I gestori in balia dei mercati, anche negli hedge
Ad ottobre sono proseguite le difficoltà che hanno contraddistinto il secondo semestre dell’anno. La brusca inversione di rotta dei mercati azionari ha colto alla sprovvista molti gestori, che negli ultimi due mesi avevano adottato un profilo più difensivo. L’MSCI World Index ha chiuso il mese in rialzo dell’8,7% (contro la flessione del 6% di settembre), mentre l’HFRI Fund of Funds Composite Index ha guadagnato l’1,4%. Ad ottobre, la dispersione complessiva dei rendimenti è stata la più alta mai registrata dal team Hedge Fund Research di Man, laddove più di un terzo dei gestori ha guadagnato o perso oltre il 5% in un mese. Per quanto riguarda gli stili, i prodotti equity hedged hanno generato ottimi rendimenti grazie alla sovraperformance delle allocazioni più esposte ai settori ciclici, mettendo a segno il miglior avanzamento mensile da inizio anno. I gestori managed futures, di contro, hanno subito le perdite maggiori avendo iniziato il mese con una sostanziale avversione al rischio, che li ha di fatto esclusi dal vigoroso rimbalzo di ottobre.
La ritrovata propensione al rischio, alimentata dalle speranze di una risoluzione della crisi del debito europea e da un certo ottimismo circa le prospettive per l’economia, ha contribuito all’arretramento delle piazze obbligazionarie. Il miglioramento del clima di fiducia ha inoltre avvantaggiato le materie prime, e il greggio WTI ha guadagnato il 17,7% (in USD).
Equity hedged ed event driven
I gestori equity hedge tendono a sovraperformare durante la stagione degli annunci societari perché puntano a individuare vincitori e perdenti, e questo elemento di stagionalità ha aiutato l’HFRI Equity Hedge Index a guadagnare il 5,2% ad ottobre, sebbene sia stato un periodo molto impegnativo a causa dei livelli ancora elevati di correlazione tra i singoli titoli. I guadagni più pronunciati sono giunti dalle allocazioni esposte ai settori più ciclici, come energia e materiali (HFRI Energy/Basic Materials Index: +8,1%), mentre i settori più difensivi hanno evidenziato avanzamenti più contenuti (HFRI Technology/Healthcare: 3,3%).
Su base regionale, l’S&P 500 ha chiuso il mese in rialzo di quasi l’11%; gli annunci di utile delle aziende statunitensi hanno fornito sostegno al mercato, e i gestori che hanno mantenuto un orientamento lungo sono riusciti a partecipare in piccola parte al rally. Tuttavia, i gestori che avevano sovraperformato hanno chiuso in ribasso poiché le notizie relative ai singoli titoli hanno penalizzato gli stock picker più concentrati. In particolare, le posizioni in aziende informatiche di alto profilo quali Amazon e Netfix hanno risentito dei risultati inferiori alle attese. Anche i gestori concentrati sull’Europa hanno archiviato un avanzamento, ma gli utili più cospicui sono stati generati dagli operatori impegnati sui listini asiatici (MSCI Asia Pacific ex Japan Index: +15,1%). Ancora una volta, tuttavia, i rendimenti dei gestori sono risultati inferiori a quelli degli indici a causa dell’esiguità delle esposizioni nette e lorde.
In ambito event driven, l’HFRI Event Driven Index ha espresso la maggiore progressione mensile da inizio anno, guadagnando il 3,1%. Tutte le strategie hanno contribuito positivamente giacché il rialzo dei mercati azionari, il restringimento degli spread creditizi e sulle attività M&A hanno impresso slancio ai rendimenti.
Managed futures e global macro
Ottobre è stato un mese difficile per i gestori managed futures (New Edge CTA Index: -3,7%) poiché i trend follower hanno iniziato il mese con posizionamenti avversi al rischio a seguito delle forti tendenze palesatesi ad agosto e settembre. Le posizioni in azioni e obbligazioni hanno causato perdite tra le più pronunciate, mentre guadagni contenuti sono stati realizzati su metalli preziosi, argento e oro. Le performance registrate dai gestori in cui investe Man erano comprese tra il +5% e il -15%; i rendimenti migliori sono stati generati dai gestori diversificati non correlati.
Ottobre è stato un mese impegnativo anche per i gestori global macro, area in cui si è registrata ancora una volta un’ampia dispersione dei rendimenti. Complessivamente, l’HFRI Macro Index ha perso l’1,4% in un mese che ha sorpreso quasi tutti per la durata e l’intensità del rally che lo ha contraddistinto. Parte delle perdite più pesanti in area global trading è provenuta dagli operatori che hanno mantenuto un outlook fondamentalmente negativo. In ambito emergente le performance sono rimaste contrastanti; i gestori specializzati in commodities hanno sottoperformato malgrado l’S&P GCSI Index abbia guadagnato quasi il 10% sulla scia del posizionamento difensivo mantenuto dai gestori.
Relative value ed event driven
L’HFRI Relative Value Index ha guadagnato l’1,5% su base mensile, dato che la contrazione dei differenziali creditizi ha sostenuto i rendimenti. Nel comparto fixed income arbitrage, è stata mantenuta la predilezione per i mercati del reddito fisso statunitensi ed europei. Molti di essi hanno beneficiato della prevista riduzione dei tassi decisa durante la prima riunione della Banca Centrale Europea presieduta da Mario Draghi. Un’altra operazione molto in voga ha riguardato i crediti sovrani europei, laddove gli operatori hanno assunto posizioni lunghe in alcune emissioni e posizioni corte in altre.