IL BOOM DELL'IA E LA BOLLA DELLA NEW ECONOMY
Milano, 17 aprile 2024. Di Karin Kunrath, Chief Investment Officer di Raiffeisen Capital Management
Da qualche tempo i mercati sono dominati da due temi principali. In primo luogo, la prospettiva di un taglio dei tassi d'interesse e, in secondo luogo, il megatrend dell’Intelligenza Artificiale. Mentre il primo tema è ancora associato a un certo grado di incertezza, a causa della lenta dinamica dell'inflazione che pesa in particolare sul mercato obbligazionario, il secondo si è affermato come fattore trainante del mercato azionario al più tardi dalla primavera del 2023 e da allora non si è più attenuato.
I rendiconti delle aziende esposte all'intelligenza artificiale continuano a sottolineare l’enorme domanda e il potenziale di crescita della tecnologia alla base delle applicazioni di IA che mirano ad aumentare la produttività in molti settori. Alla luce di questo trend, emerge sempre più spesso un paragone con il boom delle azioni legate a Internet alla fine degli anni '90. Questo perché i trend esistenti tendono a essere temporaneamente amplificati sul mercato azionario, con valutazioni gonfiate e la tendenza a prezzare in anticipo il potenziale futuro.
Tuttavia, il paragone con la fine degli anni Novanta è errato; i titoli Internet che all'epoca venivano pubblicizzati spesso erano da poco sul mercato e, dopo le euforiche entrate in borsa, molte di queste società non avevano ancora registrato vendite significative né dei profitti. Le grandi aziende tecnologiche di oggi, tra cui quelle che dominano il settore dell'intelligenza artificiale, sono invece presenti sul mercato da anni o addirittura da decenni, hanno modelli di business e posizioni di mercato solide e un lungo track record di sviluppo del giro d’affari e degli utili. Inoltre, a differenza di allora, l'ampiezza del mercato si è recentemente ampliata in modo significativo, il che implica che la tendenza al rialzo è guidata da molti più settori e singoli titoli. Per quanto riguarda la politica delle banche centrali, i tassi d'interesse di riferimento sono stati aumentati in modo significativo nel 1999/2000, mentre attualmente sono previsti tagli dei tassi d'interesse per il 2024 e gli anni successivi.
Le condizioni attuali non sembrano quindi essere paragonabili a quelle dell'inizio del millennio. Anche se attualmente non mancano soprattutto le tensioni geopolitiche e sono indubbiamente presenti alcuni fattori di rischio per temporanee correzioni di mercato, continuiamo a vedere un contesto di mercato complessivamente costruttivo per gli asset rischiosi. Ecco il nostro outlook.
Obbligazioni: l’attenzione rimane sui tassi d'inflazione
Di recente i rendimenti dei titoli di Stato non hanno trovato una direzione chiara e hanno avuto un andamento laterale. L'interesse resta concentrato sui tassi d'inflazione. Sebbene questi continuino a scendere, permangono dubbi su un imminente ritorno all'obiettivo di inflazione del 2%. Ciò significa che le opzioni di manovra delle banche centrali per quanto riguarda i tagli dei tassi d'interesse rimangono limitate.
Sui mercati del credito, il mese scorso i premi di rischio delle società high yield sono aumentati, mentre quelli delle obbligazioni societarie investment grade hanno continuato a diminuire. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che le società high-yield più piccole si trovano ad affrontare maggiori problemi legati al livello relativamente alto dei tassi di interesse e che questa classe obbligazionaria è costosa anche dal punto di vista delle valutazioni. Questo vale meno per le obbligazioni societarie investment grade. Riteniamo che il rally degli spread non si sia ancora esaurito.
Guardando invece agli spread delle obbligazioni dei mercati emergenti non prevediamo che si distaccheranno dai premi di rischio dei mercati sviluppati. In termini di valutazione, tuttavia, le obbligazioni dei mercati emergenti sono altrettanto costose delle obbligazioni societarie high-yield.
Mercati azionari sviluppati con condizioni-quadro positive
Nelle ultime settimane i mercati azionari internazionali si sono rafforzati notevolmente. Oltre ai dati economici migliori del previsto (soprattutto negli Stati Uniti), i mercati azionari hanno beneficiato anche di una buona stagione dei rendiconti nelle ultime settimane. Per contro, il nuovo aumento dei rendimenti obbligazionari ha lasciato i mercati azionari quasi indenni. Anche se il rischio di una battuta d'arresto a breve termine è in aumento - alla luce della performance delle ultime settimane - rimaniamo positivi grazie alle condizioni-quadro favorevoli del settore azionario.
Per quanto riguarda le azioni dei mercati emergenti, pur avendo registrato un rialzo nell’ultimo mese, continuiamo a osservare un’invariata tendenza alla sottoperformance rispetto ai mercati sviluppati. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che il momentum degli utili in questa asset class rimane molto eterogeneo. Gli investitori internazionali restano cauti verso le azioni dei mercati emergenti, anche se le valutazioni promettono un buon rendimento a lungo termine.
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