Euro, la salvezza si chiama export
L`interscambio dell`area dell`euro, sia interno che con l`esterno, si è notevolmente accresciuto negli ultimi dieci anni.
A rilevarlo, nel bollettino di marzo, è la Bce sottolineando che «mentre il contributo netto medio alla crescita del pil è stato lievemente positivo per l`area nel suo insieme, nei singoli paesi tali contributi sono risultati differenziati, di riflesso alle diverse dinamiche dei conti dei beni nel tempo». In prospettiva, rileva l`Istituto di Francoforte, «le esportazioni nette dovrebbero continuare a sostenere la crescita del pil reale dell`area nel breve periodo». Durante l`ultimo decennio gli scambi di beni si sono notevolmente intensificati nell`area dell`euro e nel 2010 le importazioni e le esportazioni si collocavano, in termini reali, su un livello superiore di oltre il 50% rispetto a quello del 1999. L`espansione del commercio è stata più sostenuta di quella del pil reale, determinando un aumento del grado di apertura dell`economia dell`area dell`euro che, misurato dalla somma delle importazioni e delle esportazioni di beni in percentuale del pil reale, ha raggiunto il 64% nel 2010, contro il 47% nel 1999. Gli scambi di beni fra i paesi dell`area dell`euro costituiscono circa la metà dell`interscambio complessivo (49% nel 2010 contro il 53% nel 1999); nel 2010 hanno rappresentato circa il 30% del pil dell`area).
Nel periodo tra il 2000 e il 2010, il commercio con l`esterno dell`area dell`euro, rileva ancora la Bce, è cresciuto a un ritmo più sostenuto rispetto a quello interno all`area. In termini di volume, gli scambi di beni con l`esterno sono aumentati in totale del 71% nel periodo considerato, contro il 43% per quelli interni. Questa divergenza, sottolinea l`Istituto di Francoforte, «è ascrivibile soprattutto alla più robusta crescita della domanda nel resto del mondo che nell`area dell`euro. In particolare, nel periodo successivo all`eccezionale contrazione degli scambi durante la recessione mondiale del 2008-2009, il commercio con l`esterno dell`area ha segnato una più rapida ripresa rispetto a quello interno all`area». Per l`insieme dell`area dell`euro, tra il 2000 e il 2010 l`interscambio netto di beni ha fornito in media un contributo di 0,1 punti percentuali alla crescita del pil in termini reali; l`andamento ha riflesso la sostanziale stabilità in questo periodo dell`avanzo generato dagli scambi con l`esterno dell`area in percentuale del pil (collocatosi in media allo 0,6%). A livello di singole economie, i dati risultano eterogenei a causa della diversa dinamica dei saldi commerciali nazionali. In diversi paesi i flussi commerciali totali di beni hanno contribuito positivamente alla crescita del PIL nel periodo considerato. Ciò è valso in particolare per l`Irlanda, che ha funzionato da piattaforma di esportazione per una serie di grandi multinazionali, seguita da Germania, Paesi Bassi e Austria.
In altri paesi invece l`impatto delle esportazioni nette è stato in media sostanzialmente nullo o negativo. In particolare, il contributo è stato negativo in Lussemburgo (centro di servizi finanziari) e in alcune delle economie dell`area caratterizzate da un minor grado di apertura (Italia, Spagna, Francia e Portogallo). In termini disaggregati, l`interscambio netto di beni all`interno dell`area ha influito in senso positivo sulla crescita di Paesi Bassi, Irlanda e Grecia, nonchè, in misura minore, di Germania e Spagna. In Austria e, in misura minore, in Belgio e Finlandia, il contributo negativo del commercio con gli altri paesi dell`area è stato compensato da un contributo più positivo delle esportazioni con quelli esterni. Nelle altre economie dell`area il contributo medio negativo dell`interscambio netto di beni nel periodo 2000-10 e il generale deterioramento del conto dei beni vanno principalmente imputati alla componente extra area (Italia e Spagna), mentre in altri hanno rispecchiato la dinamica del commercio interno all`area (Francia, Portogallo e Lussemburgo). Per la maggior parte dei paesi dell`area dell`euro, il contributo medio del commercio netto nel periodo considerato non varia in misura significativa se si esclude il periodo successivo al 2008. Le principali eccezioni sono rappresentate da Spagna, Grecia e Finlandia. Nel periodo che ha preceduto la crisi economica e finanziaria, la Spagna e la Grecia hanno registrato una crescita eccessiva della domanda interna; di conseguenza tra il 2000 e il 2008 il contributo medio delle esportazioni nette di beni all`espansione del pil in termini reali è risultato alquanto negativo.
A partire dal 2008, tuttavia, data la debole domanda interna, l`interscambio netto ha concorso in misura sostanziale all`espansione del pil reale in questi paesi. In Finlandia, il contributo medio del commercio estero netto di beni alla crescita del pil reale è stato positivo fra il 2000 e il 2008. Nel 2009 invece la Finlandia ha registrato la più pronunciata contrazione delle esportazioni fra i paesi dell`area dell`euro, nonchè il più ampio contributo negativo dell`interscambio netto all`espansione del pil. Riguardo agli ultimi sviluppi, i dati disponibili per il 2011 indicano che, nella maggior parte dei paesi dell`area e nell`area nel suo insieme, il commercio netto totale di beni e servizi ha contribuito considerevolmente all`espansione del pil reale, per effetto del più rapido ritmo di crescita della domanda esterna rispetto a quella interna.