I SUPER DAZI DI TRUMP. DUE SCENARI POSSIBILI SECONDO CARRINGTON CLARKE E UN TERZO...

Giannina Puddu, 9 aprile 2025.
Donald Trump appartiene all'ambiente miliardario globale, ma nella sua metà che si oppone alla visione e al disegno dell'altra.
E' uno scontro frontale tra titani che sta agitando il mondo.
C'è poi da chiedersi se si tratti di "metà" effettive o se ci sia una dominanza di uno schieramento sull'altro che si sia costruito negli ultimi decenni, alimentato da nuove nazioni sulla ribalta globale guidate da altre culture e valori diversi o contrari all'impostazione degli "equilibri" che si sono imposti fin qui a guida occidentale, grazie, soprattutto alla globalizzazione dei processi finanziari che hanno dettato regole e condizioni con le agenzie di rating, gli spread e la guida dei capitali.
In questi giorni con le borse che vanno tutte a picco, sembra che i grandi attori della Finanza Internazionale siano storditi e perdenti, incapaci di premiare o punire in una condizione di mercato diventata insensibile alle influenze forzate esterne.
La scelta temeraria di Trump ha sbaragliato l'intero sistema che non lo aveva preso sul serio ritenendo che le sue esternazioni in campagna elettorale sarebbero state disattese in tutto o in larga parte come usano fare i "Politici" in genere.
Invece, Trump, sta facendo ciò che aveva promesso, spiazzando, con totale sorpresa, il mondo intero e chi, in particolare, riteneva di averne le sorti in pugno.
Sembra che la forza dello shock abbia fatto spalancare il pugno liberando le redini che, ormai, sventolano liberamente in cerca di un nuovo approdo, quando la furia della tempesta sarà cessata.
Su ABC, il corrispondente da Wall Street, Carrington Clarke, si è lanciato nella previsione di due scenari possibili come evoluzione dei dazi di Trump nei prossimi mesi o anni.
SCENARIO 1
Trump fa marcia indietro dopo aver ottenuto concessioni
- Denunciare pubblicamente le altre nazioni per aver trattato male l'America
- Minacciano di distruggere il loro accesso al mercato americano se non cambiano i loro metodi
- Poi, una volta fatte alcune concessioni, rivendicare la vittoria ma lasciare sostanzialmente intatte le relazioni commerciali
Potrebbe ancora andare a finire così.
È anche importante ricordare che molti Paesi hanno in vigore importanti barriere commerciali, che a molti sembrano ingiuste, che si tratti di tariffe monetarie o di manipolazione valutaria. Ci sono legittime lamentele e molti applaudiranno se Trump riuscirà a rendere il commercio internazionale più equo.
Se altri Paesi gli offrissero una serie di concessioni, significative o relativamente superficiali, Trump potrebbe accettarle e affermare di aver vinto.
In un simile scenario, potremmo assistere a un forte rimbalzo delle azioni globali e l'impatto sulla crescita economica potrebbe essere relativamente lieve.
SCENARIO 2
Trump punta tutto sulla sua visione di rimodellare il mondo
Cosa potrebbe succedere se continuasse a insistere?
Trump è sinceramente convinto che l'America stesse meglio quando applicava tariffe elevate per limitare gli scambi commerciali.
Molti economisti non sono d'accordo.
L'ultima volta che gli Stati Uniti hanno imposto dazi delle dimensioni proposte da Trump risale agli anni '30.
Il presidente Herbert Hoover firmò la legge Smoot-Hawley Tariff Act, imponendo tasse su oltre 20.000 beni importati nel tentativo di proteggere i posti di lavoro americani.
Altri paesi risposero a tono imponendo o aumentando le proprie tariffe.
La situazione economica peggiorò rapidamente.
Negli Stati Uniti la disoccupazione aumentò vertiginosamente dall'8% del 1930 al 25% del 1933.
Tra il 1929 e il 1934 il commercio mondiale crollò di due terzi.
