I Brics si muovono per un nuovo sistema economico globale

Scritto per Ifanews da Mario Lettieri, Sottosegretario all’Economia del governo Prodi e Paolo Raimondi, economista. I paesi BRICS non vogliono più stare al gioco delle vecchie oligarchie occidentali sullo scacchiere geopolitico globale.

I Brics si muovono per un nuovo sistema economico globale

La loro recente dettagliata “Dichiarazione di Delhi” segna una svolta e un cambiamento di atteggiamento importanti. Dalle enunciazione di principi e dalle richieste di riforme, si passa all’azione nella costruzione di un nuovo sistema economico e monetario internazionale in un mondo “multipolare, interdipendente e sempre più complesso”.

Naturalmente, purtroppo, la stampa e la maggioranza del mondo politico occidentale, anche quello europeo, tendono ancora una volta a sottovalutare i risultati della Quarta Conferenza dei BRICS riuniti a fine marzo in India. Sono troppo impegnati a guardare il “proprio ombelico” mentre  la “Storia è in cammino”.

Le iniziative concrete sono tante. Prima di tutto i BRICS annunciano la creazione di una nuova Banca di Sviluppo al fine di “mobilitare risorse per la realizzazione di infrastrutture e progetti di sviluppo sostenibili nei paesi BRICS e in altre economie emergenti e in via di sviluppo”.

Sarà una banca che potrà contare sulle risorse e sulle monete dei BRICS. Si ricordi che questi paesi hanno il 75% delle riserve monetarie a livello mondiale.

E’ il primo passo verso la creazione di quel paniere di monete di cui anche noi parliamo da tempo. Esso può essere il nucleo di quel paniere più grande comprensivo anche del dollaro, dell’euro, dello yen e dell’oro che diventerà la base del nuovo sistema monetario internazionale, superando il decotto e fallimentare “sistema del dollaro”.

La nuova Banca di Sviluppo avrà il compito di emettere crediti nelle valute nazionali a sostegno di grandi progetti regionali, come i corridoi eurasiatici di trasporto ferroviario e di energia e moderne reti di infrastrutture in Brasile e in Sud Africa miranti a coinvolgere e ad unire gli altri paesi dei due continenti.

Essa si propone anche la crescita del commercio tra i paesi BRICS facendo uso delle rispettive monete nazionali, bypassando così il ruolo del dollaro come dominante moneta di scambio.

In verità da tempo molti accordi tra Brasile e Cina già vengono regolati nella moneta locale scelta. Inoltre India e Cina non pagano più in dollari il petrolio acquistato dall’Iran. E non si tratta di una quota minoritaria visto che i due paesi assorbono il 40% della produzione petrolifera iraniana.

Per far capire che non stanno parlando di ipotesi, i 5 governi hanno siglato in India due importantissimi accordi. Si tratta dell’”Extending Credit Facility in Local Currency under the BRICS Interbank Cooperation Mechanism”, proprio per emettere da subito crediti in monete nazionali sotto la supervisione del sistema interbancario dei BRICS, e del “Multilateral Letter of Credit Confirmation Facility Agreement” per la creazione e la gestione delle lettere di credito necessarie allo sviluppo del commercio tra i BRICS.

Tali decisioni mettono di fatto fuori gioco sia il Fondo Monetario Internazionale sia la Banca Mondiale. Il primo è accusato di “perdere la propria legittimazione ed efficacia” non avendo riformato la sua governance e il sistema delle quote di controllo in relazione all’effettivo peso economico e politico dei paesi emergenti e in via di sviluppo.

Per la Banca Mondiale i BRICS chiedono un nuovo presidente che provenga dal mondo in via di sviluppo che dia maggiori garanzie per far affluire le risorse necessarie alla crescita di quei paesi. In pratica la Dichiarazione evidenzia l’esigenza di passare dalla vecchia cooperazione Nord-Sud ad un vero partenariato tra paesi da considerare uguali superando anche quella sudditanza dei paesi riceventi  rispetto a quelli cosiddetti donatori.  

I cinque paesi riconoscono anche che i loro settori di ricerca stanno crescendo in qualità e in eccellenza. In alcuni casi sono secondi a nessuno. Oltre alle tecnologie tradizionali, essi stanno operando per delle strette collaborazioni nel campo delle nano tecnologie, delle biotecnologie e delle scienze dei nuovi materiali.

La “Dichiarazione di Delhi” traccia un quadro netto della situazione economica mondiale. Essi crescono mentre l’Occidente, gravato anche dalla crisi dell’euro, frena la ripresa. Si denuncia l’“eccessiva liquidità immessa dalle banche centrali per stabilizzare le loro economie interne inondando i mercati delle economie emergenti e provocando una eccessiva volatilità nei flussi di capitale e sui prezzi delle commodity… particolarmente quelle alimentari e dell’energia”.

Ciò sta destabilizzando le monete di parecchi paesi emergenti provocando pericolosi effetti inflazionistici. Dilma Rousseff, la presidente del Brasile, ha duramente stigmatizzato tali immissioni di liquidità come un vero “tsunami finanziario”. Perciò i BRICS chiedono anche “regole più stringenti del mercato dei derivati sulle commodity per evitare effetti destabilizzanti sui rifornimenti di cibo e di energia”.

Infine essi sfidano di petto il G20 il cui compito dovrebbe essere quello di “ricreare l’architettura finanziaria e monetaria internazionale” che è la condizione essenziale per la stabilità e la ripresa economica.

In tale contesto intenderebbero giocare con forza la carta di una presidenza russa del G20 nel 2013.

Di fronte a tutto ciò l’Europa sembra sempre chiusa sui suoi problemi. Invece sarebbe il momento per una mossa strategica di alleanza con i BRICS per convincere gli Usa che è arrivato il momento della “grande riforma”.

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