I rendimenti reali contano

In un periodo che vede le economie dell’OCSE confrontarsi con la repressione finanziaria, gli investitori dovrebbero ricercare asset class che offrano rendimenti reali positivi.

È l’opinione di Allianz Global Investors che, a conclusione del recente Investment Forum a Hong Kong, invita a seguire in particolare i mercati azionari - con un focus su small cap, titoli growth e società con elevati payout ratio - le obbligazioni e le valute asiatiche e gli investimenti alternativi.

Uno dei principali temi discussi in occasione dell`Investment Forum di Allianz Global Investors riguarda il futuro dell’Unione economica e monetaria (UEM). I partecipanti hanno condiviso l’opinione di AllianzGI in
merito allo scenario più probabile: la compagine dell’Euro Zona non cambierà, sebbene sia ancora prematuro sancire il cessato allarme per la Grecia dopo le ultime elezioni. Il rischio di sviluppi negativi, in particolare sul fronte dei rischi politici, rimane elevato.

Andreas Utermann, Global Chief Investment Officer di Allianz Global Investors, ha così commentato gli argomenti emersi durante il Forum: “Ogni nuovo intervento dell’UE riesce a calmare i mercati per un periodo sempre più breve: la strategia europea di guadagnare tempo nella speranza di una solida ripresa economica, avviata tre anni fa, si è dunque rivelata fallimentare”.

“Il nostro scenario di base prevede tuttora che l’euro sopravviva alle attuali sfide. Detto questo, riteniamo che una soluzione positiva della crisi europea non possa prescindere da tre condizioni:
1. un’unione bancaria europea e una ricapitalizzazione del settore bancario diversificata per paese;
2. un Fiscal Redemption Fund, come suggerito dal Consiglio Tedesco dei Saggi, per giungere a una
soluzione di mutualizzazione del debito per la quota eccedente il 60% del PIL;
3. l’intervento della BCE come prestatore di ultima istanza”.

L’uscita dal QE non è immediata

Relativamente al futuro corso della politica monetaria, rimane da capire quando e con quali modalità le principali banche centrali abbandoneranno l’allentamento quantitativo (QE). Finora la liquidità
supplementare resa disponibile dal QE non si è canalizzata nell’economia reale come si sperava, mentre l’allentamento quantitativo è diventato sempre più uno strumento per rifinanziare il debito pubblico e
tenere bassi i rendimenti.

Aggiunge Andreas Utermann: “Nel cercare una via d’uscita da questo ciclo, non disponiamo di precedenti ovvi e di successo a cui riferirci. Un’uscita dal QE sembra improbabile nel breve termine, nonostante la presenza di liquidità in eccesso nel sistema bancario con un tasso EONIA (Euro OverNight Index Average) che non si discosta dal tasso di deposito. Dobbiamo abituarci ai tassi bassi delle banche centrali e del mercato monetario, senza contare che l’effettiva uscita delle banche centrali dall’allentamento quantitativo si rivelerà un’arma a doppio taglio: i maggiori rendimenti per gli investitori saranno compensati dalla prospettiva di una svalutazione degli investimenti esistenti”.

La repressione finanziaria nei paesi OCSE

Un’ulteriore implicazione dei tassi di interesse reali negativi è la repressione finanziaria nella regione dell’OCSE. In questa situazione, caratterizzata da tassi reali inferiori alla crescita del PIL, è possibile
ridurre il debito pubblico con l’inflazione. In passato questo accadde, per esempio, negli Stati Uniti durante il secondo dopoguerra: tra il 1945 e i primi anni 80 gli Stati Uniti riuscirono a ridurre il rapporto debito/PIL dal 120% circa al 35% grazie alla combinazione di bassi tassi di interesse e controlli sul
capitale.

Il commento di Stefan Hofrichter, Chief Economist di Allianz Global Investors: “In un periodo di repressione finanziaria i costi ricadono su obbligazionisti e risparmiatori, mentre le prospettive sono migliori per gli investitori azionari. Le distorsioni dei tassi di interesse senza dubbio possono determinare un’allocazione inefficiente del capitale, capace di soffocare la crescita a medio termine, tuttavia molte società dei paesi industrializzati abbondano di liquidità che possono incanalare verso i dividendi, a tutto vantaggio degli azionisti”.

Rendimenti reali dai titoli azionari e dalle obbligazioni e valute asiatiche

Questo scenario, destinato a perdurare secondo i partecipanti al Forum, non è privo di conseguenze per gli investitori, considerato che anche le obbligazioni di elevata qualità sono sopravvalutate. A meno che i
titoli non siano mantenuti fino a scadenza e in portafogli in grado di evitare il mark-to-market, gli obbligazionisti corrono il rischio di assistere a un calo delle valutazioni quando la marea della repressione
defluirà.

A fronte di queste forti pressioni sugli obbligazionisti, vi sono diverse asset class che potrebbero generare rendimenti reali. Oltre a materie prime, settore immobiliare e investimenti infrastrutturali, queste
asset class comprendono in particolare i titoli azionari e le obbligazioni e valute asiatiche. “Considerato lo stato di salute relativamente buono delle finanze pubbliche nei paesi emergenti asiatici, la solidità delle partite correnti, le elevate riserve in valuta estera e - in media - le valute sottovalutate, consideriamo molto interessanti i mercati asiatici del reddito fisso. Nel segmento azionario, le small cap e le società con elevati payout ratio dovrebbero rappresentare la prima scelta per gli investitori. I dividendi sembrano destinati a essere il principale driver dei rendimenti azionari”, conclude Utermann.

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