Europa, ora è il momento della crescita

La crisi che minaccia di travolgere l`area euro e conhtaminare l`intera economia globale non si puo` superare con solo misure di austerity.Politiche di rigore e tagli alla spesa pubblica non sono sufficienti. Le parole chiave per uscire dalla fase di acuta difficolta` sono lavoro e crescita secondo le indicazioni che arrivano dal vertice del G20 a Los Cabos in Messico.

Europa, ora è il momento della crescita

Dalla bozza del documento finale escono le linee guida che sottolineano la filosofia del grandi della terra. ``Il G20 si impegna a prendere tutte le misure necessarie per rafforzare la crescita economica e creare posti di lavoro`` e a ``rompere il circolo vizioso fra banche e debito degli Stati`` si legge nella bozza del documento finale. Come da prassi il documento non fornisce dettagli ma rispetto ai vertici precedenti l`enfasi su lavoro e crescita rappresenta la principale novita`.

Se l`impegno sulla crescita e` ancora in termini generali, e` invece piu` concreto, e dotato di numeri, quello a rafforzare il capitale del Fondo monetario internazionale per dotare l`economia di un ``firewall``, una barriera, contro le crisi del debito. Gli impegni finanziari - ha detto il direttore generale del Fondo Christine Lagarde - a sostenere l`aumento di risorse dell`Fmi sono arrivati a quota 456 miliardi di dollari, oltre i 430 miliardi previsti. Possono essere usati, ha continuato Lagarde, come ``seconda linea di difesa`` per risolvere e prevenire crisi finanziarie``.

L`aumento ``raddoppia quasi la capacita` di erogazione prestiti del Fmi``. L`Italia partecipera` con 31 miliardi, mentre dall`Eurozona sono quasi 200. E ad alimentare il firewall contribuiscono anche i Brics, le economie emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, con 75 miliardi. La Cina contribuira` con 43 miliardi di dollari all`aumento delle risorse del Fmi, l`India versera` 10 miliardi, stessa cifra annunciata dalla Russia. Il G20 si e` impegnato a riformare i diritti di voto del Fondo Monetario Internazionale ``in pieno`` entro ottobre, si legge nella bozza del comunicato finale. La riforma ``e` cruciale`` per un Fmi piu` forte, rilevante ed efficace e riflette l`ascesa delle economie emergenti.

A Los Cabos non sono mancate spunti polemici tra Stati Uniti e Europa mentre e` saltato il previsto incontro tra il presidente Barak Obama e i leader europei. ``Il presidente potrebbe avere l`opportunita`, per ulteriori incontri con i leader Ue, a margine del summit del G20 nella seconda giornata dei lavori``, hanno fatto sapere dalla Casa Bianca.

Obama avrebbe dovuto incontrare i leader europei Merkel, Monti e Hollande con il presidente della Commissione Ue Barroso e del Consiglio europeo Van Rompuy. La riunione sarebbe saltata per il protrarsi della cena dei lavori del vertice, cui hanno partecipato tutti i capi di Stato e di governo (escluse le organizzazioni internazionali): spiegazione, questa, confermata da fonti della Casa Bianca.

Secondo fonti tedesche, invece, e` stata il cancelliere tedesco Angela Merkel a chiedere il rinvio dell`incontro perche` avrebbe ritenuto gia` esauriente lo scambio di vedute avuto col presidente Usa (l`incontro, durato 45 minuti, si e` tenuto prima della cena del G20). Non c`e` stata pero` alcuna conferma ufficiale.

L`inquilino della Casa Bianca non ha risparmiato frecciate al vecchio continente. ``E` l`ora di agire per assicurare che tutti facciano cio` che e` necessario per stabilizzare il sistema finanziario, assicurare la crescita, recuperare la fiducia dei mercati ed evitare il protezionismo``.

Non si e` fatta attendere la risposta europea. ``Questa crisi e` stata originata in Nord America - ha detto non senza toni polemici il presidente della Commissione Ue Jose` Manuel Barroso - e molti dei nostri istituti finanziari sono stati contaminati a causa delle non ortodosse pratiche delle strutture finanziare Usa. Non siamo venuti qui al G20 a prendere lezioni da nessuno``. ``Nessuno pensa che l`Ue sia la fonte del problema``, ha spiegato Monti ricordando gli squilibri finanziari di cui proprio gli Usa sono ``protagonisti``.

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