Oltre a questi punti, la BCE inizia il processo per dotarsi di un sistema autonomo di analisi del merito di credito, con l’intenzione di coinvolgere in questo processo anche i fornitori di analisi creditizia (agenzie di rating in primis), i quali si dovranno accreditare presso la BCE stessa, in modalità da definire. Questo insieme di misure di liquidità, con l’inizio del processo di “disinnesco” delle agenzie di rating, è un’arma potente che probabilmente elimina il rischio di provvista a breve e medio termine degli istituti europei. Oltre a questo fondamentale effetto diretto, ridurre le riserve e poter utilizzare i crediti (in bonis) come garanzia a fronte di liquidità illimitata per 36 mesi può servire da stimolo alle banche stesse a fare quello che la BCE non può/vuole fare, ossia stabilizzare i tassi di interesse governativi. Questo canale è certamente indiretto e tutto da testare, ma potrebbe costituire un obiettivo implicito.
D’altro canto questa opportunità, seducente per molti Stati che potrebbero essere tentati di esercitare una certa pressione (moral suasion) sulle Banche, non è però nè scontata né opportuna. Infatti: i) le banche sono sottoposte a fattori contrastanti con la European Banking Association (EBA) che chiede loro capital ratios migliori (si ventila di una parziale retromarcia) e quindi minore leva a causa proprio dei titoli sovrani, e l’eventuale acquisto di titoli di Stato che porterebbe piuttosto ad un aumento della leva finanziaria e/o a spiazzare i prestiti all’economia produttiva. ii) questo ruolo delle Banche prefigura un’utile stanza di compensazione per assorbire il rimpatrio dei titoli di Stato disseminati all’estero nei primi 15 anni di EMU, ma il rischio sovrano si concentrerebbe nelle banche del rispettivo Paese emittente dando una parvenza di separazione che qualcuno considera preparatoria a un divorzio all’interno dell’EMU (v. pag.1).
Il meccanismo di protezione temporaneo, EFSF, verrà gestito dalla BCE in veste di agente, così come sarà accelerato il processo di leverage secondo le due modalità definite a novembre (garanzie e partecipazione di altri stati), che riteniamo decisamente farraginose (vedi Strategia di Novembre). L’entrata in vigore del meccanismo definitivo, EMS, è invece anticipata a luglio 2012. Le risorse originarie (€500 mld) potranno essere integrate da €200 mld di linee di credito a favore del FMI, per garantire risorse adeguate. L’auspicabile contributo di paesi terzi appare però incerto…
In questo processo, la BCE non ha fornito nessun tipo di sostegno: i meccanismi immaginati, da un’espansione del Securities Market Programme (SMP) fino alla concessione linee di credito all’EFSF, sono stati sonoramente negati da Draghi. Il tragitto verso l’unione fiscale, a base di austerità e senza una sponda della BCE, sarà così pieno di insidie da indurre un ripensamento a Francoforte; magari questo non sarà esplicito ma sicuramente servirà più impegno.
Per quanto riguarda le banche italiane, viene riproposto uno schema di garanzie statali sulle passività con durata inferiore ai cinque anni (7 anni per particolari emissioni). Banche e stati sono già legati in maniera indissolubile: un meccanismo di garanzie da parte di un soggetto il cui merito di credito è già compromesso a causa del giudizio dalle agenzie di rating o in base ai tassi di interesse espressi dal mercato, non è particolarmente efficace.