I perchè della strategia della Bce
Non sorprende, data l’opposizione della Bundesbank e dei vincoli imposti dal suo mandato, che la BCE abbia rinunciato a lanciare durante il meeting di dicembre il QE su larga scala, nonostante tale azione fosse giustificata dalla debolezza monetaria dell’Eurozona. Questa rinuncia, tuttavia, è stata controbilanciata da una crescita inaspettatamente generosa delle operazioni di sostegno del suo sistema bancario, con un aumento del termine massimo dei prestiti agevolati a tre anni, accompagnati da un ulteriore allentamento significativo dei requisiti di garanzia.
Il presidente della BCE Draghi si augura che una massiccia immissione di liquidità scoraggerà le banche dal liquidare i loro portafogli di obbligazioni sovrane e perfino dallo stimolare gli acquisti rinnovati, ottenendo così il QE indirettamente. Questa strategia (“backdoor QE”) sembra essere stata impiegata con successo nel 2008-09 quando il prestito della BCE è aumentato di 350 miliardi di euro nel mese di ottobre 2008, in seguito al crollo Lehman, mentre gli acquisti della banca di governo di obbligazioni governative sono salite a 315 miliardi di euro nei successivi 12 mesi. Quest’ultima cifra rappresentava il 3,4% della massa monetaria M3.
Le recenti perdite, il maggiore rischio di default e i nuovi requisiti di mark to marketsuggeriscono che le banche saranno molto più caute nell’espandere i propri portafogli obbligazionari in questa fase. L’attuale immissione di liquidità, tuttavia, può superare l’aumento del 2008-09 con un ampio margine, in quanto le banche faranno pieno uso delle operazioni di agevolazione a tre anni nel mese di febbraio. Il premio per aver accettato il rischio sovrano, inoltre, è molto più grande rispetto al dopo Lehman – il differenziale tra il rendimento italiano a 10 anni e il tasso repo della BCE era di 260 punti base nel mese di gennaio 2009 rispetto al recente picco di 600.
La strategia di “backdoor QE” è subottimale e rischiosa, ma è stata la migliore opzione disponibile per Draghi e potrebbe riuscire ad allentare le condizioni monetarie e a contenere l’attuale recessione.
Simon Ward , Chief Economist di Henderson Global Investors