Gas naturale: il rebus dello shale gas
La produzione di gas naturale è più che raddoppiata in soli 30 anni, passando da 1.499,9 miliardi di metri cubi del 1980 a 3.169,6 miliardi di m3 del 2010.
L’aumento della produzione ha visto un forte calo della quota di produzione dei due grandi blocchi produttori di gas naturale, cioè Nord America ed ex-URSS, che nel 1980 rappresentavano il 72% dell’intera produzione, mentre nel 2010 la loro quota è passata al 49%. La regione che ha visto il maggior aumento della produzione di gas naturale è il Medio Oriente (trainato dalla produzione del Qatar e le riserve dell`Iran), la cui produzione di gas naturale è aumentata del 1.068% in 30 anni, passando così dal 3% della produzione del 1980 al 15% del 2010. L’Europa ha invece visto una più modesta crescita della produzione di gas, aumentata del 18% nei 30 anni considerati, portando quindi ad una diminuzione del proprio peso, passato dal 17% del 1980 al 10% del 2010.
Il settore è però fortente cambiato molto dall’avvento dello shale gas-un tipo particolare di gas non convenzionale che è ora possibile estrarre grazie a nuove tecnologie (in particolare l’idro-fratturazione)-, che ha permesso soprattutto agli Stati Uniti di aumentare la propria produzione interna di gas naturale, andando quindi a diminuire la dipendenza dall’estero del paese a stelle e strisce. Negli Stati Uniti, infatti, l’incidenza dello shale gas sul totale del gas naturale prodotto è passata da 11.037 miliardi di m3 del 2000 a 137.821 miliardi di m3 del 2010 (pari al 23% del gas prodotto in quell`anno). Secondo l’EIA (l’agenzia americana dell’energia) gli Usa possiedono 24.395 miliardi di m3 di shale gas tecnicamente sfruttabile, per cui l`agenzia prevede che entro il 2035 il 46% della produzione di gas naturale americano sarà fornita dal gas non convenzionale.
L’EIA ha stimato che esistono nel mondo almeno 48 bacini al di fuori degli Usa che possono essere sfruttati per l’estrazione dello shale gas, per un volume di 163.008 miliardi di metri cubi di gas naturale, che sommati alle riserve di shale gas americano, rappresentano 59 volte la produzione mondiale di gas naturale del 2010. Ma le stime effettuate dall’EIA sono però piuttosto conservatrici, infatti non sono stati analizzati il Medio Oriente, la Russia, parte dell’Africa ed altri paesi. Analizzando invece i paesi che hanno il maggior numero di bacini di shale gas, notiamo che Francia, Polonia, Turchia, Ucraina, Sud Africa, Marocco e Cile possiedono importanti riserve di shale gas e sono anche grandi importatori di gas naturale. Diversamente, Usa, Canada, Messico, Cina, Australia, Libia, Algeria, Argentina e Brasile sono già importanti produttori di gas naturale e potrebbero quindi aumentare la loro produzione grazie alle importanti riserve di shale gas che possiedono.
L’utilizzo di nuove tecnologie per estrarre questo tipo di gas non convenzionale risolverebbe molti problemi. In primis diminuirebbe la dipendenza dall’estero del primo gruppo di paesi sopra citati (tra cui molti paesi europei) e poi si giungerebbe molto probabilmente ad un abbassamento del prezzo del gas naturale (così com’è avvenuto per l’Henry Hub americano), che andrebbe quindi a favorire l`utilizzo di questa fonte per produrre energia elettrica a scapito di carbone e nucleare, che presentano maggiori problemi ambientali. Esistono però alcuni dubbi sullo sfruttamento su larga scala dello shale gas. Il più importante problema riguarda la tecnica utilizzata, l’idro-fratturazione, che richiede infatti l’utilizzo di enormi quantità d’acqua non ovunque presenti (sembra piuttosto improbabile che, ad esempio, l’Australia o la Libia riescano a sfruttare a pieno le loro riserve per i loro problemi legati all`acqua dolce). Inoltre, l’acqua che viene utilizzata nel procedimento deve essere trattata con particolari additivi chimici (intorno al 2% del composto) che sono fortemente inquinanti (quali ad esempio benzene, metanolo, acido borico, piombo), rischiando quindi di compromettere le falde acquifere e la potabilità dell’acqua (come più volte sostenuto dall`EPA, l`agenzia americana che si occupa di salvaguardare la salute e l`ambiente).
Per cui è probabile che non tutto lo shale gas che è tecnicamente estraibile verrà in futuro estratto a causa di problemi ambientali che con questa particolare tecnologia non sembrano essere risolvibili.