GOLPE IN NIGER. L'AFRICA NON TOLLERA PIU' LA FRANCAFRIQUE. FORZA AFRICA!

GOLPE IN NIGER.  L'AFRICA NON TOLLERA PIU' LA FRANCAFRIQUE. FORZA AFRICA!

Giannina Puddu,  16 agosto 2023.

Ndongo Samba Sylla, economista senegalese che svolge programmi di ricerca presso l'ufficio Africa dell'Ovest della Fondazione Rosa Luxemburg, sulla relazione tra l'Africa e la Francia, ha fatto una sintesi che la dice tutta: "La maggior parte delle aziende francesi ti dirà che non hanno futuro senza l'Africa".

Il Niger è uno dei maggiori produttori mondiali di uranio con il suo quattro percento della produzione mondiale totale.

La maggior parte di questa fornitura è controllata da Orano (ex Areva), società a maggioranza francese.

Orano possiede anche il 63,4% della Société des Mines de l'Aïr (SOMAÏR), una compagnia mineraria nazionale del Niger.

E' da quasi 50 anni (!) che Orano sfrutta l'uranio nigerino, indispensabile per alimentare l'industria nucleare francese e a costi bassi, per i suoi 56 reattori in 18 centrali, restituendo, in cambio al Niger, due cocomeri e un peperone!

Pochi giorni dopo il golpe in Niger, il 6 agosto, la BBC ha pubblicato un pezzo di  Leonard Mbulle-Nziege e Nic Cheeseman, Analisti africani.

Hanno messo in evidenza che il Niger è l'ultimo paese dell'Africa occidentale, in ordine di data, in cui l'esercito ha preso il controllo, dopo Burkina Faso, Guinea, Mali e Ciad, tutte ex colonie francesi.

Durante i giorni del golpe, per le strade del Niger, la folla cantava "Abbasso la Francia" mentre assaltava l'ambasciata francese e Bazoum rimaneva blindato in casa, agli arresti domiciliari.

Dal 1990, il 78% dei 27 colpi di stato nell'Africa sub-sahariana si è verificato negli stati francofoni, portando alcuni commentatori ipocriti o asini a chiedersi se la colpa sia della Francia o dell'eredità del colonialismo francese.

Ovviamente, si.

I governi francesi hanno tramato per garantirsi leader locali di fiducia, uomini pronti a farsi corrompere per garantire l'interesse francese danneggiando il loro Paese.

Il colonnello Abdoulaye Maiga, primo ministro nominato dalla giunta militare in Mali nel settembre 2022, ha lanciato un feroce attacco contro la Francia.

Secondo i militari che hanno preso il potere in Niger, il deposto presidente Mohamed Bazoum era un burattino degli interessi francesi.

E, insediatisi, hanno revocato cinque accordi militari con la Francia, utili solo alla Francia per garantirsi il controllo diretto dei territori nigerini.

La revoca è stata gestita dalla giunta guidata dal generale Abdourahmane Tchiani, proprio l'uomo che Bazoum voleva eliminare dai vertici militari, generando la scintilla che lo ha deposto.

Le evidenze storiche confermano che il dominio coloniale francese ha stabilito sistemi politici progettati per estrarre risorse preziose, controllarle in tutto il loro percorso fino al trasferimento in Francia, utilizzando strategie repressive per mantenere il controllo.

L'autorevole economista francese François-Xavier Verschave, aveva  coniato il termine Françafrique.

Secondo il racconto di Verschave, la Francafrique è una relazione neocoloniale nascosta dalla "criminalità segreta nelle alte sfere della politica e dell'economia francese".

Verschave ha concluso che questo sistema putrido  ha portato a ingenti somme di denaro che sono state "appropriate indebitamente" dalla Francia che le ha sottratte all'Africa con l'inganno e la corruzione.

I recenti governi francesi, come quello di Hollande e di Macron hanno cercato di smentire le teorie di Verschave simulando buone condotte politiche francesi nelle ex colonie, ma le relazioni tra queste e la Francia sono diventate sempre più problematiche sotto il peso degli incompressi interessi commerciali francesi e una serie di imbarazzanti casi di corruzione.

In questo nuovo capitolo della storia africana, i giovani hanno un peso rilevante.

Spinti dalla povertà imposta alle loro nazioni di appartenenza hanno scelto la via dell'emigrazione verso l'occidente dove, grazie all'esplorazione di nuovi orizzonti e al confronto allargato, hanno maturato la loro nuova consapevolezza politica che gli impone di rifiutare che "terzi" dettino le regole in casa loro.

Gli abusi degli stati occidentali in Africa, Francia e USA in testa che sostiene la prima anche militarmente in Africa, stanno rivelando il loro imprevisto e sgradevole effetto boomerang.

Il The Guardian, ha trattato il punto il 3 agosto , denunciando che gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto la politica francese di sfruttamento dell'Africa.

Originariamente perché le ex colonie francesi erano viste come bastioni contro l'influenza geopolitica e ideologica dell'Unione Sovietica durante la guerra fredda.

L'idea che la Francia sia il "gendarme d'Africa" ​​ora si estende al fatto che svolga un ruolo vitale nella lotta contro gli insorti terroristici come al-Qaida nella vasta regione del Sahel, che si estende su una dozzina di paesi dall'Eritrea al Senegal, passando per il Niger.

Deludendo gli USA, al recente vertice Russia-Africa a San Pietroburgo, i leader del Burkina Faso e del Mali hanno dichiarato il loro sostegno al presidente Vladimir Putin e all'invasione dell'Ucraina, mentre in questi mesi numerosi stati africani stanno bussando alla porta dei BRICS...

Anche la storiella della lotta al terrorismo è ormai svelata come bufala alimentata come alibi per occupare stabilmente i territori d'Africa e senza proteggere gli africani dal terrorismo...

La nuova Africa non è più disposta ad essere  il pré carré della Francia, il suo "cortile", come da metafora che risale ai monarchi pre-rivoluzionari per riferirsi ai territori conquistati che dovevano presidiare e conservare.

La Francafrique sta finendo e i nuovi capi africani invitano i francesi e gli altri intrusi predatori a sloggiare e di corsa.

In bocca a questo vulcano si legge che "gli stati occidentali condannano il golpe in Niger", mentre avrebbero dovuto e da decenni, invitare la Francia a cessare la sua attività predatoria e la sua aggressiva ingerenza nelle sue ex colonie africane, pena pesanti sanzioni per violazione del diritto internazionale e dei diritti umani.

Forza Africa!