Durante la Grande Depressione, le azioni americane subirono un calo di quasi il 90 per cento.
Fu un periodo di terribile sofferenza umana.
Per molti la lezione è chiara: non ci sono vincitori in una guerra commerciale globale.
Il mondo spera che il piano di Trump per il "Giorno della Liberazione" non ripeta l'errore di un secolo fa.
Il mio punto di vista è che stiamo vivendo gli effetti e i contro effetti della precedente "Guerra Commerciale Globale" che è stata e ancora in parte è la "Globalizzazione" che, pur accennata nel corso dei secoli precedenti, era stata spinta tra fine anni '90 e primi '00 a cavallo della rivoluzione introdotta dal massiccio avvento di Internet.
Lo ha bene ricordato e sintetizzato Mario Deaglio il 2 giugno 2023 nel suo pezzo pubblicato su Mondo Economico: "Ecco perché è iniziato il crepuscolo della globalizzazione" nel quale aveva esordito sostenendo che: All’inizio del secolo, ossia ventitré anni fa, era molto diffusa nel mondo la convinzione che la globalizzazione avrebbe potuto risolvere pressoché tutti i problemi economico-politici del pianeta: sarebbe stato sufficiente rendere sempre più liberi i mercati, a cominciare da quelli finanziari.
Il «giro mondiale dei soldi» sarebbe stato alla base del «giro mondiale delle merci»: ogni giorno, per circa venti ore su ventiquattro, in qualche parte del pianeta ci sono mercati finanziari aperti dove è possibile non solo comprare e vendere titoli di debito di ogni tipo – a cominciare da quelli pubblici –, valute e materie prime, ma anche diventare soci, con somme piccole o grandi (o smettere di esserlo), di decine di migliaia di imprese, molte delle quali impegnate a realizzare progetti produttivi con tecnologie nuove.
Sembrava la strada maestra verso maggiore produzione, maggiore occupazione e un miglior tenore di vita per tutti.
Cominciarono a convincersene anche i cinesi e, in parte, i russi.
Ha ragione Deaglio, i cinesi se ne erano convinti, eccome!
Sul fronte delle merci si è scatenata la competizione globale offrendo, però, il fianco alla concorrenza sleale di alcuni Paesi verso altri che si sono avvantaggiati con condizioni e costo del lavoro compressi, fisco generoso e finanziamenti e posizioni statali rilevanti.
Per stare al passo e in gara, molti hanno deciso di delocalizzare la produzione, cedendo know how, posti di lavoro e PIL ai Paesi ospitanti che non si sono fatti pregare per accogliere, mentre i primi si sono scavati la fossa con proprie pale.
Da qui, il problema della bilancia Commerciale che Trump vuole aggiustare a botte di dazi.
Ma, il grande regno della Globalizzazione che si è imposto grazie alla straordinaria capacità di accesso al sistema sulle ali di Internet, senza movimentare containers e percorrere stretti canali, è quello della Finanza.
Una nuova e straordinaria possibilità di investire ovunque con un semplice clic stando fermi nei propri uffici e l'altrettanto straordinaria possibilità di drenare risparmio in ogni angolo del pianeta raggiungendo masse colossali e capaci di sovrastare i PIL di intere Nazioni.
La stessa BlackRock, alla fine del 1999, gestiva "solo" 165 miliardi di dollari di asset.
Da allora, la sua crescita non si è mai arrestata per scelte oculate anche attuate con la politica delle acquisizioni come il brillante acquisto di iShares da Barclays nel 2010 che le ha permesso di diventare il maggiore attore globale nel collocamento dei fondi passivi scambiati in borsa (ETF) e con accesso dalle più importanti piazze del mondo.
A gennaio 2025, grazie alla deregulation abbinata alla globalizzazione e alla impalpabile strada di Internet, BlackRock controlla masse pari a circa 11.600 miliardi di dollari.
Dai 165 miliardi del '99, il salto è stato alto e lungo...
