I BRICS. LA DEMOLIZIONE DELLA SUPREMAZIA DEL DOLLARO. IL NUOVO MONDO BIPOLARE.

I BRICS. LA DEMOLIZIONE DELLA SUPREMAZIA DEL DOLLARO. IL NUOVO MONDO BIPOLARE.
BRICS 2022

Giannina Puddu, 1 luglio 2022.

Chi segue con attenzione e competenza, l'evolversi della dinamiche geopolitiche ha osservato che il mondo è già cambiato con una forte accelerazione dettata dall'atteggiamento del mondo occidentale verso la Russia nel contesto della crisi ucraina.

Da queste pagine, l'abbiamo scritto più volte, affermando che la supremazia del dollaro volge al termine.

La terra ucraina è il campo di battaglia scelto, poveri ucraini (!) per combattere questa che è la vera guerra in corso.

Una guerra volta a difendere, da parte occidentale e americana in particolare, il vecchio sistema economico basato sul Re-Dollaro mentre da parte orientale, a questo, si dice stop!

In queste settimane, abbiamo assistito ai due vertici.

Il G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti e l'Unione Europea) riunito in Germania, il vertice dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) riunito  in Cina per il suo 14° Summit.

Il G7 che rappresenta la vecchia leadership globale ed ancora resistente e i Paesi BRICS che rapresentano i mercati emergenti, ormai definitivamente emersi e  globalmente potenti che pretendono di avere la loro voce.

Se in economia anche la variabile anagrafica ha un suo peso (e lo ha...), per i BRICS la bilancia pende a favore potendo contare su circa 3 miliardi di persone contro i 987 milioni del G7.

Sul fronte del PIL totale, la bilancia pende dall'altra parte, contando, per i membri del G7 (secondo il FMI) per 33,93 trilioni di dollari contro i 23,5 di trilioni di dollari dei BRICS.

Poi c'è il potenziale di crescita, in prospettiva.

Sempre il FMI ha stimato che la crescita dei BRICS, da oggi al 2030, potrebbe raggiungere il 50% del commercio globale portando la bilancia al pareggio e potendo prevedere, a fronte della loro dinamicità, un nuova pendenza a loro favore, dopo il 2030.

Negli anni intermedi, alta densità di rischi per tutti, compreso il rischio della terza guerra mondiale e la quasi certezza di una recessione planetaria che potrebbe essere arginata, almeno in parte, proprio nell'est del mondo grazie alla nuova aggregazione di forze che potrebbero determinare una sorta di nuovo mercato chiuso ed autonomo.

La reazione occidentale contro la Russia sta alimentando questi processi ed il signor Kissinger, nonostante l'età, più lucidamente dei suoi connazionali, temendo questo scenario, invita a non sfidare Putin.

Ma, Biden non ha la testa di Kissinger ed insiste a fare il gallo indomabile, caricando il peso delle sanzioni e quello degli armamenti, contro la Russia, spingendola tra le braccia aperte della Cina.

Il G7 sembra determinato a continuare con l'ordine mondiale esistente come se ci fossero oggi, le condizioni precedenti, invece, superate.

Ciò che è oggi, ha radici nel passato.

Al quarto vertice dei BRICS a Nuova Delhi (2012), i leader di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa avevano valutato la possibilità di istituire una nuova Banca di sviluppo per mobilitare risorse per progetti infrastrutturali e di sviluppo sostenibile nei BRICS e in altre economie emergenti, così come nei paesi in via di sviluppo. 

Allo scopo, avevano incaricato i rispettivi ministri delle Finanze di esaminare la fattibilità di questa iniziativa, di istituire un gruppo di lavoro congiunto per ulteriori studi e di riferire entro il successivo vertice del 2013.

Al quinto vertice BRICS a Durban (2013), i leader  concordarono sulla fattibilità dell'istituzione della Nuova Banca di sviluppo e decisero di procedere, convenendo  che il contributo iniziale alla Banca dovesse essere sostanziale e sufficiente per essere efficace nel finanziamento delle infrastrutture.

Al sesto vertice, i BRICS a Fortaleza (2014), i leader firmarono  l'accordo che fondò la New Development Bank (NDB).

Nella Dichiarazione di Fortaleza, i leader sottolinearono che l'NDB avrebbe rafforzato la cooperazione tra i BRICS e integrato gli sforzi delle loro istituzioni finanziarie per lo sviluppo globale, contribuendo così agli impegni collettivi per raggiungere l'obiettivo di una crescita forte, sostenibile, equilibrata, autonoma.

