Federvini: il vino è il carburante dello sviluppo

Può essere la passione italiana per il vino il traino per uscire dalla crisi, e per risollevare la fama del Made in Italy? Difficile dirlo, ma i dati Federvini, riportati da Ansa, fanno sperare piuttosto bene. Tra i paesi maggiori compratori in Ue dei vini e mosti made in Italy spiccano la Germania (7 milioni di ettolitri) e il Regno Unito (3 milioni), in ambito extra Ue le esportazioni si sono concentrate soprattutto verso gli Stati Uniti (+36% in valore) con gli spumanti, e in Cina con vini e mosti che hanno raggiunto una quota di export pari a 66 milioni di Euro. Anche il Giappone ha registrato un +17% nelle importazioni di vini, mosti e spumanti, nonostante i disastri del 2011 non siano stati un vero incentivo all`importazione per il paese del Sol levante. Eppure il contesto non è dei più semplici ed accessibili, e gli attori del settore si sentono abbandonati, senza una vera assistenza a quello che, di fatto, è un importante protagonista delle esportazioni made in Italy. «Vorremmo vedere - ha sottolineato il presidente di Federvini - le istituzioni più attente alle esigenze delle imprese che intendono accedere ai mercati esteri». Sul fronte fisco, Federvini ricorda che «con tre successivi aumenti fra il 2004 e il 2006, l`accisa su aperitivi, liquori e sui distillati è passata da 645,36 euro per ettolitro anidro a 800,01 euro per ettolitro anidro con un incremento di quasi il 24%: salvo il picco del 2006, anno che ha incassato gli effetti più consistenti dell`aumento, il beneficio per le casse dello Stato non è stato pari all`incremento introdotto. Già a partire dal 2007 abbiamo avuto contrazioni nel gettito a conferma della perdita effettiva di fatturato globale, di Iva e di imposizione diretta e indiretta sulle imprese. Mentre le aziende sono rimaste gravate dei maggiori oneri conseguenti l`incremento delle accise», ha concluso Gancia.

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