I gioielli dello STOXX® Europe Total Market Aerospace & Defense

Milano, 24 febbraio 2025. A cura di Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier
Nella mitologia nordica il Reno nasconde un tesoro, dell’oro le cui virtù magiche conferiscono immensi poteri a chi lo possiede, a patto che rinunci all'amore.
L'Europa, consapevole delle conseguenze del suo gesto, si impadronirà di quest’oro da poco riscoperto?
Certo, a distanza di mille anni l'oro in questione presenta un aspetto un po' diverso, anche se lo si riconosce facilmente.
Oggi, ad esempio, si chiama “Rheinmetall”, azienda tedesca specializzata in armamenti ed equipaggiamenti con sede a Düsseldorf, sul Reno naturalmente, il cui titolo brilla di mille luci: +44% dall'inizio dell'anno (al 21 febbraio) e +947% in tre anni!
Ma il tesoro europeo cela altri gioielli, non necessariamente germanici.
Sono Leonardo, Thales o Airbus, riuniti in un forziere chiamato indice STOXX® Europe Total Market Aerospace & Defense.
Dal 1° gennaio, questo portafoglio ha messo a segno il 15% circa (al 20 febbraio), battendo la maggior parte degli indici mondiali.
Meglio ancora: dall'inizio della guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022 - esattamente tre anni fa - questo indice è cresciuto del 136% (in euro) superando anche i famosi “Magnifici 7”, i giganti americani della tecnologia, nonostante il loro andamento strepitoso (+131% in dollari).
L'esplosione dei titoli legati alla difesa trova naturalmente la sua origine nello scoppio della guerra in Ucraina.
Con il tempo però, a sostenere questa tendenza è stato un fattore più strutturale: il completo capovolgimento della dottrina europea in materia di difesa.
Stimolata durante il primo mandato di Trump che minacciava di ritirare gli Stati Uniti dalla NATO se gli europei non avessero rispettato l'impegno di destinare il 2% del loro bilancio alla difesa, messa poi con le spalle al muro dal conflitto in Ucraina e dalle recenti dichiarazioni di Trump che vanno nella direzione delle rivendicazioni territoriali russe e riducono il suo sostegno all'Ucraina, l'Europa si vede costretta a dare una nuova priorità alla questione della difesa.
A livello di bilancio il cambiamento è palese.
Le spese militari, per molto tempo inferiori al 2% richiesto dalla NATO, sono cresciute di recente e, facendo eco a una richiesta di Trump, l'obiettivo del 5% è stato persino menzionato dal presidente Macron.
Se nel breve termine simile livello sembra irraggiungibile, sta comunque a indicare una direzione da seguire.
Un obiettivo del 3,5%, vicino al livello attuale degli Stati Uniti, sembra raggiungibile entro il 2035.
Come finanziare però tale sforzo?
La questione verrebbe rapidamente scartata se queste spese dovessero essere coperte dai soli bilanci nazionali, per la maggior parte già dissanguati.
Ma l'Europa sa dimostrarsi creativa quando è messa alle strette.
Ci si può aspettare, in particolare, la creazione di nuovi strumenti sovranazionali autorizzati a emettere debito destinato a progetti militari.
Collaborando con investitori privati per moltiplicare le somme in gioco la Banca europea per gli Investimenti potrebbe avere un ruolo da svolgere grazie anche a innovazioni normative, come l'esclusione delle nuove spese militari dal calcolo del debito pubblico monitorato dalla Commissione.
L'attuazione di queste misure non sarà immediata.
Ma nel giro di diversi anni, questo sforzo trasformerebbe l'industria e la ricerca europee, così come l'occupazione.
Barclays[1] stima l'aumento della crescita, in uno scenario mediano, tra lo 0,1% e lo 0,3% all'anno, con un effetto cumulativo dell'1,6% circa entro il 2035.
Anche se può sembrare di modesta entità, si tratta di una spesa aggiuntiva di 1.625 miliardi rispetto alla tendenza attuale.
Questo calcolo si basa per giunta su un'ipotesi del 3,5% di punti di PIL dedicati alla difesa e con uno scenario al 5% l’effetto raddoppierebbe.
Dal punto di vista del mercato, le conseguenze sono evidenti.
Più debito pubblico, ma autorizzato.
Più crescita, concentrata su alcuni settori.
Più ricchezza per i produttori di armi che diventano, per un certo periodo, il nuovo oro del Reno, o quello della Garonna nel caso di Airbus.
Ma il mito ammonisce: impadronirsi di quest’oro significa rinunciare all'amore.
Di fatto, questo denaro non fluirà necessariamente nelle casse degli ospedali o dell'istruzione.
Il ciclo wagneriano inaugurato dall'Oro del Reno ci ricorda che rinunciare all'amore non è privo di conseguenze, tant’è che si chiude con: “Il crepuscolo degli dei”.