I portafogli finanziari degli italiani non sanno essere internazionali
Gli investitori italiani si rivelano essere tra i più propensi a considerare di investire fuori dalle frontiere nazionali: il 55% degli investitori che devono ancora posizionarsi a livello internazionale si dichiara fermamente intenzionato a prendere in considerazione investimenti in mercati esteri, una percentuale che supera di buona misura quella di tutti gli altri paesi europei – tra cui il 25% della Germania e il 20% della Francia – nonché il 24% degli Stati Uniti. Globalmente riguardo a questo trend l’Italia è seconda solo alla Cina.
Ciò costituisce uno dei dati più interessanti emerso da un vasto studio appena realizzato dal gestore di asset globale, Legg Mason Global Asset Management.
Lo studio, che ha raccolto i dati forniti da più di 3.000 intervistati in 13 paesi, rivela che il 57% degli investitori italiani è intenzionato a prendere in considerazione l’estero come area di investimento per il comparto azionario, mentre addirittura il 68% intende farlo per il reddito fisso. Da questo punto di vista, percentualmente l’Italia si classifica poco sopra la media globale (65%), di un ben 10% sopra la media europea (57%) e di un 15% sopra quella Usa (56%).
Quanto agli asset che producono un reddito, quasi tre quarti (il 73%) degli investitori italiani ne allocano una quota del 19% sui mercati internazionali. Due terzi di questi investitori (il 67%) dichiara che gli investimenti in mercati non nazionali stanno acquistando una importanza sempre maggiore.
I fondi globali che investono in una varietĂ di paesi sono il modo preferito dagli investitori per procurarsi una esposizione agli investimenti internazionali (il 56%), mentre solo il 28% investe in fondi mono-paese.
Quali sono le regioni o i paesi che gli investitori considererebbero per i loro investimenti globali? Alla domanda sui mercati che sceglierebbero, gli italiani si mostrano aperti a valutare le varie possibilità : l’Europa (escluso il Regno Unito) è la regione di scelta per il 64% degli intervistati, seguita dagli Usa (il 63%), dai paesi emergenti non-Bric e dal Brasile (il 62%), dall’India (il 60%) e dalla Cina (il 59%).
I maggiori ostacoli individuati rispetto ad investire fuori dai confini nazionali sono l’insufficiente trasparenza e la difficoltà di accedere alle informazioni richieste per questo tipo di investimenti (42%), seguiti dal rischio ad essi associato (38%) e dall’incertezza globale (37%). Infine, una parte degli investitori menziona il rischio valutario (36%).
Ian Edmonds, gestore del fondo Legg Mason Western Asset Global Multi Strategy Fund commenta:
“à rassicurante registrare tra gli investitori italiani un interesse così forte per gli investimenti nel reddito fisso a livello internazionale. Lâ€investimento in un’ampia gamma del settore obbligazionario, quale quella proposta del Global Multi Strategy Fund, permette agli investitori di beneficiare di un reddito piĂą alto e del potenziale che offrono i settori a rischio piĂą alto, con il vantaggio che il gestore, mantenendo consistenti le posizioni in quei settori del mercato obbligazionario che offrono una maggiore liquiditĂ e proteggendo il Fondo quando il contesto diventa piĂą avverso al rischio, è in grado di contenere per conto loro la volatilitĂ cui è esposto il beneficio finale`.
Guardando avanti al resto del 2013, gli investitori italiani sono più positivi delle loro controparti europee: il 40% dichiara di avere una tolleranza al rischio “aggressiva”, che raggiunge il 45% quando investono in prodotti che generano reddito.
La maggior parte degli investitori italiani considera quello attuale come un buon periodo per investire nel reddito fisso (il 68%), in immobili (il 63%) e in azioni (il 56%). Inoltre, 4 su 10 investitori italiani dichiarano di voler aumentare l’allocazione nell’obbligazionario nel corso del prossimo anno, il che li colloca tra gli europei più convinti riguardo a questa scelta tra i 13 paesi inclusi nello studio.