I grandi gestori incerti sull’impatto della crisi europea e meno ottimisti sull’andamento dell’economia americana
Dopo aver seguito con attenzione l’evolversi della situazione in Europa, i gestori americani sembrano ora dividersi sull’impatto che la crisi dell’Eurozona potrà avere sull’andamento dei mercati. Secondo il sondaggio trimestrale effettuato da Russell Investments, quasi la metà dei gestori intervistati (48%) ritiene che gli sviluppi della situazione europea avranno un impatto negativo sui mercati nel prossimo anno, rimarcando i progressi minimi compiuti verso una soluzione decisiva.
In controtendenza, il 33% si aspetta invece che l’andamento della crisi del debito sovrano in Europa possa avere riflessi positivi, crede possibile una risoluzione e ritiene che molte delle notizie negative siano già scontate dal mercato.
L’Investment Manager Outlook di Russell Investments ha coinvolto quasi 200 money manager americani che si occupano delle scelte di portafoglio presso società di gestione specializzate sia sull’azionario sia sull’obbligazionario. Il sondaggio permette di tracciare un quadro del sentiment del mercato e di individuare i cambiamenti e le tendenze nelle scelte di asset allocation.
Secondo i gestori intervistati, i due principali eventi che avranno un impatto positivo sul mercato americano nel 2013 sono le elezioni presidenziali (30%) e la risoluzione del cosiddetto fiscal cliff (a
dicembre 2012, se non interverranno modifiche normative, scadranno, infatti, una serie di agevolazioni fiscali introdotte dalle passate legislature ed entreranno in vigore dei tagli alla spesa pubblica). Dall’altro
lato, molti gestori (37%) sottolineano proprio come il fiscal cliff possa avere un impatto negativo sui mercati.
Anche la situazione della Cina rappresenta una fonte di preoccupazione, e il 18% degli intervistati ritiene che il recente rallentamento dell’economia cinese possa avere conseguenze negative. “I mercati non amano l’incertezza e i gestori stanno ancora cercando segnali di chiarezza su diversi fronti, dalla situazione dell’Eurozona alle elezioni americane, al fiscal cliff”, afferma Rachel Carroll, consulting client executive di Russell Investments. “Ogni risoluzione o progresso significativo può portare a rialzi improvvisi sui mercati, ecco quindi spiegati i benefici per molti investitori del rimanere investiti e diversificati, nonostante la volatilità di breve termine”.
Quanto alla situazione europea, Carroll aggiunge che le recenti misure introdotte dalla Bce hanno avuto effetti positivi. “Mentre un peggioramento della crisi europea nei prossimi mesi sembra improbabile, molti gestori guardano con attenzione ad altri fattori critici in Europa. In Russell crediamo, infatti, che per raggiungere una soluzione definitiva sarà necessario raggiungere una più stretta sorveglianza bancaria a
livello europeo, la ricapitalizzazione di istituti bancari di dimensioni significative e un’assicurazione sui depositi bancari simile alla Federal Deposit Insurance Corporation americana”.
In calo le aspettative sulla crescita economica degli Stati Uniti Nonostante la buona reazione iniziale dei mercati all’annuncio della Federal Reserve di un nuovo piano di quantitative easing (QE3) e di nuovi stimoli per l’economia americana, la politica della Fed non è tra gli eventi principali che i vari gestori citano come rilevante sui mercati. La grande maggioranza dei gestori intervistati (73%) ritiene che la crescita del prodotto interno lordo degli Stati Uniti si attesterà tra l’1,5 e il 2% per il prossimo anno. Questo dato rappresenta una view meno ottimistica rispetto a quanto dichiarato dagli stessi gestori a giugno, quando il 58% dei gestori si attendeva una crescita del PIL del 2,5%.
“Come molti gestori, anche Russell ha recentemente rivisto al ribasso il proprio outlook sulla crescita economica americana e ritiene che le manovre fin qui approntate non siano sufficienti per risollevare
l’economia e migliorare il tasso di disoccupazione. Ci aspettavamo che la Fed varasse delle manovre equesto è accaduto nelle passate settimane”, afferma Carroll. “Molti gestori si aspettavano un QE3 e
ritenevano che fosse già prezzato dai mercati e avrebbe avuto un impatto inferiore rispetto ad altri eventi. Alla luce della reazione dei mercati all’annuncio della Fed, appare chiaro come il sentiment degli
investitori sia incoraggiato dalla natura per cosi dire aperta del QE3 e dagli altri segnali che mostrano l’intento della Fed di sostenere l’economia americana”
Gestori meno ottimisti su tutte le asset class, a esclusione del real estate
L’ultima rilevazione dell’Investment Manager Outlook mostra i gestori meno rialzisti rispetto ai dati di giugno. Il 53% dei gestori è rialzista sul comparto US large cap growth equities, 20% in meno rispetto al
dato registrato nel settembre 2011. Sullo stesso periodo, i gestori che vedono al rialzo il comparto US large cap value equities sono scesi di 11 punti percentuali, attestandosi al 52%, mentre i rialzisti sull’azionario dei mercati emergenti sono scesi addirittura di 24 punti percentuali, a quota 50%.
Al contempo, il real estate diventa l’asset class sulla quale i gestori sono più ottimisti (55%, livello mai raggiunto da quando la rilevazione viene effettuata). Una crescita anche per il comparto non-US developed market equities che vede salire di 11 punti la percentuale di rialzisti (38%) Cash e governativi americani scendono entrambi al 7%, rispetto ai valori registrati a giugno 2012 quando i rialzisti erano il 17% e il 12%.
“L’outlook dei gestori per le varie asset class sembra essere influenzato principalmente dalle loro aspettative su una crescita americana in rallentamento e sulla persistente incertezza che caratterizza i
mercati”, sottolinea Rachel Carroll. “Nonostante ciò non si stanno dirigendo verso i cosiddetti porti sicuri, come la liquidità e le obbligazioni governative americane, ma stanno cercando asset che possono
apparire più interessanti in termini relativi come il real estate, che può offrire ritorni interessanti e fondamentali solidi grazie a livelli modesti di nuove costruzioni che beneficiano di proprietà già esistenti”.
L’outlook dei gestori mostra come le loro preferenze vadano per i settori pro-ciclici e orientati alla crescita come i tecnologici e l’energia. I settori più tradizionalmente difensivi come le utilities e i beni di consumo registrano, invece, livelli inferiori di preferenza rispetto a giugno, rispettivamente con un calo dell’11 e del 15%.