IL MEF. CONFLITTO DI INTERESSI. CONTROLLO DELLE FONDAZIONI BANCARIE (E CASSE..) E AUMENTO DI CAPITALE MPS

IL MEF. CONFLITTO DI INTERESSI. CONTROLLO DELLE FONDAZIONI BANCARIE (E CASSE..) E AUMENTO DI CAPITALE MPS

Giannina Puddu, 28 ottobre 2022.

MPS è un pezzo di storia italiana e un valore a tutto tondo per il territorio senese.

Per questo, mi è capitato di scrivere che preferirei vedere la banca salva ed in buona ripresa.

Ma, per ragioni varie, questa è una salvezza complessa.

Le autorità di Vigilanza avevano chiesto alla Banca l’adozione di misure correttive, in particolare per ristabilire un capitale adeguato, obiettivo che, purtroppo, era fallito per l’impossibilità di reperire risorse sul mercato.

Il 23 dicembre 2016 il Governo aveva adottato il Decreto Legge n. 237/2016, che aveva specificatamente disciplinato l’istituto della ricapitalizzazione precauzionale. 

Quindi, la Banca, ai sensi del predetto Decreto, il 30 dicembre del 2016 aveva presentato formale istanza per l’intervento pubblico in forma di ricapitalizzazione.

Questo intervento aveva dettato il piano di ristrutturazione 2017-2021, sotto l'osservazione costante di  un monitoring trustee indipendente, la cui nomina era stata approvata dalla Commissione europea.

La ricapitalizzazione precauzionale di BMPS era stata approvata dalla Commissione e il  versamento del MEF era stato effettuato il 3 agosto del 2017 per un totale pari a  5,4 miliardi acquisendo in tal modo il 68% del capitale della banca.

Nel piano erano compresi alcuni degli impegni presi dallo Stato italiano per conto proprio e di BMPS nei confronti della Commissione.

Nonostante gli sforzi della Banca negli anni successivi all’approvazione del Piano, gli obiettivi previsti dal Piano medesimo sono stati conseguiti solo parzialmente.

Le prime difficoltà nel rispetto degli impegni hanno riguardato il rafforzamento della posizione patrimoniale: in particolare, la Banca non era riuscita a emettere entro la fine del 2018 l’ammontare di obbligazioni subordinateTier 2 ) richiesto dal Piano (violando l’impegno n. 24(a)).

Tra il 2018 e il 2019, la Banca aveva agito per la cessione dei crediti deteriorati riducendone il peso  dal 34,5 per cento al 12,4 per cento.

Risultato importante ma ancora non sufficiente tenuto conto del fatto che, nel sistema bancario, tale rapporto era sceso dal 15,2% del 2016 al 6,7% a fine 2019.

Ancora, nel 2020, l'ulteriore cessione di crediti deteriorati per circa 8 miliardi con l'operazione Hydra (AMCO SPA) che aveva consentito al MEF di abbassare la sua quota di capitale al 64,2%.

In seguito,  il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), del 16 ottobre 2020, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, il cd. “Decreto sulla cessione”.

Ovvero, l'avvio di un  processo di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale sociale di Banca MPS, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario.

Lavorata anche l’ipotesi di un’operazione straordinaria di aggregazione e dunque l'impegno alla ricerca di un partner,  attraverso numerose interlocuzioni informali con soggetti bancari di standing primario, al fine di sondarne l’interesse a procedere a operazioni di acquisizione e integrazione rispetto a BMPS.

Ma, solo il fondo di private equity Apollo e UNICREDIT hanno mostrato interesse.

Nel mentre si scriveva il nuovo Piano Strategico 2021/2025 (che non potrà fare a meno di nuove "dimissioni volontarie", chiusure di altre filiali, riduzione drastica del numero dei dipendenti)  e l'obiettivo di ristabilire adeguati requisiti patrimoniali, tenuto conto degli oneri di ristrutturazione, attraverso  un aumento di capitale di 2,5 miliardi.

E , siamo ad oggi.

Il MEF dovrà sottoscrivere per la quota di capitale posseduta e, dunque, il 64,2% dell'aumento di capitale e dovrà preoccuparsi di rastrellare sul mercato la differenza pari a circa 900 milioni di euro.

Scrive The Financial Times che  l'investitore britannico Ardent Financial, prima di oggi investitore anonimo, con sede a Londra ha chiesto alla Banca centrale europea di bloccare l'emissione di diritti da 2,5 miliardi di euro al Monte dei Paschi di Siena , sostenendo che la banca italiana sta acquistando indirettamente le proprie azioni nell'offerta, quindi, ha chiesto di annullare l'operazione.

In effetti, MPS sta pagando una commissione insolitamente alta di 125 milioni di euro a otto arranger impegnati  sulla raccolta di capitale.

La BCE ha rifiutato di commentare la lettera.

