata sul mondo del lavoro, che è stato oggetto di numerosi interventi normativi volti a riconoscere equiparazione dei diritti e maggiori tutele alle donne lavoratrici.
In particolare bisogna sottolineare l'introduzione delle disposizioni per il contrasto delle cd. dimissioni in bianco. Altri interventi di rilievo vi sono stati riguardato l'attuazione dell'art. 51 della Costituzione, sulla parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, incidendo sui sistemi elettorali presenti nei diversi livelli (nazionale, regionale, locale e al Parlamento europeo), nonché sulla promozione della partecipazione delle donne negli organi delle società quotate.
Infine non si può ignorare come vi sia stata e vi sia a tutt'oggi una crescente attenzione alle misure volte a contrastare la violenza contro le donne, perseguendo tre obiettivi: prevenire i reati, punire i colpevoli e - più importante di tutto - proteggere le vittime.
Si deve certamente combattere giornalmente questa battaglia che non è esclusivamente delle donne ma di tutti gli esseri umani perché è una battaglia per il progresso dell' umanità.