GIANVALERIO SANNA. IL PPR DELLA SARDEGNA È LO STRUMENTO EFFICACE CHE TODDE HA IN MANO EPPUR NON USA

Cagliari, 28 marzo 2025. Di Elia Sanna.
Il completamento del Piano paesaggistico regionale delle zone interne della Sardegna è l’unico strumento urbanistico che può fermare la scriteriata installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile sul suolo dell’isola.
Tesi sempre sostenuta dal Comitato scientifico per l’insularità in Costituzione perché supportata da adeguate è importanti basi giuridiche, che invece non ha mai avuto la stucchevole legge di moratoria proposta dalla giunta regionale della Sardegna, voluta dalla Presidente Alessandra Todde e bocciata sonoramente dalla Corte Costituzionale.
“Avevamo Presentato la nostra tesi nell’audizione davanti alle Commissioni Consiliari regionali al fine di darne una valutazione di opportunità” ha spiegato Gian Valerio Sanna, ex assessore regionale dell’Urbanistica e componete del Comitato scientifico per l’insularità in Costituzione, “invece la maggioranza regionale (il campo largo) ha voluto andare avanti sulle sue idee e oggi, rispetto a quella tornata di confronto, la Corte Costituzionale, con la sentenza n.28 dello scorso 11 maggio, ha voluto spiegare, benché non più necessario a causa dell’intervenuta abrogazione della norma da parte degli stessi autori, che parlare del paesaggio solo per nascondere un congelamento dei tempi delle decisioni, non rappresenta procedura corretta sotto il profilo della legge”
“I giudici della Corte sono anche andati oltre, affermando che l’iniziativa della Regione poteva essere diretta, realmente e sinceramente, all’individuazione delle aree da salvaguardare, così come indicato nel regolamento (UE) 2024/1991 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 giugno 2024, sul ripristino della natura, e che modifica il regolamento (UE) 2022/869 per il recupero a lungo termine e duraturo della biodiversità e della resilienza degli ecosistemi in tutte le zone terrestri e marine” ha osservato Sanna, “attraverso il ripristino degli ecosistemi degradati e così via, ma ha disvelato l’inganno di voler sospendere semplicemente il rilascio delle autorizzazioni e dunque ha censurato il legislatore Regionale”.
Secondo l’ex assessore della giunta di Renato Soru, che aveva approvato, quale prima regione in Italia, il Piano paesaggistico regionale, il recente passaggio della Corte Costituzionale ha trovato una autorevole conferma nella Sentenza del Consiglio di Stato (n.1872 del 5 marzo scorso ), con la quale è stato annullato il Decreto della Regione Toscana che autorizzava il parco eolico sul Monte Amiata, affermando la prevalenza del principio della tutela del paesaggio sugli altri valori da contemperare e ricordando che prima di qualunque decisione è necessario effettuare una attenta e puntuale ricognizione degli elementi caratterizzanti e qualificanti il paesaggio e l’ambiente.
“Una sentenza che ci riporta direttamente e senza scorciatoie, alla nostra prima proposta e che si fonda sulla gerarchia delle fonti, avanzando e ribadendo la supremazia dei valori costituzionali su ogni altra pur legittima e importante sfera di interessi pubblici” ha spiegato Gianvalerio Sanna.
“In fondo il Consiglio di Stato ha ribadito il contenuto del Decreto legislativo n.42 del 2004, che ricorsa come “Le previsioni dei piani paesaggistici (articoli 143 e 156) non sono derogabili da parte di piani, programmi e progetti nazionali o regionali di sviluppo economico, sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni, delle città metropolitane e delle province, sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici, stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa dell’adeguamento degli strumenti urbanistici e sono altresì vincolanti per gli interventi settoriali”.
La sentenza del Consiglio di Stato si cimenta ulteriormente, nella valutazione non solo dei fattori nominali della proposta di parco eolico ma descrive come vengono: “in rilievo opere infrastrutturali di grande impatto visivo, il paesaggio, quale bene potenzialmente pregiudicato dalla realizzazione di opere di rilevante impatto ambientale, si manifesta in una proiezione spaziale più ampia di quella riveniente dalla sua semplice perimetrazione fisica consentita dalle indicazioni contenute nel decreto di vincolo. In altri termini, il paesaggio si manifesta in tali casi quale componente qualificata ed essenziale dell’ambiente, nella lata accezione che di tale bene giuridico ha fornito l’evoluzione giurisprudenziale, anche di matrice costituzionale”.
“Tutto questo bagaglio giurisprudenziale è oggi al cospetto anche delle autorità della magistratura sarda” ha detto Sanna, “perché possa verificare se le procedure e le semplificazioni adottate dalle disposizioni per l’energia rinnovabile abbiano tenuto conto degli obblighi di legge, quelli per la tutela dei cittadini e della loro salute.
Non sentiamo tuttavia, la necessità di rivendicare “avevamo ragione”, di fronte alla importanza e al rilievo dei pericoli che incombono sulla Sardegna e che maldestramente si vorrebbero risolvere con iniziative non sempre sostenute dalla sincera ambizione di preservare il futuro dei sardi.
Sappiamo che, invece” ha ribadito Gianvalerio Sanna, “siamo ancora in tempo per ritrovarci sul versante delle buone ragioni e della passione civile, di coloro, insomma, che prima di tutto pongono in gioco l’interesse pubblico vero, quello che coinvolge il nostro diritto ad un ambiente intonso, pulito, e che garantisca salute all’uomo e agli animali che l’abitano”.
Sanna conclude è ricorda, soprattuto alla Presidente Todde, “che il Piano paesaggistico regionale delle zone interne è già negli uffici della Regione ed è accompagnato da studi aggiornati e qualificati, sufficienti perché si possa adottare il Piano in un tempo ragionevolmente breve.
Il Ppr è in Sardegna adottato con atto amministrativo e, dunque, non vi sarebbero ostacoli, se la volontà della Regione fosse per davvero quella di mettere al sicuro il futuro di tutti noi”.