Alla NDB si è aggiunta la AIIB che ha iniziato ad operare nel 2016 con 57 Soci fondatori (37 regionali e 20 non regionali), arrivando, nel 2020, a  103 membri approvati che rappresentavano circa il 79% della popolazione mondiale e il 65% del PIL mondiale.

Nel 2018, l'AIIB ha ottenuto lo status di Osservatore Permanente nelle deliberazioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e del Consiglio Economico e Sociale, i due principali organi dell'organismo globale incentrati sullo sviluppo.

L'Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) si definisce come banca multilaterale di sviluppo la cui missione è finanziare l'Infrastructure for Tomorrow, un'infrastruttura con la sostenibilità al centro. 

Ha iniziato a operare a Pechino nel gennaio 2016.

E' cresciuta fino a raggiungere i 105 membri approvati in tutto il mondo, una capitalizzazione di 100 miliardi di dollari e un rating Triple-A dalle principali agenzie internazionali di rating del credito, conservando la sua sede a Pechino.

La Cina è la seconda economia più grande del mondo e l'India è la quinta.

Sia NDB che AIIB si sono poste come banche alternative alle precedenti istituzioni bancarie internazionali, troppo influenzate dalle volontà di Washington che si impone sopra le esigenze globali e volendo conservare l'unicità del dollaro come moneta di scambio internazionale.

Non è casuale il fatto che il presidente cinese Xi Jinping abbia definito la Dichiarazione del Summit BRICS 2022 un documento importante che dovrebbe essere studiato attentamente.

Come dire, occhio che vogliamo la nostra parte e non potete ignorare la nostra volontà.

Adesso, anche l' Iran, che detiene le seconde riserve di gas al mondo, ha chiesto di entrare a far parte del gruppo dei BRICS come pure l'Argentina con il suo Presidente Alberto Fernandez.

Le motivazioni iraniane muovono dal tempo della  rivoluzione islamica del 1979 che aveva spazzato via dal potere lo Shah Mohammad Reza Pahlavi, sostenuto dagli Stati Uniti e, come punizione, è stato ostracizzato dall'Occidente che ha provocato  la paralisi della sua economia, piegata  da una miriade di sanzioni.

L'Iran, detiene circa un quarto delle riserve petrolifere del Medio Oriente.

La Cina di Xi ha criticato "l'abuso" delle sanzioni internazionali contro la Russia e, con la Russia di Putin ha chiesto ed ottenuto una maggiore cooperazione tra i paesi BRICS. 

Putin ha affermato che le relazioni con la Cina sono le migliori che siano mai state e promuove una partnership strategica con Pechino volta a ridimensionare  l'influenza degli Stati Uniti e del dollaro.

Per contro, dagli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che l'Occidente è impegnato in una battaglia contro i governi autocratici come Cina e Russia e che è colpa di Putin che ha invaso l'Ucraina se le relazioni con l'Occidente sono scadute di qualità tanto da raggiungere il livello più basso dalla crisi dei missili cubani del 1962.

Putin ribatte, dicendo che l'Occidente vuole distruggere la Russia, che le sanzioni economiche sono una dichiarazione di guerra economica e che la Russia costruirà legami con altre potenze come Cina, India e potenze del Medio Oriente.

Accusa gli Stati Uniti di aver umiliato la Russia all'indomani della caduta dell'Unione Sovietica nel 1991 e di aver minacciato Mosca allargando l'alleanza militare della Nato.

Quel che è certo è che il dollaro perderà il suo attuale ruolo e sarà affiancato da altre monete per gli scambi commerciali internazionali.

Ed anche la supremazia americana, fondata sulla forza del dollaro e sulle sue  attività finanziarie, è destinata ad un forte ridimensionamento che porterà al crollo finanziario peggiore di sempre.

Ci sarà un violento shakeraggio dei mercati dal quale spunterà, dopo un alto grado di intorbidimento e intorpidimento generale, l'equilibrio del nuovo mondo che lascierà, per forza, molti morti, feriti e povertà diffusa anche in aree, oggi, ancora, insospettabili.

L'Europa, geograficamente nel mezzo, rischia di fare la fine dei vasi di vetro o di essere spaccata in due con metà asservita al versante occidentale e l'altra a quello orientale, ma, comunque, ancora, sotto controllo di terzi.

Se non spunta un leader capace di evitare tale avvilente epilogo, in grado di far riaffiorare i valori culturali storici dell'Europa, affermando la sua identità e la sua forza ed un suo nuovo ruolo quale bilanciere e arbitro internazionale.

Ma, francamente, non saprei a chi pensare....