I MEDICI DI FAMIGLIA (MMG) E IL PNRR

I MEDICI DI FAMIGLIA (MMG) E IL PNRR

Trento, 18 gennaio 2025. Di Paolo Rosa, avvocato.

Secondo quando riportato sul sito del Ministero della Salute, ogni cittadino iscritto al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ha diritto a un medico di medicina generale (MMG), il c.d. medico di famiglia, attraverso il quale può accedere a tutti i servizi e prestazioni inclusi nei livelli essenziali di assistenza (LEA).

Il medico di famiglia non è un medico dipendente del SSN, ma lavora in convenzione con l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) e il suo rapporto di lavoro è regolamentato dall’accordo collettivo nazionale, dagli accordi integrativi regionali e dagli accordi attuativi aziendali a livello delle singole ASL.

I medici di famiglia sono interessati dal PNRR.

“La Riforma dell’assistenza territoriale definisce un nuovo modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale che mira a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze.

Il nuovo assetto istituzionale e organizzativo dell’assistenza sanitaria primaria consentirà al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati, in linea con le migliori prassi europee.

Obiettivi della riforma

Definire un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria in grado di individuare standard strutturali, tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio nazionale, per garantire a cittadini e operatori del Servizio Sanitario Nazionale il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza – LEA.

Facilitare l’individuazione delle priorità di intervento in un’ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche.

Favorire la continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità, che comportano il rischio di non autosufficienza anche attraverso l’integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario.

Disegnare un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ambientale e climatico.

Allinearsi agli standard qualitativi di cura dei migliori Paesi europei.

Punti chiave della Riforma

La Riforma dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale è regolata dal decreto interministeriale di natura regolamentare del 23 maggio 2022, pubblicato nella GURI Serie Generale n. 144 del 22 giugno 2022, che ridisegna funzioni e standard del Distretto.

Ecco principali contenuti e standard:

Casa della Comunità - Aperte fino a 24h su 24 e 7 giorni su 7, almeno 1.038 Case della Comunità finanziate con le risorse del PNRR, diffuse in tutto il territorio nazionale, sono il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria.

Rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione

Centrale operativa 116117 - La Centrale operativa 116117 (Numero Europeo Armonizzato – NEA per le cure mediche non urgenti) è il servizio telefonico gratuito a disposizione di tutta la popolazione, 24 ore al giorno tutti i giorni, da contattare per ogni esigenza sanitaria e sociosanitaria a bassa intensità assistenziale

Centrale Operativa Territoriale- COT - Svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza

Infermiere di Famiglia e Comunità - È la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica, ai diversi livelli di complessità, in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera. Non solo si occupa delle cure assistenziali verso i pazienti, ma interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali

Unità di continuità assistenziale - È un’équipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della presa in carico di individui, o di comunità, che versano in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e che comportano una comprovata difficoltà operativa

Assistenza domiciliare - La casa come primo luogo di cura. Le Cure domiciliari sono un servizio del Distretto per l’erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza. Trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc. Sono prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana

Ospedale di comunità - È una struttura sanitaria di ricovero dell’Assistenza Territoriale con 20 posti letto che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio

Rete delle cure Palliative - È costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l’attività di consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice. Le cure palliative sono rivolte a malati di qualunque età e non sono prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse traiettorie della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale

Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie - Il Consultorio Familiare e l’attività rivolta ai minori, alle coppie e alle famiglie garantiscono prestazioni, anche di tipo domiciliare, mediche specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, ostetriche, psicologiche, psicoterapeutiche, infermieristiche, riabilitative e preventive, nell’ambito dell’assistenza territoriale, alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle Case della Comunità, privilegiando soluzioni che ne tutelino la riservatezza

Telemedicina - Viene utilizzata dal professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti o servizi di consulenza e supporto ad altri professionisti sanitari. Inclusa in una rete di cure coordinate, la Telemedicina consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione”. (Fonte: Ministero della Salute).

Dal rapporto della Fondazione GIMBE di Bologna del 07.03.2024 si evince che: al 01.01.2023 i medici di famiglia erano 37.860 e avevano in carico oltre 51,2 milioni di assistiti.

In termini assoluti, la media nazionale è di 1.353 assistiti per ogni medico di famiglia con una notevole diversificazione tra loro, quanto a numero di assistiti, che va da 1.500 a 1.800, numero che talora viene ulteriormente superato attraverso deroghe locali, per esempio sino a 2.000 nella Provincia Autonoma di Bolzano.

Il Report della Fondazione GIMBE, tenuto conto dei pensionamenti attesi (11.400), stima per il 2026 la mancanza di oltre 3.100 medici di famiglia.

Il Governo sembra intenzionato a cambiare lo status lavorativo del medico di famiglia, da libero professionale in dipendente.

Oggi il medico di famiglia è tutelato, dal punto di vista previdenziale e assistenziale, dalla Fondazione ENPAM attraverso il Regolamento Fondo della medicina convenzionata e accreditata.

Per i contributi previdenziali bisogna guardare la tabella C.

L’ENPAM ha già messo le mani avanti affermando che non potrà garantire il pagamento delle pensioni ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta, se da convenzionati dovessero diventare dipendenti.

Sull’argomento il Presidente dell’ENPAM ha precisato che “in passato abbiamo già quantificato in 84 miliardi di euro il costo prospettico per le Casse dell’ENPAM se la contribuzione dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta venisse attratta all’INPS in quanto dipendenti, e lo scenario peggiore addirittura si avrebbe facendo diventare subordinati solo i nuovi medici”.

Ora mi pare evidente che con il passaggio da Enpam in INPS i medici di famiglia non perderebbero nulla in termini di contribuzione versata.

E' ovvio, infatti, che i contributi pensionistici non si perdono perché passano direttamente all’INPS.

L’aliquota pensionistica del medico di famiglia è il 22% della sua retribuzione, l’aliquota pensionistica del medico dipendente è il 33%, della sua retribuzione.

E’ quindi ovvio che la pensione del medico dipendente non potrà che essere più alta rispetto a quella del medico convenzionato per il quale, fra l’altro il contributo versato dal S.S.N. è inferiore.

E' infatti il 10,375%, rispetto al 24,2 % del contributo che lo Stato versa per del medico dipendente.

Attualmente l'aliquota pensionistica dei medici di famiglia che è del 22%, così ripartita: l'11,625% è versato dal singolo medico, mentre il 10,375% è versato dal S.S.N.

L’aliquota pensionistica del medico dipendente è invece del 33% così ripartita : 8,80% a carico del medico dipendente ed il restante 24,2 % a carico del S.S.N.

Riepilogando:

Il medico di famiglia versa 11,625%, il S.S.N. versa 10,375%, Totale 22%.

Il medico dipendente versa 8,80%, il S.S.N. versa 24,2 %, Totale 33%.

Transitando in INPS il medico di famiglia avrebbe una pensione di importo maggiore, il TFR e le ferie pagate e la tredicesima, mentre perderebbe i benefit erogati da Enpam, di cui alla Guida completa per i medici di medicina generale, Dalla laurea alla pensione Enpam.

Non entro nel merito, non avendone la competenza, se, per il cittadino, sia preferibile il medico in convenzione o dipendente.