Grecia, un problema gestibile...
La crisi dell`euro alimenta una pericolosa asimmetria tra le lugubri previsioni della stampa (insieme a Tv e radio) e la realtĂ della situazione. Alla data del 30 settembre 2011, secondo i dati EBA (European Banking Association) gli istituti francesi erano esposti al debito pubblico di Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna per un importo pari al 23% del Tier1.
Le banche tedesche, monitorate dall`Eba, sono esposte per oltre 50 miliardi di euro investiti in titoli pubblici dei Piigs vale a dire il 35% del loro patrimonio di vigilanza di base. Sempre alla stessa data, l`esposizione diretta verso il debito pubblico nazionale dei principali gruppi bancari italiani monitorati dall`Eba era pari al 140% del capitale di vigilanza classificato come Tier1. Dunque, parlare con leggerezza di `semplice uscita` della Grecia dall`euro non ha senso. Il repentino distacco dall`euro produrrebbe una forte svalutazione dei titoli posseduti dalle banche europee con un duplice effetto negativo: a) di rimettere in discussione la solvibilità di molte banche dopo il doppio intervento della Bce e b) di accentuare il deflusso dei depositi. Limitando l`esempio all`Italia, in nove mesi l`estero ha ritirato dalle banche 92 miliardi di euro. C`è di piÚ. Dopo la ristrutturazione del debito per oltre 100 miliardi avvenuta il mese scorso, il problema per il governo di Atene è il pagamento degli interessi sul debito residuo. Nell`immediato qualcosa come 14 miliardi di euro. Una cifra del tutto gestibile dalla Bce. Rigore sÏ, ma ammorbidito nel tempo. La sproporzione tra il problema effettivo e i continui gridi di allarme rendono evidente quanto la crisi dell`euro sia alimentata e guidata con maestria da chi vuole continuare a speculare: l`obiettivo immediato è quello di accentuare la crisi delle banche spagnole per poi attaccare l`Italia dove il Monte dei Paschi di Siena è già nell`occhio del ciclone speculativo. Ecco perchÊ Obama, al G8 e G20 di Camp David del 19 maggio, ha fatto pressing sull`Europa. `La Ue - ha detto Obama - deve mettere in campo politiche che consentano a chi ha fatto sacrifici notevoli come l`Italia e la Spagna di riprendere il sentiero della crescita`. Ha ovviamente sollecitato la ricapitalizzazione delle banche per porre termine alla speculazione internazionale. Un intervento che smentisce quanti vedono una cospirazione americana per far fallire l`euro. `Credo - ha detto Obama - che alla fine sia molto importante che l`Europa riconosca che il suo problema riguarda qualcosa di piÚ di una moneta. Ci deve essere un coordinamento effettivo sia sul piano fiscale che su quello monetario per un`agenda per la crescita`. Occorre ricordare che lo stesso Obama è ostacolato da un Congresso a maggioranza repubblicana che gli ha finora impedito di bloccare o almeno ridurre lo strapotere di Wall Street forte del grimaldello dei contratti in strumenti derivati come i Cds con quattro banche che detengono il 94% di tutti i derivati emessi negli Usa. Un messaggio molto duro per la Germania che sembra non capire il danno dell`enorme crescita della finanza senza regole. Non a caso l`ex ministro degli esteri tedesco J.M. Fischer ha avvertito la Merkel: `La Germania non affondi l`Europa. Sarebbe la terza volta in cento anni`.
Di Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance â Direttore responsabile âThe Financial Reviewâ