Il bluff di Berlino in ritirata. L`Italia può farcela
Contro ogni previsione, nel mese di agosto la crisi dell`euro non c`è stata. Non solo ma vi è stato un ribaltamento nelle posizioni tedesche. Merkel, nell`incontro con Monti del 29 agosto, ha detto che `l`Italia può farcela da sola` lodando le `impressionanti`misure intraprese dal governo italiano ed invitando Monti a non chiedere aiuti al Fondo Esm.
Come mai? Vi sono almeno due motivi: 1) La percezione dell`accerchiamento diplomatico contro Berlino dopo l`evidenza acquisita a livello internazionale che la crisi dell`euro aveva come primo beneficiario proprio la Germania per gli evidenti vantaggi in termini di riduzione nel costo del debito (emissioni di Bund a costo nullo) e nel finanziamento delle imprese `agevolate` dallo spread a carico dei concorrenti. Più il massiccio drenaggio di depositi bancari dal Sud Europa. In pratica le `cicale` mediterranee hanno finanziato la `formica` teutonica; 2) l`intervento USA a sostegno dell`euro e l`esplicito incoraggiamento nei confronti di Italia e Spagna. In pieno agosto, quando i catastrofisti davano per certo un attacco finale della speculazione internazionale, sono intervenute le agenzie di rating Moody`s e Fitch in appoggio all`Italia. Inoltre gli organi di controllo americani e gli apparati giudiziari di New York hanno cominciato ad indagare anche sulle banche tedesche con potenziali rischi di class action molto onerose (ad es. Citigroup pagherà 590 milioni di dollari sui CDO). La Casa Bianca non dimentica la gravità della posizione assunta da Berlino, fin dal vertice di Barcellona nel settembre 2011, tutta intesa a perpetuare la crisi dell`euro a proprio esclusivo vantaggio. Un euro debole danneggia l`economia americana: in un anno il dollaro si è apprezzato sull`euro del 13% a tutto danno delle esportazioni Usa. C`è un altro pericolo per la Germania che riguarda la vigilanza sulle banche dell`eurogruppo che verrà affidata alla BCE guidata da Draghi. Le banche locali tedesche sono molto esposte ai prodotti tossici ed alla finanza speculativa. In molti casi sono di proprietà pubblica e subiscono le `influenze` dei politici locali. Di qui gli attacchi feroci contro Draghi. Ma l`attacco non è riuscito. Anzi la Bce ha avuto via libera per i futuri acquisti di titoli di stato a breve scadenza sul mercato secondario tanto da rendere meno urgente l`operatività del fondo salva stati ESM (Berlino ha di nuovo negato la licenza bancaria in attesa della Corte costituzionale tedesca prevista il 12 settembre). Fed e Bce agiscono in piena sintonia. Draghi si sente rafforzato tanto da replicare alle critiche dei falchi tedeschi. Nella lettera a Die Zeit ha precisato che `non è possibile un ritorno allo status quo ante e il coordinamento tra gli Stati non basta più. Occorrono - ha detto - misure eccezionali`. La Bce non dimentica la stabilità dei prezzi ma occorre andare oltre gli strumenti standard. La Cancelliera Merkel ha capito che il bluff, finalizzato a guadagnare tempo attraverso dichiarazioni stop and go, non aveva più margini di manovra. Ed ha cominciato a capire di avere contro la Casa Bianca. Un avversario molto scomodo che, nel passato, non ha mancato di punire gli `sgarri` ricevuti. Con rapida riconversione, la Merkel - dopo aver detto a Monti che `è stata una bella visita`- addirittura è andata in Cina due giorni fa a perorare l`acquisto cinese di BTP e Bonos ottenendo l`impegno del premier Wen Jibao a continuare a investire in Europa. Resta il problema di fondo di spezzare il circolo vizioso e perverso che lega il costo del debito sovrano al credito alle imprese: le aziende italiane pagano più caro il conto dello spread. Il divario con Berlino è in crescita. Un esempio di bond emessi: ieri, sul mercato secondario, i titoli con scadenza 2016 di Deutsche Bank rendevano lo 0,7% mentre per San Paolo con stessa scadenza il rendimento era pari al 4,8%. Un vantaggio competitivo che molti definiscono `concorrenza sleale`.
Scritta da Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance – Direttore responsabile “The Financial Review”