Europa, una questione di budget

Dopo il vertice fallito a novembre, quando l`Europa si divise sulla definizione del suo prossimo bilancio (2014-2020), i leader ci riprovano: appuntamento giovedì 7 alle 15, per quella che si annuncia una lunga e difficile maratona negoziale dal momento che le posizioni sono ancora distanti.

Gli schieramenti restano gli stessi di novembre: la Gran Bretagna guida il fronte dei tagli sostenuta da Germania, Svezia e Olanda, mentre Italia e Francia guidano quello di chi si oppone agli `sconti` di cui beneficiano alcuni, e cercano di salvare da nuovi tagli politica agricola e sviluppo rurale. A tre giorni dall`inizio del vertice, che potrebbe durare ad oltranza, non tira una bell`aria: `Un compromesso sembra molto, molto lontano` riferiscono fonti che hanno partecipato all`incontro che si è tenuto oggi a Bruxelles tra i presidenti delle istituzioni Ue, ovvero Herman Van Rompuy (Consiglio), il premier irlandese Enda Kenny (presidenza semestrale di turno), José Manuel Barroso (Commissione) e Martin Schulz (Parlamento). E dal Consiglio affari generali di oggi, incaricato di preparare il vertice, arriva solo un `cauto ottimismo`, e soltanto perché tutti sono consapevoli che l`Europa non può permettersi un nuovo fallimento sulla trattativa che riguarda il suo futuro: `Abbiamo bisogno di un accordo ora, è molto importante dopo tutte le difficoltà, bisogna mandare un segnale ai cittadini e all`esterno`, ha detto oggi il vicepremier irlandese, Eamon Gilmore, incoraggiato dalla `comune percezione che dobbiamo andare avanti, fare progressi, l`Ue non può continuare ad arrovellarsi su queste discussioni, fare un accordo significa creare stabilità e fiducia per investimenti e crescita`.

Ma i Paesi sono ancora fermi a difesa dei loro interessi nazionali: la Gran Bretagna ha chiesto altri 30 miliardi di tagli (sulla proposta di Van Rompuy di novembre di 1008 miliardi), Italia e Francia vogliono fondi in più per agricoltura e sviluppo rurale come contropartita al maxi-sconto britannico, Danimarca e Austria difendono i loro sconti, mentre Paesi più poveri dell`Est come Slovenia e Ungheria protestano per la ripartizione dei fondi di coesione. `Condivido al 100%` l`opinione secondo cui anche la Germania deve dare il suo contributo per far riprendere la crescita in Europa, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, spiegando che i risparmi del governo tedesco non devono spingersi fino a `renderci cattivi partner` per gli altri Paesi dell`Ue. La Merkel mercoledì vedrà Hollande per preparare il vertice, ma sembra improbabile che i due riescano a trovare una posizione comune da presentare giovedì. E anche se si raggiungesse un accordo al summit, `l`unanimità degli stati membri non basta, bisogna ricordarsi che alla fine serve il consenso del Parlamento europeo`, avverte Barroso, tornando su un concetto che già Schulz aveva chiarito, ovvero che più si taglia più aumenta il rischio che il Parlamento lo rigetti.

Articolo tratto da Ansa

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