Inoltre da recenti sondaggi è emerso che circa il 50% dei greci ritiene che i prodotti locali siano superiori a quelli d`importazione, soprattutto in termini di qualità . Tuttavia - come ha evidenziato una recente inchiesta del quotidiano Kathimerini - la Grecia importa ogni anno centinaia di tonnellate di prodotti freschi, anche frutta e verdure facilmente coltivabili in territorio ellenico (come arance, limoni, mele e patate), nonchè tonnellate di carni e di pesce provenienti da ogni angolo del mondo. L`anno scorso la Grecia - uno fra i maggiori produttori d`olio d`oliva sul pianeta - ne ha importato grosse quantità anche dalla Germania. In particolare, nel 2011 il Paese ha importato 5.650 tonnellate di arance (per un valore di tre milioni di euro), 29.485 tonnellate di limoni (per 19 milioni), 22.704 tonnellate di mele (18 milioni) e 174.352 tonnellate di patate (77 milioni). Riguardo alle importazioni di carni, la Grecia ha pagato 382 milioni di euro per quelle bovine, 354 milioni per quelle di maiale, e 39 milioni per agnelli e capretti.
Il conto per il pesce è invece arrivato a 348 milioni di euro. Ma a far lievitare i prezzi ci sono anche gli intermediari disonesti. Proprio per quanto riguarda carni e pesci, molti commercianti all`ingrosso li ri-etichettano come prodotti locali allo scopo di aumentare la loro attrattiva nei confronti del consumatore ma anche rivendendoli così a due o tre volte il prezzo al quale li hanno acquistati. La soluzione più semplice per ridurre questo massiccio salasso annuale sarebbe quella di eliminare gli intermediari che vendono prodotti provenienti dall`estero che sono più economici di quelli locali, ma ciò è molto più facile a dirsi che a farsi. Il motivo principale dietro l`alto costo delle importazioni è proprio il comportamento del consumatore che vuole avere tutti i prodotti tutto l`anno, indipendentemente dal fatto che la stagione sia quella giusta o meno. Per esempio, come la stagione per le mele greche sta per finire, i venditori cominciano a importarle per sostenerne la domanda, mentre quando d`estate scarseggiano le arance, dal mercato ancora si vuole un bicchiere di spremuta ogni mattina mentre il Paese ha pure la necessità di dissetare i turisti con le arance comprate in Argentina.
Dal canto loro, i produttori greci - come ragazzini viziati o forse solo vittime di un sistema che non tiene conto delle esigenze di mercato - preferiscono ormai ignorare la qualità a discapito della quantità che procura loro sovvenzioni statali ed europee. Tipico esempio di questo atteggiamento mentale è la maggioranza degli agricoltori della Laconia (Peloponneso) i quali preferiscono far marcire le loro arance sugli alberi piuttosto che venderle ad un prezzo inferiore dal momento che da anni sono ormai abituati a ricevere sovvenzioni per la loro frutta, indipendentemente dalla qualità . Ma adesso che, a causa della crisi economica, i sussidi statali sono evaporati, le arance della Laconia impallidiscono rispetto alla concorrenza e non reggono più il confronto sul mercato con quelle importate. Per quanto riguarda le carni, poi, sono davvero poche in Grecia le macellerie che dichiarano di vendere prodotti importati. E così non si spiega dove siano finite le 102.036 tonnellate di carne bovina comperate da Francia, Paesi Bassi, Germania, Italia, Danimarca, Spagna, Belgio e Polonia. Anche il maiale è sempre «greco» e anche qui non si capisce chi abbia consumato le 194.281 tonnellate di carne suina importata. E di esempi del genere ce ne sono un`infinità . Certo, vendere direttamente ai consumatori non è una cosa facile, ma comunque qualcuno comincia a provarci. Lo testimonia il grande successo del recente «movimento delle patate» cui hanno aderito numerosi agricoltori che portano centinaia di tonnellate di patate e altri prodotti agricoli sulle piazze di varie città della Grecia per venderle al prezzo di costo.
di Furio Morroni per Ansa