Scritto per Ifanews da Mario Lettieri, Sottosegretario dell`Economia nel governo Prodi e Paolo Raimondi, economista.
Di positivo c’è soltanto la decisione di non lasciare andare alla deriva l’Unione europea e di non far implodere in tempi brevi il sistema dell’euro. Per il resto il drammatico summit del Consiglio europeo dei capi di stato e di governo del 26 ottobre a Bruxelles ha prodotto una serie di proposte insoddisfacenti e lontane dall’affrontare di petto la speculazione e le sfide presentate dai crescenti debiti sovrani.
A nostro avviso le decisioni coraggiose e convincenti avrebbero dovuto includere gli eurobond, la creazione di un ministero europeo di “difesa economica” e nuove snelle architetture di credito per il rilancio dell’economia reale e dell’occupazione attraverso investimenti di medio e lungo periodo nelle infrastrutture e nella modernizzazione di tutti i Mezzogiorno d’Europa..
La dichiarazione finale del Summit, invece, è farcita di vecchie idee non idonee a “combattere gli effetti delle crisi finanziaria globale”. Il consolidamento fiscale, gli aggiustamenti di bilancio e alcune eventuali riforme strutturali nei paesi più indebitati non bastano e possono causare deflazione e recessione.
Un atto politico unitario e serio sarebbe potuto essere la trasformazione di una parte dei debiti pubblici nazionali, intorno al 60%, in debito europeo, cioè in eurobond.
Questi non sono la panacea di tutti i problemi del debito e delle loro cause, ma avrebbero trasmesso un messaggio di stabilità e di fermezza politica dell’Unione ai cosiddetti mercati.
Sarebbe stato il primo baluardo contro la speculazione! Avremmo così guadagnato tempo per le necessarie manovre di correzione dei bilanci europei. Basate però più sulla ripresa e sulla crescita che sulla dominante isteria dei tagli.
L’Eurosummit ha, invece, deciso di affrontare il pericolo di contagio attraverso delle operazioni di leverage fatte sulla base delle risorse dell’Efsf, il fondo salva stati. Si è fatto esplicitamente riferimento ad una leva fino a 4 o a 5 volte i 440 miliardi di euro del fondo. Parliamo dei circa 2.000 miliardi di euro di cui si era già accennato nelle settimane passate.
Tra le possibilità, l’Efsf potrà creare dei “Special Purpose Vehicle”, nuovi prodotti finanziari per un valore multiplo del capitale di base del fondo. Di fatto sarebbero dei titoli parzialmente garantiti dal fondo stesso e di incerta appetibilità da parte degli investitori istituzionali e privati.
Se funzionasse, tale somma dovrebbe essere utilizzata per la capitalizzazione delle banche private in difficoltà e per acquistare bond statali in caduta libera sui mercati. Le capitalizzazioni delle 90 banche europee di rilevanza sistemica dovrebbe essere, per il momento, intorno ai 106 miliardi di euro. Alla fine graveranno quasi per intero sul citato fondo.
Sono operazioni finanziarie che dovranno sempre essere messe al vaglio dei mercati dove operano gli operatori e gli speculatori che sono stati la causa della crisi e che purtroppo continuano a muoversi al di fuori delle regole.
Riteniamo ciò molto grave e preoccupante. Ancora una volta si dimostra l’incapacità di adottare decisioni politiche indipendenti da parte dell’Ue e la sua evidente sudditanza ai mercati e agli interessi della grande finanza.
Eppure prima del summit alcuni avevano parlato della necessità di dimostrare l’effettiva unità politica ed economica dell’Europa creando un ministero centrale dell’economia. Le lungaggini e le evidenti difficoltà della sua realizzazione imporrebbero una più realistica e immediata “Autorità centrale europea per la difesa economica”. Le misure di difesa da adottare contro la speculazione dovrebbero essere: il divieto di tutte le operazioni allo scoperto e dei Cds speculativi, una tassa sulle operazioni finanziarie, l’obbligo di depositi in contanti a garanzia delle stesse, ecc.
In passato in verità la Merkel aveva già proposto simili provvedimenti.
Il meeting del Consiglio europeo invece ha inventato il ruolo del Presidente dell’Euro Summit che si riunirà almeno due volte l’anno. Scelta interessante ma sempre interlocutoria, di informazione e non di decisione esecutiva. Inoltre sembra aggiungersi alle burocrazie del presidente della Commissione Europea e a quella del presidente del Consiglio Europeo.
Ma è sul fronte del rilancio produttivo, la vera opzione di stabilità economica e sociale e di riduzione del debito pubblico, che il Summit è mancato. Avrebbe potuto indicare e sostenere nuove emissioni europee di “project bond” per attrarre capitali privati ed internazionali interessati ad investimenti in infrast
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