GLI INCENTIVI IMPLICITI AL NON LAVORO

GLI INCENTIVI IMPLICITI AL NON LAVORO

Trento, 4 marzo 2025. Di Paolo Rosa, avvocato.

«A dicembre 2024, rispetto al mese precedente, il numero di occupati è sostanzialmente stabile, attestandosi a 24 milioni 65mila.

L’andamento è sintesi della crescita dei dipendenti permanenti, che salgono a 16 milioni 422mila, e della diminuzione dei dipendenti a termine e degli autonomi che scendono a 2 milioni 554mila e 5 milioni 90mila rispettivamente.

Anche la crescita dell’occupazione rispetto a dicembre 2023 (+274mila occupati) è sintesi dell’aumento dei dipendenti permanenti (+687mila) e del calo dei dipendenti a termine (-402mila) e degli autonomi (-11mila).

Su base mensile, scendono il tasso di occupazione al 62,3% e quello di inattività al 33,5%, mentre quello di disoccupazione sale al 6,2%.

Nel 2024 l’economia italiana ha registrato una crescita del Pil in volume dello 0,7%, pari a quella del 2023.

Lo sviluppo è stato stimolato sia da un contributo positivo della domanda nazionale al netto delle scorte (+0,5%) sia della domanda estera netta (+0,4%), mentre è stato lievemente negativo il contributo della variazione delle scorte (-0,1%).

Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite in agricoltura (+2,0%), nei servizi (+0,6%) e, in misura inferiore, nel complesso dell’industria (+0,2%).

La crescita dell’attività produttiva è stata accompagnata da una espansione dell’input di lavoro e dei redditi.

Il rapporto tra indebitamento delle Amministrazioni pubbliche e Pil ha registrato un forte miglioramento rispetto al 2023, attestandosi a -3,4%.

Il saldo primario è migliorato, passando da -3,6% a +0,4%.

La pressione fiscale è cresciuta di oltre un punto percentuale.

La spesa per interessi è aumentata del 9,5%». (Fonte: Istat dicembre 2024).
Itinerari previdenziali ha pubblicato l’Osservatorio sul mercato del lavoro 2025.
Al di là dei proclami di giubilo per l’aumento dell’occupazione, per il 2025 la situazione del mondo del lavoro resta fortemente preoccupante.

L’osservatorio individua i motivi in quelli che vengono definiti dall’UE “incentivi impliciti al non lavoro” che sono:
- L’eccessiva spesa assistenziale che cresce a tassi annui superiori al 5%;
- L’ISEE;
- AUUF – Assegno Unico Universale per i Figli;
- Le anticipazioni pensionistiche che prevedono il divieto di cumulo tra pensione anticipata e lavoro sino al compimento dei 67 anni;

Nel 2023 lo Stato ha trasferito all’INPS, per il sostegno alla spesa assistenziale e la lotta alla povertà, 164,5 miliardi, tutti a carico della fiscalità generale, con ulteriore aumento nel 2024.

Somma che è di poco inferiore alla spesa pensionistica al netto delle tasse.

Manca una politica attiva del lavoro e il taglio degli inutili sussidi a carico della fiscalità generale.

Questa politica assistenziale favorisce il lavoro nero perché meno redditi si dichiarano e maggiori sono le assistenze di Stato, Regioni, Comuni e altri Enti locali.

Viceversa, più redditi si dichiarano e più la doppia, tripla progressività penalizzano il lavoro.

La domanda che l’osservatorio si pone è presto detta: “Perché lavorare se lo Stato alla fine della tua vita, pur non avendo mai versato contributi previdenziali, ti da € 600,00 al mese, più la Social card, il contributo affitto, la sanità gratis, ecc…?”

Mentre quelli che hanno sempre dichiarano redditi medi, vengono penalizzati.

Con l’opzione al sistema di calcolo contributivo della pensione, il problema si pone anche per molti degli avvocati, con redditi bassi, che si iscriveranno dal 1.1.2025.

Si stanno rendendo conto che la recente riforma non è in loro favore.
La riforma, infatti, all’art. 37 ha ridotto le agevolazioni solo per i primi 6 anni di iscrizione per chi si iscrive prima dei 35 anni e le ha abolite per chi si iscrive dopo i 35 anni.

Le previsioni per il 2025 sono per un ulteriore incremento della Cassa integrazione guadagni e della NASPI.

L’economia italiana presenta tre gravi problemi: il costo dell’energia, che è tra i più elevati dell’area OCSE, l’assenza del sistema bancario nel finanziamento delle PMI e delle microimprese che rappresentano oltre il 96% del totale delle attività.

Per questo il Governo guarda al capitale accumulato dai Fondi pensione e dalle Casse di previdenza dei professionisti senza però rendersi conto che non si tratta di denaro qualsiasi, ma di provvista previdenziale, di primo e secondo pilastro, destinata a garantire l’erogazione delle pensioni.
Se a questo aggiungiamo le tensioni geopolitiche, il quadro è completo e non c’è da stare allegri.