Facciamo il punto sul blitz della Gdf da Mps

Inizia presto, alle 7 di mattina, il mercoledì nero del Monte dei Paschi di Siena. La banca di Rocca Salimbeni, finita nel mirino della magistratura per l`acquisizione di Antonveneta, è letteralmente paralizzata da un mega blitz della Guardia di Finanza.

A indagare, come riporta Ansa, è la Procura di Siena, per aggiotaggio e ostacolo alle funzioni delle Autorità di Vigilanza. Sotto la lente degli investigatori c`è un`operazione considerata troppo onerosa e forse condotta fuori dalle regole del mercato e della trasparenza. Le Fiamme gialle perquisiscono le sedi della banca e della Fondazione, oltre alle abitazioni e agli studi dell`ex presidente Giuseppe Mussari, che comunque non è indagato, del presidente della fondazione Mps Gabriello Mancini, dell`ex dg della Banca Antonio Vigni, dell`attuale direttore generale della fondazione Claudio Pieri e dell`ex direttore generale della fondazione, Marco Parlangeli. Vengono acquisiti documenti in Mps, Mediobanca e altri otto istituti di credito, tra cui Intesa Sanpaolo, Jp Morgan, Credit Suisse, Deutsche Bank e Goldman Sachs. In tutto, sono 38 i decreti di perquisizione e 64 le perquisizioni effettuate in 6 città, da 147 militari. Sono quattro gli indagati, tutti dirigenti o ex dirigenti della banca. Sotto la lente dei magistrati, nel quadro dell`indagine aperta su Mps nell`autunno scorso che ha portato ai clamorosi sviluppi di oggi, ci sono il prezzo dell`acquisizione di Antonveneta da parte della banca di Rocca Salimbeni e le operazioni messe in campo per sostenerla. Anche se dalla banca, che «assicura la massima collaborazione» e «ribadisce la propria fiducia nella magistratura», si preferisce focalizzare l`attenzione solo su un aspetto dell`operazione: l`ostacolo alla vigilanza di Bankitalia perchè in occasione dell`emissione dei titoli obligazionari `fresh`, fatta per ricapitalizzare la banca e sottoscritta dalla Fondazione, si sarebbero rilevate delle irregolarità.

Banca Antonveneta nel 2007 è uno degli asset di Abn Amro attribuiti al Banco Santander, che partecipa al consorzio con Royal Bank of Scotland e Fortis nell`Opa sulla banca olandese, che controlla Antonveneta. Nell`operazione la banca viene valutata circa 6,5 miliardi. A sua volta Abn Amro aveva acquistato Antonveneta dopo la dura battaglia con la Banca popolare di Lodi di Fiorani per 7,5 miliardi. Mps, pochi mesi dopo l`operazione che consegna Antonveneta al Santander, acquista a sorpresa la banca per 9,3 mld. I magistrati, di fronte alla disparità di prezzo e ad altri elementi emersi nel corso dell`inchiesta, si chiedono se sia stata adottata la necessaria prudenza, se si sia tenuto conto degli interessi della banca Mps e degli azionisti e se siano state seguite tutte le regole. A giudicare dall`azione di oggi della Guardia di Finanza, le risposte trovate finora non devono essere state particolarmente incoraggianti. Tanto da riportare la storia tormentata di Antonveneta al centro della cronaca giudiziaria. La banca padovana ha vissuto prima una battaglia finanziaria senza esclusione di colpi, tra Abn Amro e Banca popolare di Lodi. Poi è stata oggetto di una lunga scia giudiziaria, costata tra l`altro la poltrona al Governatore di Bankitalia Antonio Fazio e la carriera al banchiere Gian Piero Fiorani. Quindi è arrivata l`opa su Abn Amro e lo spacchettamento della banca olandese, con il breve passaggio di Antonveneta in mani spagnole, al Santander. Alla fine, l`acquisizione da parte di Mps.

A seguito di quella acquisizione, tanto improvvisata quanto onerosa, sia Mps che la Fondazione hanno iniziato una lunga sequenza di operazioni per rafforzare il patrimonio. La prima ricapitalizzazione, quella che riguarda anche il convertibile denominato Fresh finito nel mirino della Procura di Siena, è del 2008 e vale 5 mld. Nel 2010 la banca fa ricorso ai Tremonti bond per 1,9 mld, mentre nel 2011 procede a un altro aumento di capitale da 2 mld. È la fondazione in questa fase ad indebitarsi per non ridurre la propria quota di controllo. La conseguenza è che i titoli di Palazzo Sansedoni vanno in pegno alle banche. È storia recente quella che riguarda la cessioni di parte del pacchetto storico in mano all`Ente senese, proprio per fare fronte al debito contratto per sostenere l`operazione Antonveneta. Così come il ricambio al vertice, con l`arrivo di Fabrizio Viola prima nel ruolo di direttore generale e poi come amministratore delegato e la nomina di Alessandro Profumo alla presidenza. La nuova era, che a Siena è stata percepita soprattutto come elemento di discontinuità rispetto al passato, deve affrontare da subito un problema rilevante che arriva da quel passato e che inevitabilmente sembra destinato a pesare sulla strategia per il rilancio della banca.

Intanto, la fondazione Mps assicura «la massima collaborazione e ribadisce di aver agito nel pieno rispetto delle norme e con la massima trasparenza di tutte le operazioni finanziarie compiute in questi mesi». Chiedono chiarezza comune e provincia di Siena, le amministrazioni locali direttamente coinvolte nella gestione del potere che ruota intorno al Monte. «Questa mattina la procura della Repubblica di Siena ha ritenuto di disporre l`acquisizione di atti amministrativi e documenti all`interno delle nostre sedi, in considerazione delle competenze che lo Statuto della Fondazione Monte dei Paschi attribuisce a Comune e Provincia, come enti nominanti. Si è trattato di un`attività di acquisizione che non ha riguardato le nostre persone. Chiariamo, anche, che non ci sono indagati all`interno del Comune e della Provincia», evidenziano il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini e il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, esprimendo massima fiducia nella magistratura. «Esprimiamo la massima fiducia nei confronti dell`operato della Magistratura, augurandoci a nome di tutta la comunità senese che sia fatta chiarezza, in tempi brevi, su tutta la vicenda che coinvolge uno dei più importanti patrimoni di questo territorio », proseguono. L`auspicio, concludono, «è che l`indagine si concluda in tempi rapidi, per il bene della città e della sua provincia, in un momento già particolarmente delicato per il contesto economico e finanziario».

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