IL BAZOOKA CINESE CONTRO LA VITTORIA DI TRUMP
Milano, 21 novembre 2024. A cura di Laurent Denize, Global Co-CIO ODDO BHF AM.
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Come seconda più grande economia mondiale, la Cina ha molto da offrire e dovrebbe essere inserita in qualsiasi portafoglio diversificato a livello globale. Le complessità di breve termine non escludono la possibilità di prendere posizione su titoli cinesi di qualità con forte potenziale.
Le elezioni Usa hanno decretato il trionfo di Trump, implicando così una crescente incertezza per la Cina e per il mondo intero.
Venerdì 8 novembre 2024 si è chiuso a Pechino il comitato permanente del congresso nazionale del popolo cinese, con la presentazione di stimoli da 10 mila miliardi di yuan ($1,4 mila miliardi) a sostegno dei governi locali, una delle manovre più audaci dalla pandemia. Ma questo supporto sarà sufficiente?
Trump 2.0 – Implicazioni per la Cina
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca indica la potenziale ripresa della guerra commerciale tra Usa e Cina.
Dazi più elevati e limitazioni agli scambi si potrebbero ripercuotere sui settori cinesi più sensibili alle esportazioni.
Lo yuan potrebbe inoltre subire pressioni per una svalutazione in modo da contrastare una minore domanda estera.
Gli effetti di questo round di aumenti dei dazi potrebbero però non avere lo stesso impatto visto nel 2018.
Per prima cosa, la quota di esportazioni cinesi verso gli Usa è diminuita dal 19% del 2017 a circa il 14% di fine 2023, e la Cina ha attivamente ampliato il proprio commercio, esportando in altri mercati rispetto agli Usa e trasferendo linee di produzione verso altri paesi per attutire il colpo dei dazi.
In secondo luogo, la Cina attiverà in modo più proattivo politiche monetarie e fiscali contro-cicliche per attenuare lo choc economico.
L’8 novembre 2024, il ministro delle finanze cinese Lan Fo’an ha promesso per il prossimo anno una politica fiscale “più forte”, a indicare un intervento più deciso dopo l’insediamento di Trump a gennaio.
In terzo luogo, l’approccio di Trump tende a essere “transazionale” quindi la portata degli aumenti dei dazi potrebbe benissimo essere il risultato di negoziati tra le due nazioni.
L’esito delle elezioni del 6 novembre è solo il primo passo; la situazione diventerà molto più chiara quando il nuovo presidente si insedierà a gennaio 2025 e sceglierà i principali componenti del suo team.
Il governo cinese sta preparando il proprio bazooka
L’atteggiamento cinese rispetto alle politiche monetarie ed economiche ha iniziato a cambiare palesemente a fine settembre, poco dopo che la Federal Reserve ha apportato il primo taglio ai tassi da anni.
Fin da luglio gli economisti continuavano a rivedere al ribasso le previsioni di crescita cinese per l’anno in corso e, a fine settembre, la banca centrale ha reagito alla crescita sempre debole con una serie di misure.
I tassi d'interesse principali sono stati tagliati, compresi quelli per i mutui in essere.
Sono state inoltre adottate misure straordinarie per stabilizzare i mercati azionari, come ad esempio uno “strumento” da 800 miliardi di renminbi creato al fine finanziare aziende e istituti finanziari non bancari per l’acquisto di azioni.
La riunione del Politburo, inizialmente prevista per ottobre, è stata insolitamente anticipata a fine settembre, con un appello a misure contro-cicliche più decise e più efficaci per stimolare la crescita economica e stabilizzare il mercato immobiliare.
A ottobre il Ministero delle finanze ha annunciato ulteriori misure fiscali per stimolare la crescita, compreso un programma di aiuti per assistere le autorità locali a rimborsare i propri debiti sommersi.
Il Ministero ha messo l’accento sul fatto che il governo centrale dispone ancora di un ampio margine di manovra per incrementare i livelli di indebitamento ed espandere il deficit.
Anche se all’epoca non erano stati divulgati dati, l’8 novembre il comitato permanente del congresso nazionale del popolo cinese ha presentato un pacchetto di stimoli da 10 mila miliardi di yuan per risolvere i problemi di debito sommerso, un pacchetto più ampio di quanto previsto dai mercati.
Un aumento ai limiti d’indebitamento imposti consentirà alle amministrazioni locali di emettere altri 6 mila miliardi di obbligazioni speciali su tre anni per uno scambio di quote di debito sommerso, secondo quanto dichiarato dal Ministro delle finanze Lan, il quale ha aggiunto che le autorità regionali
potranno attingere ad altri 4 mila miliardi di yuan sotto forma di una quota di obbligazioni locali speciali da distribuire ogni anno per cinque anni, 2024 incluso, per lo stesso scopo. La straordinaria portata e la retorica di queste misure dimostrano con quanta serietà il governo consideri il rallentamento dell’economia.
Ma sarà sufficiente?
