Il Financial Times svela il piano occulto per i fallimenti bancari `controllati`

Un piano per la nazionalizzazione forzata dei sette principali gruppi bancari, per evitare che un problema in uno di questi istituti contagi l`intero sistema finanziario.

È il progetto al quale - secondo quanto riferisce il `Financial Times` - stanno lavorando le autorità di regolazione in Gran Bretagna e Stati Uniti che puntano a definire un `resolution plan` per gestire le modalità di liquidazione di una di queste banche. La Banca d`Inghilterra, la Financial Services Authorithy britannica e la Federal Deposit Insurance Corporation americana ipotizzano una presa di controllo da parte delle autorità pubbliche che imporrebbero perdite agli azionisti e ai detentori di obbligazioni pur di mantenere attive le operazioni di retail. L`obiettivo, spiega il giornale, è quello di evitare una replica del crollo di Lehman Brothers, che ebbe gravi ripercussioni anche sul braccio europeo dell`istituto, che pure avrebbe restare operativo. Fra le 7 banche identificate (quelle con la magiore esposizione oltreoceano) ci sono, secondo il Ft, di sicuro Goldman Sachs, Jp Morgan e Barclays. Ma l`obiettivo di questa manovra è anche quello di stimolare altre autorità nazionali di regolazione del sistema finanziario a elaborare piani simili. Il Financial Stability Board ha già invitato le principali 29 banche americane, europee e asiatiche a elaborare `testamentì per la gestione dei loro asset in caso di crisi. Si tratta di piani, concordati con l`organo di vigilanza, che ripartiscono attività e passività a singole divisioni della banca, fornire elenchi delle controparti, dare spiegazioni sulle procedure di messa in sofferenza o cancellazione di attività, in modo che, in caso di crisi, sia resa possibile una tempestiva e ordinata «liquidazione» dell`istituto.

È un processo che richiede tempo ma che i recenti problemi degli istituti europei sembra rendere sempre più urgente. I de profundis per l`euro, come quello suonato nell`ultima analisi del premio Nobel Paul Krugman, coinvolgono le banche prima ancora che governi, aziende o singoli cittadini. In caso di uscita della Grecia dall`euro, Krugman ipotizza una corsa agli sportelli in Spagna e Italia che solo una robusta iniezione di finanziamenti da parte della Bce potrebbe fermare. «Nell`eurozona è in atto una corsa agli sportelli» osserva un commentatore del Financial Times, ammettendo che è ancora «relativamente lenta». Ma la scorsa settimana, aggiunge, «ha dato segni di accelerazione». Infatti le avvisaglie di un possibile panico dei correntisti sono emerse chiaramente negli ultimi giorni: dallo scoppio della crisi, le banche greche hanno visto i loro depositi crollare da 240 a circa 160 miliardi di euro, con una massa di ritiri che la scorsa settimana ha toccato i 700 milioni di euro in un solo giorno. I problemi della Spagna, poi, non solo hanno portato i correntisti di Bankia a ritirare circa un miliardo di euro in poche ore ma hanno coinvolto anche i clienti britannici di Banco Santander che venerdì scorso, dopo il nuovo downgrade dell`istituto, hanno ritirato 200 milioni di sterline dagli sportelli del Regno Unito. Una cifra minima (pari allo 0,2% dei depositi di Santander in Gran Bretagna) ma che rappresenta un pessimo segnale sui possibili contagi della crisi.

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