I sell-off sui mercati valutari e obbligazionari creano opportunità (gruppo Legg Mason)
Segnaliamo per chi fosse interessato l’ultimo comunicato stampa dell`affiliata di Legg Mason, Brandywine Global, secondo la quale il recente sell-off sui mercati valutari e obbligazionari avrebbe creato alcune opportunità d’investimento per il resto del 2013. Legg Mason Global Asset Management è una società di gestione patrimoniale che opera su scala globale, con attivi in gestione (AUM) pari a 654mldUSD al 31 maggio 2013. Legg Mason offre soluzioni di gestione attiva degli asset presso numerosi centri d’investimento presenti in tutto il mondo. La sede ufficiale si trova a Baltimora, Maryland, e le azioni ordinarie della società sono quotate alla borsa di New York (simbolo: LM).
Londra, 10 luglio, 2013: secondo l’affiliata di Legg Mason, Brandywine Global, il recente sell-off sui mercati valutari e obbligazionari, causato dall’annuncio da parte della Federal Reserve di una possibile riduzione del programma di stimoli monetari (quantitative easing), ha creato alcune opportunità d’investimento per il resto del 2013.
Brian Hess, uno dei gestori dei fondi Legg Mason Brandywine Global Fixed Income Fund (2mldUSD) e Legg Mason Brandywine Global Opportunistic Fixed Income Fund (250mlnUSD), afferma che la volatilità estrema osservata il mese scorso, anche se dolorosa nel breve periodo, ha generato valorizzazioni più interessanti per molte asset class e ha iniziato a creare nuove opportunità d’investimento.
“Tutte le valute correlate a una commodity oppure legate a tassi d’interesse elevati/con una componente di carry (queste ultime principali beneficiarie della liquidità in eccesso prodotta dalla FED) sono state oggetto di deprezzamenti significativi durante il mese di maggio”, ci dice Hess. “Stiamo cercando di trarre vantaggio dai mercati in cui i titoli sovrani o la moneta si sono drasticamente indeboliti”.
L’Indonesia e la Tailandia, paesi su cui Brandywine non è più stato esposto rispettivamente dal 2011 e dal 2005, sono due tra questi mercati, mentre “guardiamo con attenzione al peso filippino, al peso colombiano e al sol peruviano. Sono cinque idee in cui potrebbero emergere opportunità interessanti nel secondo semestre dell’anno, a prezzi più favorevoli dopo il recente periodo di volatilità”.
All’inizio del 2013, in Brandywine sostenevano la tesi secondo la quale si sarebbe trattato di un anno di transizione per i mercati finanziari: la Fed avrebbe adottato una posizione meno aggressiva verso l’allentamento monetario e la crescita globale sarebbe ripresa, tramite la riaccelerazione negli Stati Uniti, la stabilità in Cina e le notizie più incoraggianti provenienti dall’Europa.
“In linea di massima, credo si sia verificato quanto ipotizzavamo”, afferma Hess. “Quale risultato di questo scenario abbiamo accorciato la duration, ridotto l’esposizione ai Treasury e ai Gilt, e adottato posizioni più difensive uscendo dai mercati sviluppati in cui era maggiore la probabilità di un rialzo dei tassi. Abbiamo inoltre incrementato le posizioni in dollari del portafoglio, nella convinzione di un allentamento monetario meno aggressivo da parte della Fed”.
“A seguito della sovraperformance della crescita statunitense rispetto a quella della maggior parte del mondo sviluppato, abbiamo inoltre ritenuto che l’andamento del dollaro avrebbe beneficiato di un apprezzamento, in particolare contro lo yen, poiché la politica nazionale del Giappone mira all’indebolimento della moneta”.
Hess ritiene che questa strategia si sia in generale dimostrata vincente mentre il quadro macroeconomico resta invariato, con una crescita stabile negli Stati Uniti, la capace gestione del rallentamento dell’attività in Cina e prezzi delle commodity contenuti.
“Riguardo all` Eurozona, gli effetti del fiscal drag scemeranno progressivamente nei prossimi 12 mesi”, secondo Hess. “L’anno prossimo di questi tempi, la transizione rispetto alle politiche di austerity dovrebbe gravare molto meno sulle economie dei paesi periferici”.
Nel complesso il quadro sta migliorando ma in maniera tale da non comportare enormi pressioni inflazionistiche. Ciò significa che anche se la Fed dovesse iniziare a ridurre l’acquisto di attivi non ha al contempo la necessità di affrettarsi a irrigidire la politica monetaria. Forse a maggio abbiamo assistito a una reazione istintiva ed esagerata generata dai timori riguardo all’eventualità di una forte inversione delle condizioni di liquidità sui mercati”.
“In generale”, conclude il gestore, “siamo ancora animati da convinzioni molto solide riguardo alle nostre posizioni in portafoglio e pensiamo che molte di esse riprenderanno a generare valore. Numerose tra loro hanno il potenziale per registrare nuovi massimi rispetto ai livelli passati, anche a quelli di aprile e maggio”.