Il 2011 mette il segno meno alle materie prime - Tutta colpa dell`Europa
Il 2011 non è stato un anno particolarmente buono per le commodity, anche se vi sono state alcune eccezioni. Il Dow Jones-UBS Commodity Index (DJUBS), un indice che raggruppa un vasto paniere di materie prime (dove petrolio ed oro hanno un peso maggiore rispetto alle altre commodity), ha chiuso il 2011 in flessione dell’11,90%. L’indice aveva raggiunto un punto di massimo (comunque ancora piuttosto distante dai livelli di giugno 2008) a fine aprile, per poi iniziare a perdere terreno a causa dello scoppio della crisi del debito sovrano in Europa, culminata nelle tensioni di agosto.
Hanno fatto male tutte le commodity legate ai metalli industriali, con il rame a fare la parte del leone, con un -22,73%. Il rame è la materia prima base di fili, cavi elettrici e tubi per gas ed acqua, per cui rappresenta una sorta di “barometro” dell’andamento dell’economia mondiale. Il prezzo del rame viene sovente utilizzato anche per misurare l’appetito dell’economia cinese, che è il più grande consumatore al mondo del metallo, con una quota pari al 40% del totale (secondo China Nonferrous Metals Industry Association, il consumo di rame da parte del gigante asiatico per il 2011 è stato di 7,3 milioni di tonnellate). Male anche gli altri metalli industriali, con il palladio che ha perso il 18,59% ed il platino il -20,98%. Sempre in flessione, ma meglio del benchmark di riferimento costruito da UBS, l’argento, che ha perso il 9,78%. Oltre ad essere un metallo prezioso, l’argento presenta svariati utilizzi anche nel mondo industriale, ma nel 2011 il peggioramento delle condizioni macroeconomiche hanno indebolito la domanda su questo versante e quindi l’effetto “metallo prezioso” è stato azzerato dal calo della domanda a scopo industriale. Non dimentichiamo però lo scoppio di una vera e propria “bolla speculativa dell’argento”, che ha fatto perdere al prezioso metallo il 30% del proprio valore in soli 15 giorni fra fine aprile e la prima metà di maggio. Diversamente ha invece fatto l’oro, “bene rifugio per eccellenza”, che ha registrato un +10,40% nel 2011, passando dai 1.421 dollari all’oncia del 31 dicembre 2010 ai 1.569 dollari l’oncia del 30 dicembre 2011. Dopo il doppio massimo del 23 agosto e del 6 settembre, dove il metallo prezioso ha sfiorato quota 1.900 dollari all’oncia, l’oro si è sgonfiato, segno di una situazione di iper-comprato, ma il bilancio per il 2011 rimane positivo.
Il petrolio (abbiamo preso in considerazione il WTI quotato a New York) ha chiuso il 2011 con un +8,15%. L’andamento per il 2011 del prezzo del petrolio si potrebbe dividere in almeno due fasi: una prima fase, di crescita, fino ai primi di maggio, quando il greggio, sospinto dalla Primavera Araba e la Guerra in Libia, ha raggiunto i 113 dollari al barile ed una seconda fase, di decrescita, fino ai primi di ottobre, quando il greggio ha toccato quota 75 dollari. A dicembre, l’attenuarsi delle tensioni in Medio Oriente sembrano però aver riportato gli investitori ad investire nell’oro nero. Di segno opposto troviamo invece il gas naturale, che sembra essersi ormai definitivamente distaccato dalla storica correlazione con il petrolio, mettendo a segno un -32,14% nel corso del 2011. A determinare il trend ribassista del gas naturale (ricordiamo che il prodotto negoziabile sui mercati finanziari è quello nordamericano e non quello europeo od asiatico), che non si è più ripreso dai valori del 2008, ha contributo da una parte la minor domanda (industriale) a seguito della crisi dei mutui subprime e dall’altra l’aumento dell’offerta, avutasi dopo che gli Stati Uniti hanno iniziato a sfruttare i loro giacimenti di gas naturale non convenzionale (in particolare di Shale gas).
Le materie prime agricole hanno chiuso il 2011 complessivamente col segno meno, dopo un 2010 di forte crescita. Avena -21,45%, soia -13,92%, cacao -30,51%, caffè -5,68%, cotone -36,61%, zucchero -27,46%, mentre col segno positivo ricordiamo mais (+2,78%), riso (+4,20%) e succo d’arancia +3,33%. In crescita il prezzo delle carni, con i suini da macello che registrano un +5,70% e i bovini di allevamento un +12%.
Riassumendo il 2011, Petrolio, oro e carni hanno provato a contrastare le decise perdite di argento, metalli industriali e materie prime agricole. Lo scoppio della crisi europea ha segnato in modo decisivo le perdite diffuse di questo 2011.