Grecia: i soliti sospetti

Secondo Pantelis Kapsis, portavoce dell’attuale governo greco, la Grecia sarà costretta ad uscire dall’Euro entro i prossimi 3 o 4 mesi se non si giungerà in fretta all’accordo per un prestito di 130 miliardi di euro.

Grecia: i soliti sospetti

Solo ad ottobre il Fondo Monetario Internazionale, insieme all’Europa, decidevano di mettere sul piatto 130 miliardi di euro per dare un po’ di ossigeno ad Atene, che non è più in grado di finanziarsi da sola, ma la situazione continua a peggiorare, mentre il nuovo governo non sembra aver portato grandi miglioramenti. Secondo Kapsis, nuovi ed urgenti provvedimenti -tra cui tagli alla spesa pubblica e l’imposizione di nuove tasse - da parte del governo sono necessari se si intende far fronte al continuo calo di entrate che lo stato ellenico sta subendo. La soluzione a questa situazione di emergenza non è semplice, come dimostra il recente cambio di governo, ed il provvedimento che, secondo Kapsis, verrà con più probabilità messo in atto è un deciso aumento delle tasse, perché un ulteriore taglio al settore pubblico potrebbe voler dire la fine del settore pubblico stesso.

Il premier Lucas Papademos ha quindi sottolineato che occorrono nuove riforme affinché il paese possa rimanere nell’Euro, per cui ulteriori misure poco popolari sono necessarie per potersi garantire un secondo “salvagente” da 130 miliardi di euro, dopo quello ottenuto ad ottobre. Il messaggio che il governo sta cercando di passare al proprio paese è che servono grossi sacrifici ed una politica fiscale incentrata sull’austerità per provare ad uscire da questa crisi, perché l’alternativa - cioè il ritorno alla dracma - potrebbe essere un inferno per il paese (della stessa opinione è Nickolaos Travlos, professore alla ALBA Graduate Business School di Atene).

L’uscita della Grecia dall’area Euro non dovrebbe portare alla fine della moneta unica (almeno nell’immediato), ma creerebbe comunque un precedente. Il rischio è che questa fine possa capitare anche agli altri “malati” della zona, ovvero Portogallo, Irlanda e forse Spagna. L’Italia, se riuscirà ad uscire indenne dal piazzamento sui mercati di 134 miliardi di euro di debito pubblico, che scadranno nell’immediato (tra febbraio ed aprile), si potrà, forse, considerare fuori pericolo.

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