E, a queste altezze, non si tratta più e solo di un potere economico/finanziario ma di Potere Assoluto che è stato esercitato per orientare il pensiero e l'azione in ogni settore strategico.
Le politiche dell'ultimo quarto di secolo hanno avuto una sola Regia, dalla sanità all'Ambiente, passando attraverso la Transizione Energetica, la fluida identità di genere, il progressivo svuotamento delle sovranità nazionali, la negazione dei basilari Diritti Umani in aree del pianeta designate al sacrificio, le violazioni estreme del patrimonio naturale globale che ci ha portato a perdere circa il 70% della fauna esistente sul pianeta.
La Globalizzazione è stata una Guerra Commerciale estesa e silenziosa, costruita con metodo scientifico perchè fosse gradita, usando ogni leva mediatica utile ad anestetizzare la mente collettiva per renderla inconsapevole e passiva mentre le amputavano parti del corpo.
Deaglio è partito con la sostanza, Clarke si è fermato alla superficie scambiando il mezzo con l'obiettivo e trascurando, elemento tutt'altro che trascurabile, che un secolo fa il brodo di coltura era totalmente diverso dall'attuale per cui anche le reazioni saranno una novità.
Quel che si vede adesso è il tavolo rovesciato con le carte in sparpaglio e c'è da aspettarsi che qualche giocatore ne perda qualcuna, maturando un handicap.
Quali novità e, soprattutto, quali sono quelle verso cui punta Trump?
Per tutto ciò che ha espresso in relazione a come va il mondo, pare che i super-dazi siano una sorta di grande provocazione che ha lanciato per scatenare il caos, sovvertendo l'ordine attuale per reindustrializzare l'America che deve essere The First e per selezionare i nuovi partner americani, misurandone il grado di affidabilità intorno alla Nuova Idea di Mondo, mentre conduce trattative, proprio sui dazi reciproci e fino, in qualche caso, all'azzeramento totale.
Raggiungendo, infine un nuovo ordine globale per il quale ha in mente la centralità degli USA in una nuova versione di leadership non più predatoria e/o guerrafondaia, ma di grande e ricca nazione che possa ispirare il mondo come modello sovrano da replicare.
Oltre la grande sfida con la Cina che non intende subire la provocazione ma per cui ci possiamo attendere sagge pattuizioni, ci sono le grandi partite aperte con Israele e con Londra il cui esito è coperto dalle ignote alleanze che si muovono lontano dai riflettori e di cui non traspaiono l'orientamento e i pesi che potrebbero essere mutati.
L'UE, messa da parte nelle soluzioni di pace tra Ucraina e Russia con atteggiamento condiviso tra Trump e Putin, appare come la fetta di salame chiusa nel panino.
Sta confermando la sua trasparenza nel contesto globale, guidata da una sola donna, non eletta e non riconosciuta, probabilmente la donna più odiata oggi al mondo, prossima alla definitiva dissoluzione in assenza di una sua adeguata rifondazione che pare improbabile e candidandosi alla pressochè nulla affidabilità ai nuovi occhi USA.
Nonostante il patetico tentativo di imbellettare l'economia dell'Unione, fatto da alcune Case di Gestione finanziaria per farla apparire in buono stato di salute mentre fatica a reggersi in piedi, oggi, WallStreet ha aperto in verde e i mercati europei hanno corretto al ribasso ulteriore.
I BRICS che tendono solo a vivere senza più il cappio al collo, dovrebbero entrare, di diritto, nel nuovo mondo.
Gli USA hanno anche un grande debito pubblico e di questo molto in mani straniere o, comunque, quotato e dunque esposto anche alla speculazione finanziaria di matrice ritorsiva.
Per garantire la sovranità di una Nazione serve anche eliminare questo rischio cancellando la quotazione del Debito Pubblico ridotto alla stregua del debito di una qualunque SPA che ha fini totalmente diversi. Chissà se Trump abbia pensato anche a questo...