Fed: taglio da falco La Federal Reserve degli Stati Uniti ha ridotto i tassi d’interesse per la terza volta. Nel contempo, i rendimenti dei titoli del Tesoro americani sono notevolmente aumentati. Proviamo a capire perché.

Fed: taglio da falco  La Federal Reserve degli Stati Uniti ha ridotto i tassi d’interesse per la terza volta. Nel contempo, i rendimenti dei titoli del Tesoro americani sono notevolmente aumentati. Proviamo a capire perché.

Milano, 20 dicembre 2024.  A cura di Julian Marx, Research Analyst Flossbach von Storch SE e Lars Conrad, Portfolio Director Fixed Income di Flossbach von Storch.

Secondo il detto “non c’è due senza tre”, la Federal Reserve statunitense ha abbassato l’intervallo dei tassi target sui fondi federali per la terza volta quest’anno.

Di conseguenza, i tassi di riferimento degli Stati Uniti si collocano ora in un range compreso fra il 4,25% e il 4,5%.

Secondo le proiezioni odierne del Federal Open Market Committee (FOMC), l’organo centrale della politica monetaria americana, questa tripletta potrebbe aver già “coperto” gran parte dell’attuale ciclo di riduzioni dei tassi.

Per il prossimo anno, infatti, i membri del FOMC prevedono solo altre due riduzioni, ciascuna di 25 punti base. Stando alle attuali valutazioni della Fed, i tassi di riferimento statunitensi potrebbero rimanere al di sopra del 3% anche nel 2027.

La motivazione alla base di questa previsione è da ritrovarsi nelle stesse proiezioni economiche della banca centrale:

 

•  L’inflazione potrebbe continuare a posizionarsi leggermente al di sopra del target del 2%. In tal senso, la Fed ha rivisto al rialzo di 0,3 punti percentuali la stima di settembre per l’inflazione core dei prezzi al consumo (PCE) del 2025, ipotizzando ora un’inflazione core intorno al 2,5% nel prossimo anno.

•  L’economia statunitense si conferma solida. Per il 2025, si stima una crescita reale del PIL del 2,1% (rispetto al 2,0% previsto a settembre). Anche il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere stabile nei prossimi anni, intorno al 4,3%, in linea con il dato di novembre 2024 (4,2%).

Si sa però che le proiezioni della Fed rappresentano spesso un’istantanea della situazione economica - e questo vale ancor di più nell’attuale contesto, caratterizzato dall’inizio del secondo mandato presidenziale di Trump.

A ogni modo, queste stime forniscono indicazioni utili per una valutazione della situazione odierna.

Emergono, infatti, segnali di un’attenuazione delle preoccupazioni legate al mercato del lavoro statunitense e ai potenziali rischi al ribasso per l’economia, il che riduce a sua volta le pressioni sulla Fed per apportare nuovi tagli preventivi ai tassi d’interesse.

Di conseguenza, sebbene permanga un elevato grado di incertezza sul futuro percorso della politica monetaria, le proiezioni attuali rafforzano l’ipotesi di un “ciclo di riduzione dei tassi a due velocità”.

Da un lato, la Banca Centrale Europea (BCE) - chiamata a rispondere alla debolezza economica della zona euro - sta orientando la sua politica monetaria verso un approccio più neutrale, che potrebbe concretizzarsi già il prossimo anno. Dall’altro lato, negli Stati Uniti, sembra che Powell e il suo team continueranno a “viaggiare ad alta quota” ancora per un po’, mantenendo i tassi relativamente elevati.

Come reagiranno i mercati?

Il taglio dei tassi di interesse di 25 punti base non è stato una sorpresa.

Tuttavia, per quanto riguarda i prezzi e i rendimenti delle obbligazioni, è più importante ciò che gli operatori di mercato si aspettano per il futuro.

Le proiezioni sui tassi della Fed prevedono ora, dopo l’ultima riunione, solo due (invece delle tre precedenti) riduzioni dei tassi nel 2025.

Vale la pena ricordare che, a settembre dello scorso anno, le aspettative erano di quattro riduzioni. Inoltre, è stata rivista al rialzo la previsione sull'inflazione core del PCE.

Pertanto, la recente decisione della Fed segna ora un "hawkish cut", ovvero un taglio dei tassi che segnala comunque una politica monetaria più restrittiva.

I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi (Treasuries) con scadenze a due anni sono aumentati (giovedì 19 dicembre 2024, a mezzogiorno) di circa 10 punti base. Per quelli a dieci anni, l'aumento è stato persino di 15 punti base.

Sebbene i Treasuries abbiano subito perdite di prezzo, gli impatti su un portafoglio obbligazionario attivamente gestito e ben diversificato sono limitati.

Altri titoli, come le obbligazioni europee o i titoli di Stato della Nuova Zelanda — che recentemente ha registrato una crescita economica più debole —, sono rimasti più stabili.

Anche in un portafoglio misto che include obbligazioni e azioni, le obbligazioni tornano a svolgere il loro ruolo.

In particolare, sul mercato azionario statunitense, si sono registrate perdite significative a seguito della riunione della Fed, poiché gli investitori non possono più contare su utili in aumento insieme a tassi in calo.

Dal punto di vista del rendimento complessivo, le obbligazioni possono attenuare in parte le perdite della componente azionaria del portafoglio.