Exxon e l’area contesa da Cina e Vietnam

C’è tensione tra il governo cinese e quello vietnamita: oggetto della discordia la sovranità sulle isole Spratly e sul tratto di mare circostante, aree ricche di risorse, in particolare petrolifere. A mandare su tutte le furie Pechino c’è un accordo tra il colosso petrolifero Exxon Mobil e il Vietnam per lo sfruttamento dei giacimenti attorno alle isole contese, in particolare dei blocchi 117, 118 e 119, situati a 380 chilometri da Danang, area su cui la Cina rivendica la propria sovranità senza ‘’se’’ e senza ‘’ma’’. Tramite Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri, Pechino ha formalmente richiesto la fine delle esplorazioni e delle trivellazioni nel Mar Cinese meridionale, intimando alle società straniere di non intromettersi in dispute territoriali tra i governi. Cina e Vietnam avevano siglato un accordo in sei punti per la definizione del controllo dell’area, insieme a quella delle isole Paracel, alle cui risorse sono attivamente interessati anche Taiwan, Filippine, Malaysia e Brunei. Sulle dimensioni dei giacimenti c’è mistero, ma sicuramente il livello di tensione si è acuito: nei mesi scorsi numerosi pescherecci cinesi sono stati bloccati e sequestrati dalle guardie costiere vietnamite e filippine, mentre i Cinesi sono stati accusati a loro volta di avere tranciato i cavi delle navi intente all’esplorazione dei fondali. Il presidente filippino e quello vietnamita hanno stipulato un accordo per lo scambio di informazioni in materia di sicurezza nel Mar Cinese meridionale e hanno ribadito la loro adesione alla Convenzione Onu del 1982 sul diritto del mare, che definisce i criteri di competenza delle  aree. E’ dunque evidente l’intenzione di fare fronte comune contro Pechino che, dal canto suo, adotta la strategia di voler discutere la questione in maniera esclusivamente bilaterale, con lo scopo di tenere fuori dalla disputa anche gli Stati Uniti, di recente impegnati in operazioni navali congiuntamente ad Hanoi e Manila. Ad esprimere maggiormente il proprio disappunto è la testata Global Times, giornale in lingua inglese vicino al Partito comunista cinese, che si professa favorevole ai negoziati ma anche non contraria a un eventuale intervento militare qualora la crisi dovesse precipitare. Ad ammonire Washington  sui rischi dell’accordo che Exxon Mobil aveva firmato con la compagnia statale PetroVietnam, nonostante i blocchi dei giacimenti oggetto dell’intesa sconfinassero in zone ritenute dalla Cina di propria competenza, era stato nel 2010 l’ambasciatore statunitense Michael Michalak. La dirigenza di Exxon, del resto, era stata rassicurata dal fatto che in aree abbastanza limitrofe erano in corso esplorazioni del colosso russo Gazprom senza interferenze o minacce cinesi.

Exxon e l’area contesa da Cina e Vietnam