I CONTI "C" IN RUSSIA

I CONTI "C" IN RUSSIA

Redazione, 10 marzo 2024.

I conti "C", in Russia, sono quelli che contengono i beni appartenenti ai titolari occidentali, attualmente bloccati in reazione allo stesso trattamento riservato alle riserve russe in occidente e, particolarmente, in Europa.

Non c'è il dettaglio dei conti "C" ma solo un'approssimativa quantificazione del loro valore totale, paragonabile a quanto, delle riserve russe, è stato bloccato in Europa, dalla guerra in Ucraina.

I conti "C", sono al centro dell'attenzione russa come arma di rivalsa, nel caso in cui l'occidente, guidato dagli USA, si avventurasse nella definitiva confisca dei beni appartenenti allo Stato russo, tutt'ora  congelati, per trasferirli all'Ucraina per la sua ricostruzione.

Il fine della ricostruzione appare improbabile, con la guerra ancora in corso che non la consentirebbe rischiando di ricostruire ciò che potrebbe, di nuovo, andare distrutto.

Debole il mezzo e irragionevole il fine dichiarato dal governo USA che ispira e spinge in questa direzione, violando i Trattati Internazionali.

Tant'è che la profondità dei dubbi sta bloccando l'azzardo, mentre Biden incalza i leader europei invitandoli ad abbandonare i loro complessi..., accelerando il passo verso questa misura irrituale.

Il congelamento dei beni russi è stato adottato dall’UE che ne custodisce la gran parte, mentre il Canada, gli Stati Uniti e il Giappone ne hanno quote marginali.

Il congelamento è per circa 300 miliardi di dollari, quasi tutti presenti nella piattaforma internazionale Euroclear che ha sede in Belgio, altro in Svizzera, nazione già compresa nella black list russa.

Piattaforma che conserverebbe la sua natura euro, compromettendo agli occhi degli osservatori internazionali la sua caratteristica clear e la sua affidabilità istituzionale finanziaria.

E' probabile, a fronte della leggerezza americana, che i depositi bloccati di rimando in Russia appartengano soprattutto ad istituzioni e privati europei.

Oltre alla confisca, i governi europei temono anche la reazione con attacchi informatici ai loro sistemi. 

Se  tale decisione mai adottata prima si dovesse assumere, la Cina e altri stati con liquidità in eccesso, potrebbero reagire a loro volta, inondando il mercato di dollari e di titoli del debito pubblico americano, provocando un shock finanziario di grande portata che schiaccerebbe il rating USA generando un affetto domino sulle piazze internazionali con un impatto di difficile previsione.

Questo, proprio nel momento in cui il dollaro è già avviato al suo declino per effetto delle iniziative dei Brics in fase di progressiva ed inesorabile espansione.

Biden vuole inventarsi una soluzione che lo liberi dal blocco del Congresso per i nuovi fondi all'Ucraina, preme sull'acceleratore, punta alla decisione prima delle presidenziali come se avesse già perso, per lasciare un'eredità politica ingestibile al suo successore e giocando tutte le sue carte con due mazzi, finchè è in gioco...

Anche se Janet Yellen ha avvertito che, se anche confiscassero i beni russi, dovrebbero preparsi ad inventare nuove risorse per l'Ucraina perchè anche questi sarebbero insufficienti.

Ma, questa esigenza è posticipata.

Per quanto l'Ucraina sia un pozzo senza fondo, una vera idrovora di risorse, per bruciare altri 300 miliardi, impiegherebbe almeno qualche mese.

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