IL DECLINO GLOBALE DELL'EOLICO OFFSHORE. L'ANACRONISTICO PROGETTO RENEXIA- MINGYANG. Si chiede al nostro governo di spremersi le meningi per partorire "eccellenze" e non gatti morti!
Giannina Puddu, 9 agosto 2024.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha ospitato, ieri a Roma a Palazzo Piacentini, gli attori incaricati per la firma del memorandum d'intesa tra il Mimit, l'azienda cinese MingYang Smart Energy, uno dei principali produttori al mondo di turbine eoliche, e Renexia, società italiana attiva nel settore delle rinnovabili del Gruppo Toto, con l'obiettivo di creare in Italia una newco per la costruzione delle turbine eoliche.
Anticipo che sarebbe auspicabile un futuro prossimo in cui, questo obiettivo sia cancellato dai radar nazionali.
Intanto, perchè di "Made in Italy" non ci sarebbe niente, dal momento che tutto il know-how industriale è cinese!
MingYang Smart Energy, è uno dei principali produttori al mondo di turbine eoliche.
Mentre l'italiana Renexia, costituita nel 2011 e attiva nel settore delle "rinnovabili" a livello internazionale, è specializzata "nell' ideazione, sviluppo e gestione e manutenzione di impianti e tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili...."
Soprattutto, nell'eolico offshore.
Si legge che, la firma di ieri sia stata generata dall'accordo di cooperazione tra Mimit e Ministero dell'Industria e delle Tecnologie dell'Informazione (MIIT) della Repubblica Popolare Cinese, predisposto durante la missione del ministro Urso a Pechino all’inizio di luglio e poi sottoscritto durante la recente missione del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
C'è una seconda ragione per cui, per il bene del nostro Paese, questo progetto sia destinato a saltare.
Si è verificata una serie di recenti fallimenti dell'industria eolica offshore a livello globale facendo precipitare la fiducia degli investitori a un nuovo minimo.
Gli analisti indipendenti vedono all'orizzonte una "tempesta perfetta" di fattori ed eventi che portano a prevedere la crisi di questo mercato, sulla spinta di questioni chiave per le politiche basate sull'eolico offshore per realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione.
Gli stessi analisti indipendenti hanno rivelato che l'80% dei mercati globali cruciali dell'eolico offshore è sulla buona strada per non raggiungere gli obiettivi del 2030.
Nel 2023 il settore è stato scosso da fallimenti di alto profilo e sostanziali svalutazioni finanziarie, per un totale di miliardi di dollari.
Sulle nuove potenziali iniziative di eolico offshore pendono esami preventivi più approfonditi che generano ritardi o cancellazioni dei progetti.
Lo sviluppatore di energia eolica danese Ørsted, alla fine del 2023, ha annullato lo sviluppo di due enormi parchi eolici offshore per una capacità totale di 2,25 GW al largo della costa del New Jersey, negli Stati Uniti.
Nello stesso periodo, BP ed Equinor hanno svalutato, per 840 milioni di dollari due progetti eolici offshore statunitensi.
Decisione maturata a causa di ritardi nella realizzazione dei progetti, da aumenti dei costi, dagli alti tassi di interesse.
Ancora a fine 2023, la compagnia petrolifera giapponese Eneos ha rinunciato al progetto Yunlin Offshore Wind Farm da 640 MW che era nato da uno sviluppo congiunto con TotalEnergies a Taiwan, perchè l'utility regionale Shikoku Electric Power Co. si era ritirata per ritardi tecnici che mettevano a repentaglio la redditività del progetto.
Morale della favola: i volponi cinesi, ai quali nulla sfugge, hanno puntato gli occhi sull'Italia come terra di conquista libera per produrre e fatturare ciò che farebbero fatica a smerciare altrove con l'ulteriore incombente freno di dazi sui loro commerci, anche nell'UE.
Per l'Italia, questo "memorandum d'intesa" è tutt'altro che un'opportunità, essendo, invece, propedeutico ad un fallimento industriale se, come indispensabile, le Comunità Locali sapranno impedire che siano attuate le autentiche "devastazioni ambientali" conseguenti alla messa a dimora e in funzione degli impianti eolici offshore nei nostri mari.
Questa newco non ci serve.
Che si spremano le meningi, al Governo, per partorire eccellenza e non gatti morti.