IL COVID DEL GIORNALISMO TELEVISIVO.

Milano, 29 luglio 2021. Di Luca Cerchiari, musicologo, critico musicale e accademico italiano. C’è un altro vaccino cui da tempo dovremmo ricorrere tutti, ma temo non sia ancora stato inventato.

 IL COVID DEL GIORNALISMO TELEVISIVO.

E’ quello che potrebbe proteggerci da un’informazione televisiva ridondante, ossessiva, inutilmente spettacolarizzata e sempre identica a se stessa, indipendentemente dalla diversità delle proprietà e delle differenziazioni fra reti.

Raiuno, Raidue, Raitre, Rainews da un lato, Canale 5, Retequattro e Italia Uno dall’altro, e ancora La7, formano una squadra senza precedenti in tutta Europa per numero di canali e potenzialità comunicative.

Ma da oltre un anno e mezzo, a parere di chi scrive (che conosce abbastanza bene la ben più contenuta e sobria informazione delle tv europee), questa squadra ci propone un panorama vastissimo ma omologato, privo di qualunque originalità, incalzante e pettegolo, sulle ben note e drammatiche vicissitudini della pandemia.

Che il giornalista sia per definizione un necessario, anzi utile, comunicatore di superficialità, è un’idea che oggi andrebbe messa in discussione, una “mission” davvero da riconsiderare.

Come altro definire i diuturni teatrini televisivi di 30, 60, financo 120 minuti, tutti uguali tra loro, con il giornalista amico e quello nemico, il politico di una parte e quello dell’altra, i numeri dei contagiati, dei posti letto, dei degenti, dei tamponi pluriprocessati e magari assolti, della cangiante cromia delle regioni, delle terapie intensive, delle interrogazioni sgomente su numero composizione e senso operativo dei Misteriosi Ubiqui Scalpitanti Comitati NoVax, del buonismo buonsensista di Fabrizio Pregliasco, dell’infastidita serietà di Massimo Galli, della Voce Florida di Ilaria Capua, degli scrupoli prudenzial-pediatrici di Franco Locatelli, dell’immagine al contempo seria e curvy di Antonella Viola?

E che dire della supposta oggettività dell’informazione, simmetrica all’uso strumentale che della pandemia hanno fatto da subito i politici?

Qui viriamo dalla tv ai quotidiani, i cui rappresentanti sono però sempre in tv.

Un esempio tipico è quello di Antonio Padellaro, Presidente ed editorialista del Fatto Quotidiano, che non perde occasione, al di là della rete nella quale compare, per attaccare la gestione del Generale Commissario Figliuolo, rimpiangendo la Gestione Arcuri (azzerata per supposti conflitti di interesse).

Facendo emergere il sospetto che la critica alla gestione Draghi-Figliuolo in realtà dipenda dall’interrotto finanziamento pubblico del Fatto quotidiano, del quale si era invece preso carico, nella misura di due milioni e mezzo di euro, il Presidente Giuseppe Conte, che, evidentemente, aveva più a cuore il senso della democrazia.

I cittadini italiani hanno il diritto di pretendere di meglio.

Di vedere cioè finalmente in azione giornalisti che anziché copiarsi vicendevolmente format e talk show vadano più a fondo-con approfondimenti e inchieste, anziché chiacchiere senza fine-su questioni fondamentali.

Quali?

C’è solo l’imbarazzo della scelta: lo stato della ricerca sui vaccini, la loro potenziale rischiosità, la loro efficacia nell’arco del tempo, le cause ambientali e sociali che hanno determinato la nascita della pandemia in Cina e, in particolare, le loro possibili soluzioni.

E poi, i giornalisti la smettano di occuparsi coralmente solo e soltanto della pandemia.

Possibile che non vi siano altri argomenti?

Il mondo non si è fermato, l’economia pur tra difficoltà riparte, la formazione superiore e terziaria, soprattutto in Italia, va sensibilmente rifinanziata, l’equilibrio ecologico (vedi i crescenti e costosissimi disastri meteorologici) va ripensato radicalmente.

Come del resto il futuro delle risorse energetiche.

E che dire della lobotomizzazione da abuso di Social Networks cui è sottoposto il pianeta, che fa dei giovani (attaccati agli smartphone come ciucci da latte) una categoria deprivata di senso critico e prospettiva storica, incapace di leggere e attenta solo alle immagini?