Finiamola con i super bonus

Qualcosa sta cambiando, il vento si sente e la gente e` stanca di subire. Sembra essere arrivato il momento di far sentire la voce dal basso come hanno capito da tempo i soci di minoranza di alcune società, colpevoli negli anni, di aver elargito bonus milionari ai propri dirigenti, senza guardare ai bilanci.

La spirale è iniziata in America da sempre culla del capitalismo e patria di bonus a triplo zero. A farne le spese sono state Citigroup, Barclays e Aviva che hanno vissuto delle turbolente assemblee dei soci.
Ora tocca all`Europa e riguarda come sempre gli istituti di credito che amministrano i nostri risparmi.
La commissione Ue sta lavorando al progetto di aumentare la trasparenza e la responsabilità per le società quotate imponendo un tetto ai compensi dei capi d`azienda.
Nel disegno si vuole replicare il modello già in uso in Olanda, Svezia e Norvegia dove ai soci e` dato il potere di voto vincolante sulle remunerazioni.
La proposta si baserà su due pilastri: il rapporto tra il compenso del meno pagato e del più pagato della società e il rapporto tra la parte fissa e la parte variabile in busta paga.
A questi due pilastri dovrebbe inserirsi la proposta per le banche di rendere pubblici i compensi dei 20/30 manager che guadagno di più`.


La riforma voluta dal commissario Ue per il mercato interno e i servizi Michael Barnier dovrebbe diventare legge in autunno.
Si spera che nei mesi rimanenti si aggiungano dei punti importanti per mettere in piedi una  vera riforma per il mercato finanziario.
I punti da chiarire sono molti come ad esempio una delle questioni più difficili come la separatezza tra banche commerciali e di investimento come era già stato  previsto ad esempio dal Glass-Steagall Act, dapprima introdotto e poi abolito in America  e la politica di remunerazione del management.
La politica di remunerazione non dovrebbe considerare solo elementi tipicamente reddituali, ma aspetti socio-ambientali che sempre più caratterizzano l’azienda agli occhi della clientela.
L’ultima considerazione potrebbe trovare terreno fertile soprattutto in un periodo come l’attuale che ha messo sotto dura accusa la politica di incentivazione manageriale e la struttura degli obiettivi considerati e considerabili.
L’orientamento è quello di creare valore largamente inteso, ovvero non solo per gli portatori di interessi, ma anche per gli interlocutori esterni, una struttura cristallina in grado di rispondere a tutte le richieste della comunità clienti senza dover gestire ex post talune situazioni di emergenza, cali di reputation e difficili percorsi di ristrutturazione.
Si amplifica il concetto di azienda, non solo insieme di beni messi a disposizione dal soggetto imprenditore per fare impresa, ma luogo di interazione, di presenza sul territorio, di valorizzazione della comunità, una piccola città all’interno della città stessa.
Lo specchio dell’azienda moderna non sarà solo il listino della Borsa Valori ove scambiare quotidianamente frazioni di capitale, ma il “sistema impresa” ove scambiare di continuo valore.
Il manager, oltre ad avere competenze, dovrà essere una guida per l’azienda.
Necessita pertanto non solo condivisione interna, ma l’attivarsi di un processo di leadership etica diffusa poiché  il lavoro è un’esperienza di vita delle persone e non solo un fattore produttivo, l’ulteriore obiettivo qualitativo ed etico da perseguire appare quello di permettere agli operatori di “viversi” in una condizione di agio per poterlo trasmettere a loro volta. La persona è risorsa e strumento nel processo di aiuto, occorre pertanto che lo stesso ponga un’attenzione costante all’osservazione, all’ascolto, ed alla cura di sé, per verificare costantemente i propri saperi, tecniche ed atteggiamenti, nonché la propria tenuta emotiva.
Il comportamento etico non è un lusso ma rappresenterà sempre più la base per la conquista della fiducia e della credibilità di tutti i propri interlocutori, aiutando la struttura a rafforzare la propria immagine, attrarre e trattenere forza lavoro ad alta performance, radicarsi sul territorio come risposta ottimale alle sue esigenze, attrarre fornitori seri ed affidabili e migliorare il processo decisionale.
In questo quadro il leader etico rappresenta un modello per indipendenza di giudizio, senso della giustizia, spirito critico, capacità di cogliere le esigenze di tutti, equilibrio, coraggio nell’agire sempre secondo i propri principi.
E’ costruttore di valori e di senso, orienta e sostiene la motivazione etica, sa individuare chiaramente i dilemmi etici e prevenire l’emergenza etica.
Il manager non è solo in questo arduo compito, ma ha il supporto spesso esemplare  dei soci come avviene con l’azionariato attivo nelle assemblee e della comunità, l’importante è ascoltare attentamente!

Di Luigi Santovito

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