Secondo le norme dell'UE, lo Stato può partecipare solo se tutti gli investitori, pubblici e privati, sono soggetti alle stesse condizioni.

Consob, ha chiesto a MPS di motivare la commissione eccezionale che stava pagando al pool di banche arranger.

Coinvolte nell'operazione, Bank of America, Citigroup, Credit Suisse, Mediobanca, il fondo di investimento alternativo Algebris,  BofA Securities Europe, Banca di Credito Finanziario, Banco Santander, Barclays Bank Ireland, Société Générale e Stifel Europe Bank, Axa.

I banchieri che beneficiano delle alte commissioni hanno affermato che le stesse sono state concordate in proporzione al rischio assunto per garantire la piena quota degli investitori privati ​​nell'emissione dei diritti, ovvero 857 milioni di euro.

Se l'aumento di capitale fallisse si aprirebbero scenari pesanti con l'uso della procedura burden sharing (condivisione degli oneri) prevista dall’articolo 132 della direttiva UE/2014/59 Bank Recovery and Resolution Directive, che prevede la riduzione di valore e la conversione forzata delle obbligazioni subordinate della società nei casi come quello in cui si troverebbe MPS.

In base a questo meccanismo, qualsiasi richiesta di nuovi aiuti pubblici dovrebbe  passare dall’approvazione della Commissione Europea. 

Per i signori del MEF  e per il management di MPS si tratta di un vero incubo.

In tale oggettivo rompicapo, il MEF cerca soldi e li cerca dove sa di poterli trovare e, magari, facilmente.

Tra le Fondazioni bancarie, per esempio che sono ben 88!

Persone giuridiche private senza fini di lucro che perseguono esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti.
E sono  sottoposte proprio alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze che esercita i poteri di controllo, ordinari e straordinari, espressamente previsti dal decreto legislativo 153/99, e che, in generale, verifica il rispetto della legge e degli statuti, la sana e prudente gestione delle fondazioni, la redditività dei patrimoni e l’effettiva tutela degli interessi contemplati dagli statuti.

Il bello è che il protocollo di intesa tra il Mef e l ’Acri (Associazione delle Fondazioni Bancarie) sottoscritto nel 2015 da Pier Carlo Padoan e Giuseppe Guzzetti, obbliga a un’adeguata diversificazione del portafoglio al fine di contenere la concentrazione del rischio, a non impiegare il patrimonio, direttamente o indirettamente, in esposizioni verso un singolo soggetto per un ammontare complessivamente superiore a un terzo del totale dell’attivo dello stato patrimoniale, ad evitare, nel rispetto del principio di conservazione del patrimonio, qualunque forma di indebitamento salvo il caso di temporanee e limitate esigenze di liquidità e ad utilizzare con finalità di copertura contratti e strumenti finanziari derivati, ovvero a ricorrere a operazioni in cui non siano presenti rischi di perdite patrimoniali...

La sottoscrizione dell'aumento di capitale di MPS non pare proprio un'operazione priva di rischio, purtroppo.

La sollecitazione all'adesione, rivolta adl MEF alle Fondazioni pare impropria per quanto urgente.

Se ne decuce un palese conflitto di interessi in capo al MEF, rispetto alle Fondazioni. 

Oltre a queste, c'è anche il caso delle Casse di Previdenza.

Oggi, Inarcassa, la Cassa previdenziale degli ingegneri e degli architetti, dichiara di essere interessata a partecipare all'aumento di capitale di Mps con 15 milioni.

Enpam, la Cassa dei medici, ha già dato incarico a Eurizon, di valutare la sottoscrizione per 10 milioni.
Pare che il Direttore Generale del ministero dell’Economia Alessandro Rivera, abbia battuto cassa non soltanto tra le principali fondazioni  bancarie, ma anche, secondo quanto scrive MF-Milano Finanza, tra le casse previdenziali del Paese, nell’ottica di un’operazione di sistema.
Tra questi, Enpam e Inarcassa hanno già risposto mentre Enasarco (Cassa agenti di commercio e Consulenti Finanziari) pare non essersi ancora espressa.
Ci sarebbe una quarta cassa più piccola che dovrebbe partecipare all’ aumento con quota inferiore alle altre.
In generale, le Casse di Previdenza, mediamente già pericolosamente barcollanti sul loro conto economico, dovrebbero stare alla larga da operazioni di rischio avendo quale ragione prima della loro esistenza la prudente gestione delle masse derivanti dai contributi previdenziali versati, con obbligo, dai loro aderenti al solo scopo di avere una pensione dignitosa. 
Enasarco, in particolare, per le perdite cumulate negli anni è già esposta all'osservazione della Corte Dei Conti, sotto la Vigilanza del Ministero del Lavoro dal quale, facilmente,  si potrebbero scambiare parole utili, sull'opportunità della sottoscrizione dell'aumento di capitale di MPS, tra il D.G. Alessandro Rivera e l'attuale nuovo Ministro Marina Elvira Calderone.