Facebook – interessante, sì, ma a che prezzo?
Si rincorrono continue voci sulla possibile imminente IPO di Facebook, con un valore atteso pari a 100 miliardi di dollari. Anche se c’è grande entusiasmo e attesa per questa notizia, resta impossibile per noi avere un’opinione di investimento precisa.
Non è perché non crediamo nella forza dell’attuale trend positivo che stanno vivendo i social media (in effetti ci crediamo molto) o perché non crediamo nella posizione competitiva di Facebook (chiaramente dominante, fortemente distanziata rispetto ai competitors). La grande pubblicità che circonda la crescita straordinaria di Facebook produce titoli molto attraenti sui giornali ma è solo quando si possono considerare attentamente i più prosaici aspetti relativi al profitto, alle perdite e ai documenti di bilancio in relazione al valore di mercato che si possono prendere le vere decisioni di investimento. E al momento abbiamo solo dei vaghi dettagli.
Il problema è dunque nei dettagli. Per quanto la prospettiva di crescita di Facebook appaia attraente, rimaniamo comunque prudenti. Il tam-tam che circonda i social media in generale, e Facebook in particolare, è talmente alto che un entry point davvero interessante (in termini di valutazione) potrebbe non essere raggiungibile. Come abbiamo visto molto spesso nella storia della tecnologia un “hype cicle” di solito racchiude un nuovo ed entusiasmante progresso tecnologico. Dobbiamo solo andare un po’ indietro con la memoria per ricordare l’entusiasmo dei mercati finanziari attorno alla crescita di internet, delle nano-tecnologie e delle tecnologie solari, solo per citarne alcune. Sono tutti mercati con possibilità reali di crescita a lungo termine, ma sono stati tutti soggetti a periodi di grande pubblicità che hanno colpito duramente i ritorni degli investitori imprudenti. L’analisi dell’“hype cicle” è parte integrante del processo di selezione all’interno del team technology: preferiamo entrare in un secondo momento – quando l’onda di entusiasmo è passata, le prospettive di crescita rimangono forti e le valutazioni sono diventate più interessanti. Crediamo fortemente nel trend dei social-media e vorremmo davvero investire in Facebook – ma solo al giusto prezzo.
Apple – quando la realtà batte la pubblicità
Apple è stata la nostra posizione principale per molto tempo, quindi vale la pena sottolineare i risultati trimestrali straordinari che sono stati recentemente annunciati.
La società ha una capitalizzazione di mercato che va oltre i 400 miliardi di dollari e un tasso costante di vendite annuali pari a 160 miliardi di dollari che, anno su anno, incrementa i profitti del 73% (in aumento del 39% nel precedente trimestre) e gli utili per azione del 116%. Solo negli ultimi tre mesi, hanno venduto 37 milioni di iPhone, 15 milioni di iPod, 15 milioni di iPad e oltre 5 milioni di Mac. Hanno battuto le attese del consensus di uno straordinario 18% anche per quanto riguarda gli utili per azione (EPS) superati addirittura del 37%! Hanno generato liquidità pari a 17 miliardi di dollari in un solo trimestre.
Non c’è dubbio che questo risultato sia fenomenale. E crediamo che i picchi di crescita e di utile debbano ancora venire, considerato il grande successo dei loro prodotti, i mercati ad alto potenziale di crescita e le previsioni tutto sommato caute. E, soprattutto, nonostante la loro straordinaria crescita, la posizione di mercato e il vantaggio competitivo, il titolo mantiene una valutazione interessante. Nel consensus sull’utile 2013 scambiano a 9x P/E – con uno sconto significativo sull’indice S&P 500 e sul settore tecnologico. E una tale valutazione non riflette l’enorme liquidità costruita negli anni a bilancio. Escludendo la liquidità, si attestano su un insolitamente interessante rapporto P/E di 7x. In tanti anni in cui abbiamo investito nel titolo e nonostante le enormi performance raggiunte nel periodo, non credo di aver mai visto una valutazione tanto interessante.
La performance di Apple nel mercato azionario è stata eccezionale, spesso portando all’opinione sbagliata che le azioni dovessero essere costose. La verità è che l’apprezzamento dell’azione è stato minore dell’aumento degli utili e quindi il titolo si è de-prezzato.
L’ultimo trimestre mostra il fenomeno perfettamente poiché la grande crescita degli utili ha portato gli analisti ad aumentare del 18% circa le loro attese sugli utili per i prossimi anni. Dal momento che il prezzo per azione è cresciuto solo del 7% l’azione sulla base dei prossimi rapporti PE è in realtà diventata meno costosa!
Abbiamo avuto qualche preoccupazione lo scorso anno - e anche il precedente - a causa della crescente competizione nel settore degli smart phone, della penetrazione di mercato in fase di maturazione, per la legge dei grandi numeri e, ovviamente, per l’impatto che avrebbe avuto la scomparsa di Steve Jobs. Abbiamo comunque mantenuto una posizione rilevante, convinti della solidità del loro sistema economico (ITunes, AppStore e ora servizi web), della loro posizione di leadership in alcuni dei mercati a più rapida crescita e, incredibilmente, del livello di valutazione molto interessante.