GIOUSE’ CARDUCCI E IL TRASFORMISMO

GIOUSE’ CARDUCCI E IL TRASFORMISMO

Trento, 21febbraio 2025. Di Paolo Rosa, avvocato.

Il trasformismo è «il termine con cui la pubblicistica italiana definì la prassi politica, inaugurata da A. Depretis, consistente nel formare di volta in volta maggioranze parlamentari intorno a singole personalità e su programmi contingenti, superando le tradizionali distinzioni tra destra e sinistra.

Di tipo trasformistico fu considerata anche la concessione di favori alle consorterie locali in cambio del sostegno parlamentare praticata da F. Crispi e G. Giolitti.

Con riferimento alla politica contemporanea, il termine è stato assunto a significare, con tono spregiativo o comunque polemico e negativo, sia ogni azione spregiudicatamente intesa ad assicurarsi una maggioranza parlamentare o a rafforzare la propria parte, sia la prassi di ricorrere, invece che al corretto confronto parlamentare, a manovre di corridoio, a compromessi, a clientelismi, senza più alcuna coerenza ideologica con la linea del partito». (Fonte: Treccani).

Risalendo nel tempo arriviamo a Giousè Carducci per il quale: “Trasformismo, brutta parola a cosa più brutta.

Trasformarsi da sinistri a destri senza però diventare destri e non però rimanendo sinistri.

Come nel cerchio dantesco dei ladri non essere più uomini e non essere ancora serpenti; ma rettili sì, e rettili mostruosi…”. (Giousè Carducci, “Don Chisciotte”, periodico dell’Associazione democratica bolognese, gennaio 1883).

Le uscite di Trump sulla guerra avviata dalla Russia in Ucraina, stanno animando il trasformismo nella politica che è un’anomalia, anche italiana.

La prof. Sylvie Goulard nel suo Grande da morire – come evitare l’esplosione dell’Europa”, edito da Il Mulino nel 2025 ma pubblicato in Francia un anno fa’, oggi sostiene che la visione nazionalista sarebbe il cavallo di Troia degli autocrati che vogliono portare l’Europa al default.

Cosi la recensione del libro: «È giunto il momento di porsi domande molto più profonde su cos'è l'Unione e su ciò che dovrebbe diventare.

I leader europei hanno deciso: l'Ucraina, la Moldavia, la Georgia e tutti i paesi dei Balcani occidentali entreranno nell'Unione europea.

Le buone argomentazioni non mancano ma, di fronte a Putin determinato a distruggere tutto ciò che rappresenta, l'UE non ha margine di errore, soprattutto dopo l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.

Tuttavia il processo è stato avviato senza un piano preciso né un accordo sugli elementi essenziali.

Lungi dal rafforzare l'UE, questa decisione potrebbe ostacolarne l'azione, privandola al tempo stesso della sua efficacia.

È una corsa a capofitto mentre l'Europa non ha ancora una politica estera, una difesa unificata, un bilancio degno di questo nome.

Inoltre, questi leader non hanno imparato nulla dall'illusione turca vent'anni fa o dalla Brexit?

In Europa nulla è mai scontato, soprattutto quando il nazionalismo ritorna prepotente.

Non è più il momento di fingere che l'unione fa la forza senza prima occuparsi di creare unità».

Basta leggere le dichiarazioni dei politici italiani di due anni fa e confrontarle con quelle di questi giorni, per rendersi conto che c’è una corsa frenetica al riposizionamento.

Certamente non giova all’Europa che ha la sua storia di civiltà e cultura.