Anche se numerosi investitori sperano in politiche più concrete e dirette volte allo stimolo dei consumi, pensiamo che l’importanza della risoluzione del debito locale sia sottovalutata dagli investitori internazionali.
Questi debiti sono coaguli invisibili nel flusso sanguigno dell’economia cinese.
A causa dello stress fiscale delle amministrazioni locali, i pagamenti ai fornitori (quasi tutti società private) restano insoluti, gli stipendi dei funzionari locali sono in ritardo, le aziende locali si vedono imporre “multe” a compensazione di un minore reddito fiscale e minori ricavi dalle vendite di terreni per le autorità locali.
Il Ministro Lan stima che questo swap del debito da 10 mila miliardi di yuan possa far risparmiare circa 600 miliardi di yuan in pagamenti d’interesse nell’arco di cinque anni, liberando risorse per stimolare investimenti e consumi.
L’importo totale del debito sommerso si potrebbe così ridurre significativamente entro il 2028, da 14,3 mila miliardi di yuan a 2,3 mila miliardi. Ulteriori stimoli potrebbero servire nel caso di una possibile guerra commerciale scatenata dal ritorno di Trump.
Solo una spinta dei prezzi a breve termine?
Ovviamente, dopo un lungo periodo di magra, i mercati azionari hanno reagito con entusiasmo a settembre alla prospettiva di uno stimolo economico.
In un solo mese, dai minimi per l’anno registrati a settembre 2024 al picco di ottobre 2024, il mercato azionario cinese è salito di quasi il 30% (stando alle misurazioni dell’indice MSCI China).
Anche se le valutazioni si sono riprese rapidamente, le azioni cinesi si scambiano ancora a prezzi scontati rispetto agli altri importanti mercati azionari.
Ciò è dovuto in parte alla reticenza dei grandi investitori internazionali di lungo termine. Considerando le valutazioni particolarmente interessanti e la prospettiva di ulteriore sostegno da parte del governo, gli investitori in cerca di esposizione al mercato azionario cinese dovrebbero concentrarsi su società di qualità con bilanci sani e un forte slancio degli utili.
La dipendenza dell’Europa dalla Cina
L’economia cinese però non rappresenta un problema solo per le società cinesi; molte società industriali e del lusso in Europa dipendono pesantemente dalla Cina.
Di conseguenza, i titoli di questi settori che fanno molto affidamento all’esportazione si sono ripresi, anche se, secondo uno studio di Morgan Stanley, solo una minoranza degli investitori crede in un’imminente ripresa sostenibile. Anche in questo caso, il governo cinese dovrà impegnarsi per sembrare convincente.
Una sostenuta ripresa economica potrebbe anche portare a un rialzo dei mercati azionari in Europa.
Per il settore dei beni di lusso, la Cina resta il mercato più importante (>30% delle vendite), davanti agli Stati Uniti (>20% delle vendite) e al mercato interno dell’Unione europea (c. 15% delle vendite).
Ma la riluttanza dei consumatori cinesi a consumare, dovuta crollo dei prezzi delle case e dell’incertezza economica, potrebbe continuare a rallentare la crescita dei principali produttori di beni di lusso anche nel 2025.
Nel settore europeo dell’auto, i produttori tedeschi sono ancora molto dipendenti dalla Cina, ma un programma di crescita non porterà a un ritorno ai vecchi tempi, dato che dal 2021 a questa parte i marchi automobilistici tedeschi perdono quote di mercato in Cina rispetto ai produttori locali.
Quanto al settore chimico europeo, l’impatto di queste politiche è limitato, dato che negli ultimi due anni la Cina è divenuta sempre più autosufficiente in questo settore.
Investire in Cina: considerare le A-shares
Nel breve termine, le incertezze geopolitiche potrebbero ancora pesare sull’umore degli investitori rispetto alle azioni cinesi, ma rispetto ai titoli cinesi offshore, le azioni domestiche di classe A potrebbero sovraperformare.
Questi titoli sono infatti meno esposti alle conseguenze dei rischi di “incertezza geopolitica” poiché solo il 3% è in mano a investitori esteri e approfittano inoltre direttamente dei programmi di stimolo del paese, in particolare quelli specifici per il mercato azionario.
I settori difensivi, quelli orientate ai consumi interni e quelli sostenuti dalle politiche, come i beni di consumo e beni strumentali, potrebbero sovraperformare in un contesto di incertezza amplificata.
Affinché i titoli cinesi riescano a colmare il divario di valutazione con gli altri mercati globali nel lungo termine, il governo dovrà però dimostrare la chiara volontà nel risolvere le debolezze strutturali della propria economia.
A livello politico sono già stati compiuti i primi passi in questa direzione.
Come seconda economia mondiale, la Cina ha molto da offrire e dovrebbe essere inserita in qualsiasi portafoglio globalmente diversificato. Le complessità di breve termine non escludono la possibilità di prendere posizione su titoli cinesi di qualità con forte potenziale.